Che caldo! La canicola estiva impazza e non c’è verso di trovare un po’ di refrigerio. Non resta che cercare un effimero conforto nella sensuale freschezza di un cono gelato. Mentre ci trastulliamo leccando la morbida, dolce e, naturalmente, gelida massa ammonticchiata sulla cialda, ogni leccata ci porta indietro nel tempo. Il gelato infatti può vantare ben quattromila anni di storia, ma è anche un buon simbolo della banalizzazione tecnologica che pervade ogni aspetto della nostra epoca. Duemila anni prima di Cristo, minuto più, minuto meno, alcuni nobili e ricchissimi signori cinesi amavano sorbire una pasta morbida a base di riso stracotto, spezie e latte adeguatamente raffreddata e solidificata con l’immersione in ghiaccio o neve “rubati” con grande fatica alle cime delle montagne e trasportati di corsa prima che si sciogliesse tutto. Inutile dire che a quelle condizioni il gelato era un lusso per pochi eletti. Anche greci e romani (sempre solo quelli ricchi) si deliziavano nella degustazione di passati di frutta impastati con neve e addolciti con il miele. La neve veniva raccolta durante l’inverno, immagazzinata in depositi sotterranei e ricoperta con abbondanti strati di paglia che fungevano da isolante. L’arte della gelateria si conserva e si sviluppa in Italia, in particolare in Toscana, per tutto il medioevo. Ma l’ora della gloria raggiunge i sorbettieri in Francia. Il gelato varca le Alpi con Caterina de’ Medici. Per le sue nozze con Enrico, futuro re di Francia, la nobildonna aveva fatto arrivare da Firenze alcuni pasticceri perché servissero agli ospiti un gelato diverso per ogni giorno dei festeggiamenti, durati un mese. Sotto il regno di Luigi XIV, grazie a un tale Francesco Procopio dei Coltelli la moda del fresco trastullo ebbe grande diffusione: nel suo locale si potevano trovare filosofi, letterati e scienziati, ma anche pettegolezzi freschi e ottimi gelati. Nel Settecento il gelato sbarca in America, dove i coloni britannici lo accolgono con goloso entusiasmo. Nel 1846 Nancy Johnson inventa la sorbettiera a manovella che permette la preparazione di creme gelato morbide e cremose, invece della massa granulosa e piena di zolle esistente fino ad allora. Per la cialda è necessario aspettare fino all’Esposizione Universale di Saint Louis del 1904, quando un gelataio rimasto senza piattini, chiede al vicino di bancarella, un pasticcere, di preparare delle cialde in cui servire il gelato. Ed è in questa sua forma che il gelato ritorna in Europa. Dopo la seconda guerra mondiale il sogno americano invade l’Europa, per esempio sotto le sembianze di un frigorifero stracolmo di leccornie, prima fra tutte il nobile gelato, diventato il più popolare dei trastulli estivi.

Pubblicato il 

18.06.04

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