La calata dei tassi

Mai, nella storia recente dell’economia statunitense, la banca centrale ha ridotto i tassi tanto frequentemente come negli ultimi due mesi. In poco tempo il costo del denaro è diminuito di due punti percentuali, nel tentativo di rilanciare un’economia che sta mandando chiari segnali di rallentamento. Cosa significa tutto ciò? L’abbassamento dei tassi di riferimento implica una diminuzione del costo del denaro, in altre parole è possibile prendere in prestito dei capitali, pagando un tasso d’interesse sempre più basso. Lo scopo che si vuole raggiungere è quello di stimolare gli imprenditori ad investire nelle proprie attività a condizioni sempre più favorevoli. Ammodernamento dei macchinari, investimenti in ricerca e sviluppo, lancio di campagne pubblicitarie e incremento della manodopera sono tutti effetti desiderati e desiderabili, anche se resta da stabilire con certezza se la semplice manovra del taglio dei tassi è sufficiente a fornire un fondamento solido a questi fenomeni di ripresa economica. L’inghippo sta nel fatto che le imprese, per la loro stessa natura, mirano al profitto, inseguendolo anche con manovre di tipo contabile. Per cui se il mercato di un certo prodotto è per il momento saturo e le vendite ristagnano, minacciando i risultati di fine anno, ecco che una delle manovre possibili è il taglio di qualche migliaio di posti di lavoro. Questo farà diminuire i costi, aumentando si riflesso l’utile. Senza che in realtà l’azienda abbia venduto una sola unità in più. A questo punto risulta facilmente deducibile il fatto che in realtà gli imprenditori non reagiscono meccanicamente in modo positivo a questi stimoli della banca centrale, ma soppesano esattamente i pro e i contro e agiscono di conseguenza e secondo il loro ed esclusivo tornaconto. E se ai primi tagli dei tassi le reazioni sono abbastanza violente e immediate, con il calare del costo del denaro esse si fanno sempre più rare e impercettibili, perché sempre minori sono i benefici diretti che le industrie ne possono trarre. Tutto questo, naturalmente, ha delle ripercussioni sulla vita quotidiana di milioni di individui, ed è questo il motivo per cui gli investitori si interessano al fenomeno, e per cui i mercati finanziari ne sono così influenzati. Da queste reazioni si possono trarre preziose indicazioni circa l’orientamento dei consumi nel prossimo futuro. Per questo, se al prossimo calo dei tassi le borse non dovessero reagire con entusiasmo, ci sarebbe poco da stare allegri, perché potrebbe significare che è stato raggiunto il limite oltre il quale una diminuzione del costo del denaro non è più ritenuta interessante. Probabilmente il primo grave segnale di una vera crisi.

Pubblicato il

18.05.2001 14:30
Paolo Riva
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