“Qualcosa di sinistra” lui la dice sempre. Lo scrittore locarnese Arnaldo Alberti è oggi uno degli osservatori più acuti della realtà politica cantonale, un intellettuale che non ha ancora messo sotto chiave la parola impegno. Nei suoi commenti non usa mezzi termini, le sue analisi, spesso controcorrente e originali, sono lucide e non di rado spietate. In particolare quando gli vien chiesto di parlare della destra cantonticinese, di cui senza complessi censura pensieri, vizi, azioni e omissioni. Come fece in occasione del Primo maggio 2004, quando fu invitato a tenere un discorso che gli valse una richiesta di espulsione dal Partito liberale radicale (Plr). Lui però continua a dichiararsi con orgoglio radicale, come ribadisce anche in questa intervista dedicata al caso Masoni, alle sue origini e alle sue implicazioni. Arnaldo Alberti, all’inizio della settimana si è appreso che Marina Masoni non intende dimettersi e che si ricandiderà alle elezioni del Consiglio di Stato. Lei come ha reagito a queste novità? Non è il consigliere di Stato che può autoricandidarsi ma è il partito che deve proporlo. Se la signora Masoni non è d’accordo con questa procedura può rivolgersi al partito di Blocher che meglio condivide la sua ideologia di destra. Una decisione del Plr sulla ricandidatura di Masoni presuppone però che il partito decida finalmente da che parte sta anziché continuare sulla linea secondo cui il governo ha ragione ma Masoni non ha torto. Ritengo che l’atteggiamento del Plr non è opportuno. Dimostra il degrado di una cultura politica della chiarezza e della determinazione che in passato il Plr aveva e che ora non ha più. In esso si riscontra il disorientamento che del resto è presente nei tre partiti storici. Questi, per salvarsi, dovrebbero tornare alle radici: il Plr dovrebbe ritrovare la laicità e riproporre fermamente l’economia sociale di mercato, il Ppd dovrebbe sempre tener conto del referente cristiano e il Ps dovrebbe occuparsi con più diligenza di quelle aree oggi trascurate di lavoratori precari, dei giovani e degli anziani. Perché il Plr ha perso la sua cultura politica? Storicamente il partito liberale radicale ticinese si è sempre riferito ai principi confermati dalle rivoluzioni dell’800, elaborati e proposti da personalità come Romeo Manzoni, Rinaldo Simen, Stefano Franscini ed altri. Un pensiero politico riproposto con forza e determinazione nell’immediato dopoguerra dopo le derive fasciste di una fazione dei liberali. Pompeo Macaluso nel volume “La storia del partito liberale radicale democratico”, scrive di un periodo felice in un libro che ha lasciato indifferente il Plr di oggi. Fu quello il tempo da cui sfociò l’alleanza di governo fra socialisti e radicali e che ha portato al paese un benessere diffuso e una ridistribuzione equa della ricchezza fatta con la fiscalità. Caduta l’alleanza fra socialisti e liberali la sinistra radicale si trovò indebolita. I banchieri e i circoli economici di Lugano hanno approfittato di questa debolezza ed hanno preso il sopravvento sui politici sopracenerini, sempre presenti sulla scena politica con un forte senso dello Stato. Ciò ha portato ad una corruzione e ad un degrado dell’ambiente politico proprio perché la ricchezza della piazza finanziaria luganese è dovuta in larga misura alla fuga di capitali dall’Italia. Ci si arricchisce con mezzi da contrabbandieri, basandosi sulle disgrazie altrui e comportandosi in modo sleale verso uno Stato vicino che dovrebbe essere trattato da amico. La domanda è allora: com’è possibile sostenere un istituto morale ed etico quale dovrebbe essere un partito quando si agisce in modo cinico e ci si arricchisce con degli espedienti? Da qui la corruzione, il disgregamento etico e morale di tutta una classe elitaria che s’è fatta furba invece che onesta. E oggi? Capitali non se ne contrabbandano più nella misura di un tempo dall’Italia