Il 7 e l'8 marzo sono state due giornate importanti, per quale motivo?
Il 7 marzo poiché il Consiglio federale e la parte borghese delle Camere federali hanno ricevuto un sonoro schiaffo da parte del popolo, che ha bocciato a grande maggioranza la proposta di ridurre il tasso di conversione delle rendite pensionistiche. Ben il 72,7 per cento della popolazione e tutti i cantoni hanno detto no a questa proposta. Anche il Canton Ticino si è schierato dalla giusta parte, raggiungendo quasi l'80 per cento di no.
Dunque una via giudicata eccessivamente unilaterale dal popolo svizzero, visto che il Consiglio federale ed i partiti borghesi da diversi anni hanno puntato esclusivamente sui tagli delle prestazioni per alleggerire i problemi di finanziamento delle assicurazioni sociali statali e delle casse pensioni. Troppa fretta, data anche la fase di recessione economica che stiamo attraversando, con le relative ristrettezze economiche con cui le persone sono confrontate.
Da parte della destra del Parlamento troppa intempestività visto che in un periodo di incertezze economiche questo non era e non è l'unico attacco sociale sul piatto della bilancia, che prevede sempre ed unicamente ricette con piani di risanamento delle istituzioni previdenziali incentrati soltanto sui sacrifici degli assicurati e mai su una diversa ridistribuzione della ricchezza prodotta. Prendiamo ad esempio il caso dell'assicurazione disoccupazione: la votazione del 7 marzo scorso dovrebbe suonare da monito, ma non sembrerebbe visto che gli attacchi alla nuova legge sulla disoccupazione sono continuati durante la sessione di marzo delle Camere federali.
Oltre ai giovani, l'altro anello debole della catena con questa revisione della disoccupazione risulterebbero ancora di più le donne. Ecco motivato il collegamento all'altra data: l'8 di marzo, festa della donna. Quest'anno in Svizzera il 13 marzo a Berna si è svolta la marcia mondiale delle donne. Fra le rivendicazioni, oltre alla parità dei sessi, figura la difesa del diritto per tutte le lavoratrici di accedere alla sicurezza sociale e all'eguaglianza salariale. Qui si include anche il concetto di autonomia economica delle donne, che comprende oltre all'autonomia finanziaria, la formazione, l'educazione, l'accesso ai beni comuni e ai servizi pubblici. Il percorso professionale di una donna è più frastagliato, poiché con la nascita dei figli entra ed esce dal mercato del lavoro con maggiore frequenza, quindi molto spesso quando deve ricorrere alla disoccupazione non ne ha diritto. Le nuove proposte al vaglio peggioreranno ancora le regole per le donne e per le madri. Giovani e donne preparatevi, ancora una volta, a difendere i vostri diritti.

Pubblicato il 

19.03.10

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