La donna secondo l’Udc

I suoi fautori l’hanno furbescamente battezzata “Iniziativa a favore delle famiglie”, ma in realtà è un tentativo di fare un regalo ai ricchi e di rendere la vita ancora più difficile a quelle mamme e a quei papà che per portare a casa il pane a fine mese devono ricorrere ad asili nido e ad altre strutture di custodia diurne per i loro bambini.

 

Situazioni che generano costi e che pertanto danno (giustamente) diritto a deduzioni fiscali, che ora l’Udc, con la sua proposta in votazione il 24 novembre, vorrebbe estendere anche a quei genitori che hanno la fortuna di non dover ricorrere per la cura dei figli all’aiuto di terze persone o di non dover sopportare spese per questo e che dunque dispongono di più mezzi. Non ci si lasci dunque abbagliare dal titolo di un’iniziativa che, se approvata, produrrebbe vantaggi fiscali solo per poche famiglie con redditi elevati, oltre che buchi miliardari nelle casse pubbliche (circa 1,4 miliardi, secondo i calcoli della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze).


Il vero obiettivo dell’Unione democratica di centro (Udc) è di premiare la cosiddetta “famiglia tradizionale”, in cui l’uomo svolge un’attività lucrativa e la donna fa la casalinga e si occupa della cura dei figli. Questo del resto è il modello a cui storicamente fanno riferimento i principali esponenti (che sono anche i più conservatori) di questo partito poco centrista e molto destroide.

 

Basti ricordare per esempio alcune “uscite” imbarazzanti dell’attuale consigliere federale ed ex presidente dell’Udc Ueli Maurer sul ruolo della donna nella società e sulle «differenze con il maschio». “Differenze”, affermava ancora nel 2008 alla vigilia dell’elezione in governo, che giustificherebbero il confinamento della donna tra le mura di casa: «Apprezzo di più una donna che svolge unicamente la funzione di casalinga che una in carriera», perché «quando le madri lavorano, poi tocca allo Stato occuparsi dei figli», disse Maurer. Peraltro perfettamente in sintonia con la linea politica del partito, che sistematicamente si oppone a misure atte a conciliare vita famigliare e attività professionale  (come il finanziamento pubblico di asili nido o di strutture per il dopo scuola) e si ostina a propugnare un modello di famiglia dei secoli passati. Un modello (piaccia o no) divenuto ormai minoritario nella Svizzera di oggi, dove una famiglia di regola ha bisogno di almeno un salario e mezzo per vivere.


Se si vuol compiere un gesto “a favore delle famiglie” il prossimo 24 novembre è allora più intelligente votare no all’iniziativa dell’Udc e sostenere il principio di una maggiore equità salariale approvando l’iniziativa 1:12.

Pubblicato il

24.10.2013 12:03
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