A Zurigo un gruppo di lavoro del dipartimento comunale della sanità suggerisce che la città adegui ed estenda agli immigrati la sua offerta di posti nelle case per anziani. La proposta equivale finalmente ad una presa d’atto dell’esistenza di un problema che sarà sempre più grave in futuro. Diverse associazioni di italiani e spagnoli avevano presentato negli ultimi anni richieste e petizioni al Municipio di Zurigo, affinché venisse considerato il problema dei sempre più numerosi immigrati di prima generazione che, una volta raggiunta l’età del pensionamento, per diversi motivi preferiscono rimanere in Svizzera piuttosto che rientrare nel paese d’origine. Molti, infatti, dopo aver lavorato per 30 o 40 anni pensando di rimpatriare al più tardi all’età del pensionamento, giunti a questo traguardo si rendono conto che la rete delle loro relazioni familiari e sociali (figli, altri parenti, amici) è più forte in Svizzera che al loro paese. A ciò si aggiungano due valutazioni decisive per le persone anziane: i servizi sanitari in Svizzera sono ritenuti migliori; ed il costo della vita nel proprio paese, generalmente più basso, è salito a tal punto da influire sempre meno nel confronto tra vantaggi e svantaggi. Attualmente, secondo le statistiche, su una popolazione di 3 mila 600 ospiti dei 27 ricoveri e delle 10 case di cura per anziani del comune di Zurigo, gli italiani e gli spagnoli non raggiungono il centinaio, mentre si contano su una mano quelli provenienti da altri singoli paesi. Eppure, gli italiani abitanti a Zurigo che hanno superato i 70 anni d’età sono 1’100, quelli provenienti da Germania ed Austria sono insieme un migliaio, 300 sono gli ex-jugoslavi ed un centinaio gli spagnoli. Ma gli specialisti pronosticano che gli stranieri ultraottantenni abitanti in città cresceranno del 124 per cento entro il 2020. Ovvio, perciò, che le autorità comincino a pensare seriamente al fenomeno. Ma come? «Dobbiamo soddisfare meglio i bisogni degli immigrati». Così s’è espresso poco più di un mese fa Franjo Ambroz, membro della direzione delle case comunali per anziani di Zurigo e presidente dello speciale gruppo di lavoro incaricato dal Dipartimento comunale della sanità e dell’ambiente di studiare il problema. Ambroz e la sua commissione hanno cominciato a formulare una prima serie di proposte, contenute in un rapporto di prossima pubblicazione. «Siamo giunti alla conclusione che in futuro il servizio dovrà essere più orientato verso gli immigrati», ha detto Ambroz riferendosi chiaramente all’esigenza d’impiegare nei ricoveri per anziani della città più personale che parli le lingue degli immigrati anziani, che ne conoscano la cultura, le tradizioni alimentari ed i costumi. E non è solo questione di capire i bisogni materiali dei vecchi lavoratori provenienti dai paesi mediterranei, ma anche le particolari sensibilità delle rispettive culture. Come il fatto che non tutti gli stranieri anziani sono, per esempio, disposti ad accettare cure corporali prestate da persone di sesso diverso. O come la consuetudine che, per prendere commiato da un anziano che sta morendo, si presenta una folla di diverse decine di parenti. Sono situazioni concrete davanti alle quali i ricoveri e le case di cura non sono preparate. Quindi, secondo lo speciale gruppo di lavoro occorre innanzitutto adattare l’offerta a tali esigenze ed informarne adeguatamente la popolazione straniera. Occorrerà poi riflettere se, in una seconda fase, sia meglio istituire nelle case per anziani delle apposite sezioni per stranieri, o creare dei ricoveri dedicati esclusivamente a loro. L’orientamento, specialmente da parte delle associazioni di migranti, è verso la prima soluzione, perché non si vogliono certamente promuovere dei nuovi ghetti per stranieri anziani. Un’esigenza, questa, che le autorità cittadine non potranno ignorare, soprattutto perché in questa direzione si stanno già muovendo diverse case per anziani private di Zurigo. Ma prima, però, si dovrà superare l’opposizione dell’Udc, che s’è già prontamente annunciata.

Pubblicato il 

01.10.04

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