ma l’avidità e la mentalità dell’arricchimento facile, del “fa danee senza lavorà” è rimasta ed è sfociata in una dittatura chiamata elegantemente del mercato che nella sostanza risulta essere la dittatura dei bottegai. È un regime che si è imposto e manifestato in maniera vergognosa in particolare nei primi tre anni di questa legislatura, con un governo costretto a fare solo calcoli di bottega e incapace di fare politica. Marina Masoni, rappresentante in primis della propria famiglia, poi di sparuti gruppi della destra luganese, ha ricattato il governo con il mito dei “voti di Lugano” che lei controllerebbe. E i colleghi tutti lì ubbidienti a fare i compitini che lei detta. Una situazione umiliante per chi dovrebbe governare. In passato i politici di Lugano, penso alla generazione di Ferruccio Pelli, di Paride Pelli, dei Bolla, di Brenno Galli, erano autentici statisti con una solida cultura politica. Quindi lei dice che il Plr nel suo Dna aveva una purezza etica che è stata corrotta dal mercato? Non parliamo di “purezza”, termine pericoloso ed equivoco tanto se riferito alle idee quanto alla razza. Questa corruzione tuttavia, provocata incontestabilmente da un’ideologia diffusa che ritiene preminente il valore del denaro sull’uomo, sulla donna e sul lavoro, non riguarda solo l’ambiente politico ma corrode tutto il tessuto sociale del paese. Ma non è un problema soltanto del Plr ticinese. Purtroppo è vero. Il Plr svizzero passa imperterrito da una sconfitta all’altra e per risollevarsi cosa fa? Ti presenta un nuovo logo! Come può una persona intelligente come Fulvio Pelli pretendere di rilanciare il partito con un logo invece di proporre una riflessione e un dibattito serio sullo stato della società civile e sulla politica di oggi? È l’apparire che ha la preminenza sull’essere, il “mehr schein als sein”. Si fa del marketing invece di riflettere su come si possono risolvere i problemi della gente. Sono cose che accadono quando il mercato prevarica la politica. C’è un abbassamento di stile politico. Quella del mercato, dei bottegai e dell’economia è una dittatura come lo fu quella del proletariato. Il comunismo però era eticamente più presentabile dell’ossessiva e rozza voglia di far soldi. Stalin meglio di Masoni? Difficile da sostenere… Stalin è stato determinante per sconfiggere il nazifascismo. Purtroppo ci sono in giro dei nostalgici che vorrebbero riproporlo. "Plr occupato con un colpo di mano" A difendere pubblicamente Marina Masoni si sono esposti sostanzialmente Giudici, Pessina, Bernasconi e Righinetti. Arnaldo Alberti, chi c’è dietro di loro? Intanto la signora Masoni è sostenuta da circoscritti ambienti economici di Lugano, oltre che dai personaggi da lei citati. Sono cerchie e individui che vogliono mantenere una rappresentante in governo per salvaguardare i loro interessi personali. Poi Masoni s’è fatta tutta una corte con la politica dei favori e della distribuzione di mandati, posti ed incarichi più o meno remunerativi. E ciò è stato da lei fatto con una certa disinvoltura. I liberali si dichiarano allora tali in rapporto all’entità dei favori che hanno ricevuto da una consigliera di Stato il cui radicalismo è tutto da dimostrare ma il clientelismo da lei praticato è evidente. Il masonismo esiste? No. In Ticino non esiste nulla se non una squallida imitazione provinciale di fenomeni politici italiani. Il masonismo è un berlusconismo copiato, e come tutte le cose copiate è di qualità scadente. Quindi ne seguirà il destino? Lo spero. Come può convivere in uno stesso partito con Marina Masoni, quando lei ha sulle questioni fondamentali dello Stato opinioni opposte alle sue? Io non convivo con Marina Masoni; questa intervista lo dimostra ampiamente. Ma se lei vota la scheda Plr e su quella scheda c’è il nome di Masoni, lei contribuisce alla sua elezione. Vede, il Ps che ha occupato gli spazi politici