La discriminazione si fa regola

La nuova Legge sugli stranieri approda settimana prossima – assieme alla revisione della Legge sull’asilo – in parlamento. Il Consiglio nazionale si chinerà dal 3 al 7 maggio, in una sessione straordinaria, sulle modifiche formulate dalla preposta commissione parlamentare. Modifiche che inaspriscono addirittura, a tratti, quello che era il progetto iniziale del Consiglio federale. Particolarmente accese sono state le discussioni in commissione. Ancora più acceso, molto probabilmente, sarà il dibattito alla camera bassa. A mettere in guardia nei confronti della nuova legge ci sono le organizzazioni di solidarietà con gli stranieri e con i sans papier e vari movimenti politici e sindacali della sinistra svizzera: la legge, tesa a regolare l’entrata degli stranieri non-Ue, causerà profonde disuguaglianze di trattamento tra questi e i cittadini provenienti dai paesi Ue, avvertono. E rischierà di creare migliaia di nuovi sans papier. Ne abbiamo parlato con Vania Alleva, responsabile del settore migrazione e integrazione del Sindacato edilizia e industria. Diversità di trattamento, con la nuova legge, si avranno in primo luogo quanto al ricongiungimento famigliare… Con la nuova legge si vuole introdurre un limite di cinque anni per le persone provenienti dagli altri paesi: oltre tale lasso di tempo il lavoratore perderebbe il diritto al ricongiungimento. Solo i figli fino a 18 anni possono raggiungere il genitore, e se hanno superato i 14 anni il ricongiungimento deve avvenire entro un anno. Ci sono delle proposte dalla destra per abbassare ulteriormente l’età. Questa è una vera e propria discriminazione se si condidera che i lavoratori che provengono dall’Ue possono far venire i propri figli senza problemi fino all’età di 21 anni. La nostra posizione è che per tutti i lavoratori stranieri che si trovano già in Svizzera ci devono essere gli stessi diritti. È un aspetto, questo della disuguaglianza, criticato anche dalla Commissione federale contro il razzismo: le distinzioni possono alimentare la xenofobia. Dalla destra, in commissione, è arrivata la proposta di un nuovo “permesso di soggiorno stagionale”… La mente corre allo statuto dello stagionale, a lungo contestato, solo da poco abolito… Noi avevamo già criticato il permesso di corta durata previsto dalla legge: vale un anno, è prolungabile di un altro anno, ed è profondamente discriminatorio perché non prevede il diritto al cambiamento di posto di lavoro né il ricongiungimento famigliare. Non può poi essere trasformato in un permesso di lunga durata. Ora la destra, capeggiata dall’Udc, se ne è uscita con la proposta – fatta propria dalla commissione – di un permesso stagionale di sei mesi, al quale devono fare seguito sei mesi di interruzione del lavoro. Lo scopo è quello di ovviare all’apertura da parte della nuova legge solo a lavoratori stranieri non Ue altamente qualificati, permettendo così a settori quali quello agricolo e alberghiero di avere accesso a manodopera non qualificata: una manodopera a basso costo, con pochissimi diritti. Per noi, che ci siamo battuti per anni contro lo statuto dello stagionale, tale proposta è inammissibile: oltre a durare soltanto sei mesi, il permesso non prevede la possibilità di cambiamento del datore di lavoro e nemmeno il ricongiungimento famigliare. Andrebbe poi a creare ulteriori sans papier. L’Unione sindacale svizzera aveva pensato piuttosto a un sistema simile a quello introdotto nella prima fase dei bilaterali: basato sulla possibilità di assunzione di lavoratori stranieri, anche non qualificati, laddove non vi dovessero essere lavoratori indigeni disponibili, e con un controllo delle condizioni salariali e di lavoro. Se c’è una domanda e non c’è una risposta all’interno del mercato svizzero, è indifferente da dove vengono i lavoratori: l’importante è però che non vengano sfruttati e che ricevano salari adeguati. Con la legge così come concepita – con permessi di lunga durata solo per lavoratori altamente qualificati – e con un mercato del lavoro che richiede manodopera non qualificata, non può che crearsi nuovo lavoro nero. La nuova legge fa riferimento esplicito ai sans papier. La nuova legge prevede un inasprimento delle sanzioni per i sans papier. L’espulsione diviene molto più facile. In generale, la repressione e il controllo vengono incrementati in maniera esagerata, penalizzando non solo i sans papier ma anche chi li aiuta. Uno dei pochi elementi positivi è la fissazione nella legge di quella che è la cosiddetta circolare Metzler: con l’articolo proposto dalla commissione parlamentare si prevede che i sans papier che si trovano in Svizzera da più di quattro anni abbiano diritto a una lettura del loro dossier da parte della Polizia degli stranieri e dell’Ufficio federale degli stranieri. Si tratta di un passo avanti rispetto ad oggi. Il rischio che l’articolo venga cancellato nella discussione parlamentare è comunque grande. Nel novembre del 2003, un’ottantina di organizzazioni sociali, sindacali e partitiche, tra cui il Sei-Migrazione e Integrazione, hanno sottoscritto un manifesto “per un futuro comune”, dal titolo “Senza noi non funziona niente”, nel quale si evidenzia il contributo economico, sociale, politico e culturale dei migranti e dei rifugiati in Svizzera. L’iniziativa scaturì in vista della nuova legge? Il movimento è nato dalla situazione di stallo nella quale ci troviamo. Gli esponenti di varie organizzazioni si erano riuniti per discutere su cosa fare nei confronti della nuova Legge sugli stranieri e della Legge sull’asilo. Per quanto riguarda la nuova Legge sugli stranieri, ci si accorse che, pur opponendosi tutti, sarebbe difficile fare un referendum: se lo si vincesse ci si ritroverebbe nella situazione attuale, che non è molto diversa da quella della nuova legge, se lo si perdesse si andrebbe verso una politica ancora più restrittiva. Da questa difficoltà d’azione si decise che bisogna abbordare la politica di immigrazione in maniera attiva e porla sotto un’altra luce: sottolineando i lati positivi dell’immigrazione, tutto ciò che i migranti, gli stranieri portano a questo paese. Con l’idea, alla lunga, di riuscire a modificare la discussione politica su tutto quello che è migrazione, asilo. L’intenzione è di creare un movimento che possa anche arrivare a proporre un’iniziativa. In vista della nuova Legge sugli stranieri organizziamo azioni, cerchiamo di migliorare quello che si può migliorare. Dietro c’è comunque un obiettivo a lungo termine.

Pubblicato il

30.04.2004 02:00
Sarah Bernasconi