«Economiesuisse difende il concetto di maggiore concorrenza del mercato, ma quando introduco delle misure concrete per accrescere la competitività interna ricevo spesso delle risposte ambigue». Il ministro dell’economia elvetica Joseph Deiss ha confidato, tramite le colonne della Mittelland Zeitung, le sue preoccupazioni riguardo alla messa in opera del principio “Cassis de Dijon”. Una misura che dovrebbe – se approvata dalle Camere – smantellare alcuni dei monopoli all’importazione che fanno della Svizzera l’“isola dei prezzi alti” dove tutto, o quasi, costa di più.
Si scopre così che esistono in realtà due diverse guerre dei prezzi. O ancora, due pesi e due misure. Da una parte c’è il piatto dell’economia che vuole guadagnare di più schiacciando i costi di produzione. Uno solo dei costi. Sempre lui, il prezzo del lavoro. E la litania è la stessa da anni: «i salari elvetici (non quelli dei top manager) sono troppo alti. Se si vuole essere competitivi nel mondo globalizzato bisogna che i lavoratori si accontentino di meno». I segnali di questa rotta continua non mancano. Prova ne sono le tensioni che sorgono ogni anno per il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro. Tensioni che si sono però acuite negli ultimi tempi.
L’altra guerra dei prezzi, quella che l’economia non vuole però giocare, si trova ben zavorrata sull’altro piatto della bilancia. Il consigliere federale Deiss sa bene che la lobby degli importatori elvetici gli darà battaglia grande per mantenere la situazione così com’è. Cioè quella di un paese dove i prezzi delle merci importate sono gonfiati artificialmente e non a causa dell’alto costo del lavoro elvetico. La prima battaglia persa, senza neppure il fischio d’inizio, è stata quella con la potente lobby farmaceutica che ha già messo le mani avanti: suoi prodotti saranno al riparo dal “Cassis de Dijon”. Si sa, medicine e alcool insieme non vanno proprio bene.
Questa guerra, quella dell’abolizione degli ostacoli tecnici all’importazione delle merci europee, la vuole invece combattere fino in fondo Rudolf Strahm (vedi pagina 3). Ma non bisogna illudersi troppo presto, in campo ci sono giocatori troppo forti anche per Mister Prezzi.
“Cassis de Dijon” ha però un pregio: quello di spostare la discussione dai sempiterni salari troppo alti dei lavoratori elvetici. È giunto il momento di discutere dell’alto prezzo delle materie prime e dei prodotti finiti importati dalle lobby economiche. Queste stesse lobby che rivendono poi a caro prezzo le merci importate al consumatore e al “lavoratore troppo caro all’economia”. |