Sono giunti come staffilate i nuovi aumenti dei premi delle casse malati per il Ticino. Il Dipartimento della sanità e socialità (Dss) si aspettava un riconoscimento per gli sforzi portati avanti con successo nel contenimento della spesa sanitaria ed invece ecco che implacabile la stangata è arrivata. Ma altrettanto implacabile è stata la reazione di Patrizia Pesenti, direttrice del Dss, che martedì scorso ha ruggito bollando come assolutamente ingiustificabile il rincaro salatissimo dei premi assicurativi. «Le finanze degli istituti assicurativi vanno a gonfie vele, gli assicuratori incassano tramite i premi molto più di quanto spendono per rimborsare le fatture mediche, accumulando evidentemente riserve. Il sistema del finanziamento sanitario non è per nulla trasparente», ha affermato Pesenti. E ha ben ragione la consigliera di Stato ad invocare trasparenza. Soprattutto quando si viene a sapere che in Ticino vi sono grossi istituti, quali Assura, Helsana e Visana, che hanno comunque aumentato in maniera considerevole i premi con l’avallo dell’Ufficio federale della salute pubblica (Ufsp). Un avallo ricevuto a dispetto della richiesta indirizzata ad inizio settembre dal governo ticinese all’Ufsp affinché ridimensionasse i pretesi aumenti almeno di questi tre istituti assicurativi. A Bruno Cereghetti, capo dell’Ufficio assicurazioni malattia, su questo e su altri punti abbiamo chiesto ulteriori delucidazioni. Signor Cereghetti, a lei risulta che l’Ufsp abbia accolto le richieste del Consiglio di Stato ticinese e che quindi gli aumenti di Assura, Helsana e Visana siano comunque stati inferiori di quelli da loro proposti? Le richieste sono state quasi completamente disattese, per non dire completamente. Dopo aver analizzato 96 premi, noi abbiamo formulato la proposta di abbassarne 30 ma l’Ufsp ha dato il suo nullaosta soltanto per due [fra queste non rientra nessuna delle tre casse summenzionate, ndr]. Nell’orizzonte dei 16 assicuratori che noi abbiamo controllato nel cantone Ticino, l’Ufsp ha operato 12 ritocchi: 8 verso il basso e 4 addirittura verso l’alto. Come è stato giustificato il ritocco verso l’alto? Al momento [martedì, ndr] non è stata fornita alcuna giustificazione a riguardo anche perché i premi sono stati resi noti solo ieri [lunedì, ndr], ergo non sappiamo nel contesto del singolo assicuratore quale sia stato l’orientamento dell’Autorità federale (Ufsp), la quale non è tenuta a dare come autorità d’approvazione delle spiegazioni puntuali sul perché conceda o meno aumenti di premio a singoli assicuratori. Ma visto che ci sono stati dei precedenti nell’intervento d’ufficio dell’Ufas (oggi Ufsp) per la riduzione puntuale dei premi di alcune casse, voi non potreste appellarvi e fare riferimento – come accade in ambito giuridico – a quelle decisioni passate? Sia l’Ufas prima che l’Ufsp oggi non hanno mai usato la “mano pesante” nei confronti degli assicuratori malattie. Purtroppo i ritocchi verso il basso si contano sulle dita di una mano. Un’ipotetica via giuridica da intraprendere per far valere le ragioni sull’attendibilità di un singolo premio può essere invocata dal singolo cittadino assicurato che può ricorrere contro la sua cassa malati in quanto ha un interesse diretto, ha una legittimazione attiva. Mentre non entra il linea di conto, dal mio punto di vista, la possibilità di ricorso da parte di un’autorità o di un cantone. Eppure è stato fatto notare che l’apparente mancanza di concorrenza fra le casse fa pensare alla presenza di interessi cartellari. È un’osservazione opportuna. Questo problema ci era già noto negli anni scorsi quando dal cantone Ticino ci si è rivolti all’indirizzo dell’Autorità federale evidenziando con stupore come tutti gli assicuratori andassero più o meno nella stessa direzione, quasi rispondessero ad una logica cartellare. Vi sono stati anni, tra il 1999-2000-2001, in cui i premi erano piuttosto bassi e, inspiegabilmente, tutti gli assicuratori ruotavano intorno ad aumenti contenuti. Quando però i premi hanno cominciato a lievitare, gli stessi assicuratori (salvo qualche eccezione) hanno invertito contemporaneamente la rotta all’unisono, quasi ci fosse un’intesa sotterranea. Alla luce di quanto sta avvenendo trovo giusto rinverdire l’osservazione da rivolgere