dei radicali è nella stessa situazione del Plr che sta scivolando verso una destra estrema che preoccupa e fa paura. Io sto nel Plr per tentare, con i pochi mezzi che ho, di riportare il partito fuori dai pantani neofascisti e berlusconiani e ricondurlo verso valori liberali e radicali. Tento, non so con quale successo, di compiere ciò che coloro che stanno nel Ps dovrebbero anche loro fare per ricondurre il partito verso i valori originari del socialismo. Una soluzione sarebbe la creazione di un nuovo partito di destra guidato da personaggi più presentabili dell’attuale nomenclatura leghista? Non credo che Dell’Ambrogio, Masoni, Giudici, Pessina e Bernasconi siano più presentabili di Bignasca: sono fatti tutti della stessa pasta. Ma certo con Blocher e Maurer starebbero meglio di quanto possono sentirsi con Dick Marty, Gabriele Gendotti e Argante Righetti. Un nuovo partito di destra è un’ipotesi credibile o Masoni e soci nel Plr si trovano comunque bene? Il Plr da questa gente è stato occupato con un colpo di mano. Ora usano le truppe di elettori del partito, che erano state reclutate con ben altri scopi e per salvaguardare altri principi, per fare i loro affari. Quindi nel Plr sono presenze ingombranti ed anomale. Ma tutti nel Plr, a cominciare dal presidente Merlini, sono coscienti che se c’è una scissione questo partito scompare dalla scena politica ticinese. Nel Cantone vi sarà una polarizzazione fra destra e sinistra, con un Ps che acquista la posizione di partito di maggioranza relativa. E questo spiega la paralisi di Merlini in queste settimane. Non direi che sia una paralisi. Spiega piuttosto la sua difficoltà di mediare per evitare una catastrofe annunciata nel Plr. In un recente articolo su “Il caffè” lei sostiene che Masoni come Pesenti è stata esautorata di parte delle sue competenze in quanto donna e che questo a un uomo non sarebbe capitato. Masoni è anche vittima? Marina Masoni è una persona che va rispettata come tale prima di essere una politica con la quale io mi confronto duramente. È tuttavia una vittima anche lei del suo cinismo e della sua arroganza. È certamente vittima anche della sua famiglia, dalla quale non si è mai completamente emancipata. L’affare Masoni ha rivelato un ritorno alle società arcaiche basate sul potere dei clan famigliari, che sono agli antipodi delle società moderne composte da individui singolarmente autonomi e responsabili. Ed è vittima dei suoi dogmi ideologici che sono in netto contrasto con il pensiero liberale. Lei parlando dei Masoni usa spesso la parola fascismo. Sì. Perché oggi si condanna il comunismo ma si rimuove il fascismo che s’annida dentro ognuno di noi e che è stato altrettanto aberrante del comunismo. Gli ambienti economici di Lugano devono andare a rileggere la loro storia per constatare dove è fiorito il fascismo ticinese, sfociato in quel disastro grottesco che fu la marcia su Bellinzona. Del resto anche nella campagna elettorale italiana Berlusconi ha attaccato i suoi avversari usando l’aggettivo di comunista quale epiteto senza che nessuno gli rispondesse ricordandogli che il suo movimento è zeppo di ex fascisti pentiti. E quali sono i tratti di fascismo rimasti ancora oggi in Ticino? Sono tratti che fanno ridere, come l’episodio della polizia di Lugano che fa togliere la copertina del Diavolo con disegnata Masoni nuda dalle edicole della città. È un atto tipicamente fascista: la polizia si arroga competenze di moralizzazione che assolutamente non deve avere. Ma di natura fascista è anche l’atteggiamento del Plr che deferisce il sindaco di Bellinzona a una commissione disciplinare. Se si considera il grado di trasgressione all’ortodossia liberale di Marina Masoni e di Brenno Martignoni mi chiedo quale dei due dovrebbe essere deferito davanti a una commissione disciplinare.

Pubblicato il 

28.04.06

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