La follia delle riforme

Quasi tutti gli economisti, molti politici e i consiglieri federali borghesi lamentano la stagnazione economica, chiedono più mercato, più tagli alle spese dello Stato, meno sicurezza sociale, meno tasse e insistono perché si realizzino finalmente le riforme per riportare la Svizzera sul sentiero della crescita e del benessere. Proprio prima dei nuovi tagli alle spese della Confederazione, decisi in questi giorni dal Consiglio nazionale, è stato pubblicato un libro dal titolo “La follia delle riforme” (*). Gli autori, due economisti-giornalisti, spiegano alle lettrici e ai lettori che più competizione e meno Stato non conducano al benessere. Tuttavia essi non sono di sinistra e sono riconosciuti quali validi professionisti: Werner Vontobel ha lavorato per diversi quotidiani e settimanali e il coautore Philipp Löpfe era direttore del “Tages-Anzeiger”. Non si oppongono a riforme per partito preso, ma insistono a valutarne gli effetti poiché altrimenti potrebbero recare danni a persone e imprese come all’economia. Gli autori sottopongono le ricette di riforma ad un esame di plausibilità. «I risultati sono devastanti: le riforme neoliberiste non conducono, a causa dei loro dolorosi effetti, ad un maggior benessere. Conducono invece a sofferenze più forti, ad una crescita più bassa e ad una disoccupazione crescente», si legge nel loro libro. I due economisti sono stanchi delle solite lamentele sull’economia stagnante e sulle condizioni quadro insoddisfacenti. La vigorosa crescita dell’industria d’esportazione svizzera, malgrado la forte concorrenza dalla Cina e dall’Europa orientale, non è proprio il sintomo di un paziente gravemente malato, ribattono. Infatti secondo il centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo la produttività sarebbe cresciuta dal 1991 molto più velocemente che negli anni Ottanta e a frenare la crescita sarebbe quindi la debole domanda. Questo elemento, osservano gli autori, viene tralasciato quasi sistematicamente dai fautori di riforme incisive. Il mercato risolverebbe secondo molti economisti e politici tutti i problemi, anche quelli della mancata crescita. In questo contesto ci si riferisce spesso all’esempio dell’Irlanda che da paese povero è diventato uno dei più floridi dell’Unione europea. Vontobel e Löpfe ricordano però che il miracolo irlandese è il risultato della combinazione di una politica industriale statale e di un quadro economico liberale. Tuttavia il settore elettrico è quasi completamente di proprietà dello Stato. Abbassare le imposte e limitare il disavanzo dello Stato sono tra le ricette preferite dei liberisti per far crescere l’economia. I due giornalisti, dopo ampie verifiche, rispondono che non esiste una correlazione tra crescita economica e quota fiscale. La loro prova: Paesi con tasse molto più alte della Svizzera come la Svezia e la Finlandia vantano una crescita economica ben oltre la media. I Paesi con le tasse più alte, cioè gli Stati scandinavi, sono addirittura i primi della classe per quanto riguarda la competitività. quattro dei primi sei posti a livello mondiale sono occupati da Finlandia, Svezia, Danimarca e Norvegia. A quale conclusione giungono i due economisti-giornalisti? Raccomandano di vedere l’economia come un circuito nel quale il denaro circola tra le imprese, i lavoratori, le economie domestiche, lo Stato e l’estero. L’economia funziona bene se si raggiunge un equilibrio approssimativo tra i diversi attori. Oggi l’equilibrio tra capitale e forze lavorative è rotto a scapito del reddito da lavoro e ciò si riflette, tra l’altro, in una domanda troppo debole. Ci vorrebbero quindi delle riforme per riequilibrare la situazione, ma gli attuali progetti di riforme vanno purtroppo nella direzione sbagliata. Vontobel e Löpfe hanno scritto il loro libro proprio per fare capire l’effetto perverso di molte riforme ad una crescente parte della popolazione e ai politici. * Philipp Löpfe, Werner Vontobel, Der Irsinn der Reformen (La follia delle riforme), Orell Füssli, Zurigo, 198 pagine, Fr. 29.80.

Pubblicato il

03.06.2005 14:00
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