Il mito sportivo nasce, si alimenta negli anni e sopravvive ad ogni controllo; resiste, insomma, nel tempo e la sua enorme forza è quella di non tramontare mai, stuzzicando in noi la voglia di conoscere quelle imprese e quei ricordi diventati mitici e romanzeschi, che sono poi delle appassionanti favole da leggere e rileggere. Proprio in queste settimane ne abbiamo celebrati alcuni: sono dei grossi personaggi che hanno scritto delle importanti pagine della storia sportiva mondiale. Fausto Coppi, di cui domani ricorre il cinquantesimo anniversario della sua vittoria ai Campionati Mondiali di Lugano del 1953, è uno di quei leggendari campioni la cui carriera è sconfinata ben al di là delle frontiere sportive. Candido Cannavò, nella prefazione del libro “Coppi, una leggenda senza confini”, sottolinea come «nel ripercorrere, attraverso le immagini, le cronache, le testimonianze, la sua epoca e la sua vicenda, ci sembra che il tempo si annulli e che Coppi non appartenga a nessun oggi, ieri o domani, ma sia oramai consacrato a restare un’emozione eternamente viva. I miti, si sa, non hanno paura del tempo». Un altro eroe è stato senza dubbio anche Tazio Nuvolari, morto l’11 agosto di cinquanta anni fa; una volta, il famoso costruttore Ferdinand Porsche lo definì «il più grande pilota del passato, del presente e dell’avvenire». Nuvolari, soprannominato “Nivola” o il “mantovano volante”, è stato un autentico fuoriclasse che nel corso della sua carriera ha disputato, tra auto e moto, 353 gare, vincendone 105. La popolarità di questo “Asso degli assi” era straripante; Leonardo Coen, ricordandolo su “la Repubblica”, ha scritto che «l’entusiasmo e l’enfasi erano sinceri, e l’ammirazione per il “guerriero indomito” degli autodromi era quasi una fede collettiva. Nuvolari impersonava l’irruenza e il coraggio, l’audacia e la fantasia.» Se Coppi e Nuvolari non sono più tra noi a narrarci le loro rispettive epopee sportive, Giampiero Boniperti, fresco settantacinquenne, è invece ancora un testimone diretto delle sue imprese calcistiche, con la Juventus vissuta come patria, come religione e come sfida perenne. Boniperti ha attraversato da protagonista 50 anni di calcio, tutti con la maglia della Juve ben cucita addosso. Vero signore, uomo vincente, sia da giocatore sia da dirigente, è stato un protagonista del football internazionale; i suoi silenzi sono stati più numerosi delle sue parole perché il potere, lui, lo ha esercitato senza mai esibirlo. Ha vinto 14 dei 27 scudetti della società più titolata d’Italia: cinque li ha conquistati da giocatore, nove da presidente. Lo abbiamo incontrato di recente, in occasione della presentazione del suo libro, scritto con la giornalista Enrica Speroni della Gazzetta dello Sport, intitolato: “Una vita a testa alta. 50 anni sempre e solo per la Juventus” e edito dalla Rizzoli. Il suo avvincente viaggio attraverso una vita ricca di episodi e di aneddoti e percorsa con inesauribile vitalità negli stadi di tutto il mondo ci conferma che i miti non hanno tempo. Un altro “grande” ha, invece, appena concluso la sua gloriosa carriera: si tratta di Pete Sampras che dal 1990 al 2002 ha vinto 14 titoli del Grande Slam. Anche lui entra di diritto e meritatamente nella ristretta cerchia dei miti.

Pubblicato il 

29.08.03

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