Esteri

La crociata di Salvini per i confini e contro i diritti

Nel processo per il caso Open Arms emerge chiaramente come il ministro leghista, per cui l’accusa chiede 6 anni di carcere, abbia piegato la legge ai propri interessi politici

Salvini ha un obiettivo, un chiodo fisso: difendere “i sacri confini della Patria”. Da chi? Dagli invasori, dai terroristi, da chi vuole imporre la sostituzione etnica nell’amato Stivale. Chi erano, nella torrida estate del 2019, gli invasori, i nemici alle porte, i terroristi? 147 poveri Cristi salvati dall’annegamento, bambini allo stremo delle forze, donne stuprate e uomini torturati nel girone infernale che deve attraversare chi tenta di conquistarsi una speranza di vita fuori da guerre, dittature, fame, tragedie climatiche. Li aveva salvati chi ha conservato un po’ di umanità e batte il Mediterraneo sfidando l’ostilità dei governi italiani e la complicità di un’Europa che di migranti in casa propria non vuole sentir parlare. Il nostro difensore del patrio suolo definisce trafficanti i salvatori di esseri umani. La Open Arms, ong spagnola, è stata costretta a restare in mare per 19 lunghissimi giorni con a bordo i 147 “invasori” per il divieto di sbarco imposto dall’allora ministro degli interni Matteo Salvini, contro la legge del mare e contro le leggi che impongono l’accoglienza dei minori, contro la volontà e le sollecitazioni dell’allora presidente del consiglio Conte e contro le ingiunzioni dei magistrati. Solo una sentenza del Tar aveva consentito lo sbarco dei migranti reclusi a bordo che colti dalla disperazione avevano iniziato a gettarsi in mare per tentare di raggiungere a nuoto il porto di Lampedusa.

 

I diritti umani non hanno frontiere

I pubblici ministeri che hanno imbastito il processo contro Salvini hanno spiegato in 237 pagine che non c’erano terroristi a bordo né era in essere un traffico di migranti, che la legge che impone l’obbligo di indicare un porto sicuro dove sbarcare gli esseri umani salvati e bisognosi di immediate cure, che viene prima e vale più delle leggi nazionali, è stata violata da Salvini, ripetutamente e quella legge piegata ai suoi interessi politici. La richiesta dell’accusa è conseguente: sei anni di carcere per l’ex ministro dell’interno e attuale vicepremier Matteo Salvini per “sequestro di persona” e “rifiuto di atti d’ufficio”. A Salvini che reagisce alzando la bandiera della sovranità nazionale e rivendica la difesa della frontiera da invasori e terroristi inesistenti, la procuratrice aggiunta presso il tribunale di Palermo Marzia Sabella risponde serenamente: abbiamo chiesto una condanna a 6 anni “per difendere la frontiera del diritto”. E per quel che concerne i diritti umani, è risaputo che essi non hanno frontiere, non conoscono i confini nazionali e li scavalcano.

 

Non è un “processo politico”, come starnazzano Salvini e i suoi sodali leghisti nonché gli alleati Meloni e Tajani, quello in corso a Palermo fa automaticamente seguito all’autorizzazione a procedere votata dal Parlamento (con appena 5 voti di scarto, mentre la giunta per le autorizzazioni aveva espresso parere negativo: era caduto il governo Conte 1 composto da M5S e Lega e si era insediato il Conte 2 con Pd e M5S). Il Tribunale dei ministri si espresse favorevolmente alla richiesta della magistratura con la motivazione che Salvini voleva proseguire la politica dei porti chiusi “anche contro il diritto”. Non è un processo alle politiche del governo, come accusano i soliti noti, perché Salvini agì in solitudine, persino contro la volontà e le richieste del premier Conte. Certo, si può aggiungere, lo fece invocando sia pure a sproposito il pessimo “decreto sicurezza bis” votato dal governo gialloverde. Ma è stato proprio lo scontro sulla vicenda Open Arms a determinare la crisi e la fine di quell’esperienza politica contro natura. E si potrebbe aggiungere, il rinsavimento e la ricollocazione tra le forze democratiche di Conte e del M5S.

 

Idee che piacciono in Europa

Oggi l’Italia è governata dalle destre fasciste, sovraniste e turbocapitaliste che odiano i migranti, alzano muri ancor più alti per impedire gli sbarchi. Mettono in quarantena le navi delle ong, costringono a lunghe navigazioni prima degli sbarchi in porti lontani, sfornano nuovi decreti sicurezza in barba alla Costituzione e all’umanità, peggiorano la vita nei campi di prigionia di chi è in attesa di asilo. Come se 30.000 (trentamila!) migranti morti annegati nell’ultimo decennio non fossero abbastanza, e come se i nostri centri di detenzione e rimpatrio non fossero ancora sufficienti ne costruiscono di nuovi in Albania. E firmano nuovi accordi con paesi canaglia della sponda sud del Mediterraneo per fermare con ogni mezzo chi tenta di raggiungere l’Europa. Le idee che piacciono all’amica di Meloni, Von der Leyen e al nuovo governo dell’Ue spostato più a destra del precedente con la promozione a vicepresidente del fratello d’Italia Fitto; idee che incuriosiscono anche il nuovo leader laburista inglese che è venuto a Roma a studiare come l’Italia di Giorgia Meloni alza muri, apre carceri e deporta migranti in paesi “amici”. Chissà che Keir Starmer non ripensi all’ipotesi, che lui stesso aveva affossato, di spedire i suoi di migranti in Ruanda. Salvini è osannato come eroe, oltre che dai suoi segugi chiamati con spirito trumpiano alla lotta contro la giustizia e la legge, nientemeno che da Elon Musk e dall’ungherese Orban, nonché dai fascisti che avvelenano la politica in Francia, in Germania, a est e nord del Vecchio continente. Ormai in Italia il generale fascistissimo Vannacci non è più un caso isolato e ha piena legittimità dentro uno schieramento xenofobo e autoritario che accende la paura del nemico alle porte e infiamma gli animi verso una micidiale guerra tra poveri. Ci vorrebbe un’opposizione all’altezza, lo diciamo tutte le settimane, per evitare che tanta parte del paese chiuda gli occhi di fronte all’incultura guerrafondaia della destra, per evitare che ciò che è immorale diventi normale nella testa delle persone. Gramsci scriveva “odio gli indifferenti”, e Primo Levi in Se questo è un uomo: “I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere pericolosi, sono più pericolosi gli uomini comuni…”. 

 

La crociata contro la magistratura ingaggiata dal governo Meloni per rivendicare l’impunità dei politici e della politica punta a indebolire l’equilibrio dei poteri scritto nella Costituzione, a sua volta picconata con l’autonomia differenziata e il minacciato premierato che consegnerebbe al capo del governo le funzioni che la Carta fondamentale assegna al parlamento. Gli obiettivi prossimi sono la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti – per portare i pubblici ministeri sotto il controllo del governo – e la fine dell’obbligatorietà dell’azione penale.

 

Pubblicato il

19.09.2024 17:45
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