all’Autorità federale competente e trovo necessario verificare se vi siano, se non dei veri accordi cartellari, comunque delle forti intese che permettono alle casse di gestire la situazione a loro vantaggio senza urtarsi troppo l’un l’altra. Questo è quanto per il fronte giuridico-amministrativo. Sul fronte strettamente giuridico, invece, la faccenda è ancora tutta da approfondire: ho qualche dubbio che si possa fare qualcosa in merito in quanto non siamo di fronte ad un’intesa esterna sulla quale nessuno ci ha messo mano. Al contrario, qui è intervenuto l’Ufsp ed è probabile che se ci dovessimo presentare davanti alla Commissione federale della concorrenza (Comco) questa ci chiederebbe di risolvere prima la questione con l’autorità federale stessa che ha approvato i premi. Insomma, si assottigliano le possibilità di farsi ascoltare. E non solo in questo ambito. In altri ambiti, in Ticino siamo stati precursori di temi – sui quali siamo stati inascoltati dall’Autorità federale – che poi si sono rivelati essere i problemi attuali. All’entrata in vigore della Lamal, dieci anni fa, noi abbiamo parlato di solidarietà disequilibrata [fu lo stesso Cereghetti ad indicare il problema, ndr] in quanto gli assicuratori erano liberi di applicare le riduzioni come e dove volevano, sia per l’opzione infortunio-senza infortunio sia per i minorenni, seguendo esclusivamente politiche di mercato. Oggi finalmente ciò lo si riconosce come un problema ed è allo studio da parte dell’Ufsp la possibilità di limitare la riduzione dei premi per evitare delle concorrenze selvagge che altro non sono se non la caccia ai buoni rischi e l’esclusione dei cattivi rischi. E sulla selezione dei rischi si apre un capitolo dai dubbi contorni… Già 9 anni fa abbiamo fatto notare a Berna come nell’ambito dell’assicurazione obbligatoria, che è un’assicurazione sociale, era – ed è – in atto una selezione dei rischi inquietante. Selezione dei rischi che è diventata un vero cancro dell’assicurazione sociale, portata avanti con sistemi subdoli o più diretti. Come si fa ad eliminare un cattivo rischio con un procedimento subdolo? Semplice, si tratta male l’assicurato in questione oppure gli si pagano i rimborsi con grande ritardo fino a quando l’interessato non decide di abbandonare la sua cassa per passare ad un’altra. Il sistema più “diretto” è quello adottato da dei veri e propri “Terminator”, ossia degli agenti che ogni volta che, su commissione, riescono ad allontanare un cattivo rischio da una cassa ne hanno in cambio un vantaggio economico. C’è chi afferma che la lista delle prestazioni riconosciute dall’assicurazione di base andrebbe ridimensionata. Ma così facendo non si spingerebbe l’acceleratore verso una medicina a due velocità? È un’osservazione legittima. Personalmente potrei essere favorevole a un ridimensionamento del catalogo di base e alla conseguente traslazione di certe prestazioni nel settore assicurativo facoltativo, ma solo a un preciso patto: che le assicurazioni complementari siano tolte dal diritto privato. Per il futuro potrebbero esistere due ambiti: un’assicurazione obbligatoria di base e accanto ad essa un sistema di assicurazioni facoltative, non di diritto privato, che diano la possibilità effettiva ad ogni cittadino di costruirsi la propria copertura d’assicurazione come meglio egli ritiene opportuno per sé. Questo per permettere ad un assicurato di poter liberamente accedere anche alle assicurazioni complementari, che non devono essere “socialissime” come la Lamal ma devono perlomeno essere accessibili. Finché le assicurazioni complementari restano di puro diritto privato, il cittadino anziano, malato non vi potrà mai accedere e una contrazione troppo spinta del paniere di base rischierebbe sì fortemente di creare una medicina a due velocità. Io vado oltre e mi chiedo: perché mai dobbiamo nell’assicurazione malattia fare dei grossi regali agli assicuratori lasciandoli agire come assicuratori privati nell’ambito delle coperture assicurative integrative, dove esistono ben pochi controlli, dove fanno profitti enormi e dove possono permettersi molta più libertà di manovra nei confronti degli assicurati?

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30.09.05

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