La crisi di mezza età

Lo sviluppo di una persona attraversa diverse fasi critiche che avviano o concludono un particolare ciclo della vita. Una crescente attenzione viene rivolta alla crisi che compare nel «mezzo del cammin di nostra vita…». La mezza età non è più un punto aritmetico. Dante nel 1300 aveva trentacinque anni e morirà ventun anni più tardi. L’attraversamento di questa fase dura alcuni anni e varia da individuo a individuo e, quando avviene, non è raro registrare una marcata tendenza alla crisi nel lavoro creativo. I sintomi prevalenti sono un forte senso di apprensione, numerosi tormentati interrogativi, mancanza di entusiasmo. In una parola: accidia, il peccato capitale di pigrizia dello spirito. La crisi di mezza età può esprimersi in almeno tre modi: una carriera creativa può avere fine sia per inaridimento sia per decesso; la capacità creativa può cominciare a vedere luce e a esprimersi; l’opera creativa si trova improvvisamente a subire un capovolgimento di qualità e di contenuti. Per Barthes, «il mezzo di nostra vita…» è un punto semantico, l’istante in cui nella vita sopravviene il richiamo di un nuovo senso, il desiderio di una mutazione: cambiare vita, rompere e inaugurare, sottoporsi a un’iniziazione come Dante che si inoltra nella selva oscura sotto la guida di Virgilio, grande iniziatore. Se si considerano diversi pittori, scrittori, compositori, poeti e scultori di indubbia grandezza, si scopre che l’indice di mortalità attorno ai quarant’anni si colloca molto al di sopra della normale percentuale. Il gruppo comprende Mozart, Raffaello, Chopin, Rimbaud, Purcell, Watteau…D’altra parte, il cambiamento nella creatività lo si ritrova, per esempio, nella vita di Bach. Racine, dopo aver scritto «Fedra», giunto al culmine a trentotto anni, non produsse più nulla per dodici anni. L’opera più significativa di Goldsmith, Constable e Goya emerse tra i trentacinque e i trentotto anni. A trentatré anni Gauguin rinunciava al lavoro in banca e, a trentanove, la sua carriera creativa di pittore era all’apice. Dopo i trentanove anni, Donatello abbandona l’equilibrio statuario delle sue prime opere per creare quasi istantanee espressioni di vita. Cambiamenti importanti subentrano nella vita di Goethe, Michelangelo e altri ancora…Non si tratta per questo di sostenere che la carriera di molti ingegni comincia e finisce con la crisi di mezza età (anche perché, ai nostri giorni, la «mezza età» si è spostata sicuramente più avanti nel tempo). Si tratta però di leggere con attenzione simili eventi. Due aspetti sembrano di importanza fondamentale (perlomeno nelle figure maschili menzionate, perché probabilmente il femminile richiederebbe una diversa attenzione): il modo di lavorare e il contenuto del lavoro. In ogni caso, un’adeguata considerazione della realtà è tanto più difficile quanto più grande è l’abilità creativa dell’individuo. Per l’individuo geniale l’esperienza è particolarmente penosa, contando gli anni che restano, davanti alla visione dell’immensità delle cose da fare e che non potrà fare.

Pubblicato il

17.05.2002 12:30
Ferruccio Marcoli