L’8 e il 9 giugno le cittadine e cittadini italiani saranno chiamati a votare per 5 Referendum. In Italia, Paese un tempo ricco di tutele a favore di lavoratrici e lavoratori, la precarietà del lavoro ha ormai raggiunto livelli non più accettabili: licenziare è diventato sempre più facile, il lavoro interinale la fa da padrone e la sicurezza è diventata in molti contesti un miraggio. Per questo motivo, la CGIL, la confederazione che raccoglie oltre 5 milioni di iscritte e iscritti, ha lanciato 4 referendum che hanno lo scopo di abrogare alcune tra le norme più dannose per chi lavora. Accanto ai referendum sul lavoro, quello sulla cittadinanza ha come obiettivo quello di rendere più facile la naturalizzazione per la popolazione straniera. La sfida del quorum I 5 referendum sono sostenuti da un’ampia coalizione che comprende sindacati, partiti, associazioni e organizzazioni della società civile. Il buon esito del referendum è però legato al superamento del quorum del 50% degli elettori e delle elettrici: solo se si supera questa soglia i referendum saranno ritenuti validi, producendo effetti diretti e immediati sulle condizioni di lavoro e di vita delle persone. Per questo è importante che italiane e italiani residenti fuori dal Paese d’origine prendano parte al voto. La presidente di Unia Vania Alleva in un video lancia l’appello: «I temi referendari sono gli stessi per cui ci battiamo: la lotta contro la precarietà, a favore della sicurezza sul lavoro e per facilitare l’accesso alla cittadinanza. Il sindacato Unia invita cittadine e cittadini italiani a votare e a far votare 5 volte SÌ». Il sindacato Unia sostiene la campagna referendaria, aderendo al Comitato svizzero per il “Sì” ai referendum, che si è costituito nei giorni scorsi in Svizzera. In un comunicato stampa, il comitato stesso ha chiarito le ragioni del proprio impegno: “In Svizzera la comunità italiana è la più grande comunità straniera presente e non possiamo non pensare a quanto il lavoro, la sua mancanza e le sue deficitarie tutele, sia stato - ed è tutt’oggi - lo stimolo per emigrare. Siamo, altresì, convinti che oggi la nostra grande comunità, ben integrata in Svizzera, non possa non essere sensibile al tema della cittadinanza e dell’integrazione in un nuovo Paese. Per queste ragioni, connaturate alla nostra stessa storia migratoria, abbiamo deciso di costituire un Comitato nazionale, unitario e cittadino che sostenga la campagna referendaria e promuova le ragioni del Sì per tutti e 5 i referendum”. Per informazioni e per aderire al comitato scrivere a comitatosvizzero@gmail.com |
I 5 quesiti Tutela della salute, protezione dal licenziamento, meno precariato e più diritti Licenziamenti illegittimi: nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro anche nel caso in cui un giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto di lavoro. Il primo referendum intende abrogare questa norma per fermare i licenziamenti privi di giusta causa. Più tutele nelle piccole imprese: nelle imprese con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo, una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento. Il secondo quesito intende abrogare la norma che fissa questo limite aumentando l’indennizzo sulla base della capacità economica dell’azienda, dei carichi familiari e dell’età di chi è licenziato. Riduzione del lavoro precario: In Italia circa 2,3 milioni di persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Il terzo quesito ripristina l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato. Più sicurezza: il quarto quesito intende affrontare la problematica del subappalto in rapporto agli infortuni sul lavoro, modificando le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. L’impresa committente è così incentivata a far ricorso ad appaltatori seri e in regola con le norme antinfortunistiche. Cittadinanza: il quinto quesito intende ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter fare domanda di cittadinanza, che una volta ottenuta sarebbe trasmessa ai figli e alle figlie minorenni. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2,5 milioni di cittadine e cittadini di origine straniera che nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano in Italia.
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