Una piccola, ignobile, rivalsa. Una minuzia, se vogliamo, ma che la dice lunga sulla predisposizione alla trasparenza e alla libertà di stampa del Consiglio di Stato del Canton Ticino. Che prima fa di tutto per non dare accesso a dei documenti ufficiali. Poi, una volta obbligato a farlo, si vendica fatturando spese per quasi 500 franchi a chi ne ha legittimamente fatto richiesta. L’oggetto della contesa sono i rapporti annuali del Controllo cantonale delle finanze (CCF), organo amministrativo superiore del Cantone in materia di controllo finanziario. Il CCF ha un ruolo tutt’altro che marginale per il buon funzionamento dello Stato: verifica i suoi conti e il suo bilancio ed esegue revisioni dei vari servizi dell’amministrazione cantonale o di enti esterni designati dal Governo; può inoltre eseguire dei mandati speciali, assegnati dal Governo stesso o dalla Commissione gestione e finanze del Gran Consiglio. Nonostante questo mandato di primaria importanza – verificare il buon utilizzo dei soldi pubblici – dell’operato del CCF si sa poco o nulla. I suoi rapporti, circa un centinaio all’anno, non sono divulgati mentre il suo sito è scarno al punto che non viene nemmeno esplicitato chi dirige questo organo che impiega una quindicina di persone. Di fronte a questa opacità, nel settembre 2022, area ha chiesto l’accesso ai rapporti d’attività di questo revisore interno dello Stato per il periodo 2018-2021. È l’inizio di un tira e molla che si protrarrà per oltre due anni. Inizialmente, il CCF ha subito informato che i rapporti “purtroppo non sono resi pubblici”. Inoltriamo quindi una domanda formale in base alla Legge sull’informazione e la trasparenza dello Stato (LIT). Il Governo prende tempo: non rispettando la tempistica prevista dalla legge, recapita la decisione formale di diniego quasi cinque mesi dopo la richiesta. Diniego che è giustificato col fatto che la richiesta sarebbe “una ricerca indiscriminata con finalità esplorativa”, non “atta a giustificare un interesse pubblico alla trasparenza”. Facciamo quindi ricorso alla Commissione cantonale per la protezione dei dati e della trasparenza, la quale annulla la decisione del Consiglio di Stato. La Commissione precisa che il Governo si è limitato “a invocare in maniera puramente astratta” che la richiesta fosse generalizzata e priva d’interesse pubblico. Al contrario, a prevalere deve essere proprio questo interesse, volto “a garantire la libera formazione dell’opinione pubblica e a favorire la partecipazione alla vita pubblica dell’amministrato”. Qualche giorno fa riceviamo così una raccomandata tramite la quale il cancelliere, Arnoldo Coduri, e il presidente del Consiglio di Stato, Christian Vitta, ci recapitano una chiavetta USB con i documenti richiesti. Finalmente! Ma poi ecco la sorpresa: toccherà pagare 488,80 franchi, corrispondenti al carico amministrativo (480 franchi), alle spese di spedizione (5,80 franchi) e al supporto USB (3 franchi). In allegato, la fotografia della suddetta chiavetta e la fattura d’acquisto emessa da un negozio di Bellinzona, scontata di 40 centesimi. Ci si potrebbe ridere sopra se non fosse che vi sono in gioco due concetti democratici fondamentali come la trasparenza e la libertà di stampa. A livello svizzero, il dibattito sulla trasparenza degli organi di controllo finanziario delle autorità è più attuale che mai. Di recente, il tema è stato discusso durante la conferenza annuale dei Controlli delle finanze dei cantoni latini. Yves Steiner, responsabile degli audit della Corte dei conti del Canton Vaud – uno dei pochi a pubblicare i propri rapporti – ha spiegato alla platea che la trasparenza è ormai ineluttabile: «Fino a quando i rapporti dei controlli interni della collettività resteranno fuori dallo spazio pubblico?» ha chiesto, invitando i responsabili cantonali a riflettere su come diffondere i risultati dei loro lavori. Presente in sala, il Capo settore revisione interna del CCF, Sacha Lembo, avrà preso nota e riferito a Bellinzona? Un buon esempio arriva dalla Città di Losanna che ha deciso di pubblicare i rapporti del proprio controllo delle finanze. «Un’importante decisione di principio a favore di una maggiore trasparenza nell’uso del denaro pubblico» ha affermato Eric-Serge Jeannet, vicedirettore del Controllo federale delle finanze, l’organo di controllo dei conti della Confederazione che da ormai dieci anni pubblica i suoi rapporti, inviandoli direttamente alla stampa. In Ticino, si sa, l’ostruzionismo istituzionale è di casa. E quando un’apposita commissione dello Stato svergogna l’autorità esecutiva dello Stato medesimo, questo si vendica fatturando a un giornalista le 8,5 ore di lavoro (!!!) necessarie per preparare quattro documenti. Senza dimenticare la chiavetta, naturalmente. Così, la prossima volta ci si pensa due volte a chiedere quanto – per legge – tutti avrebbero diritto a consultare. Tiè! |