La breve stagione del cinema sociale

"Tutti in piazza il Primo Maggio" era l'appello che compariva spesso al cinema nei film dei primi anni '30. Ma ben presto esso si trasformò in "Vacanze nelle case del sindacato". In Svizzera i film sul mondo operaio sono sempre stati al servizio delle esigenze politiche del momento.

Per la propaganda politica le immagini in movimento stanno vivendo una seconda giovinezza. E la funzione che oggi esercitano i clip diffusi online o i videoblog un tempo era quella del cinema. Durante la sua età dell'oro, nella prima metà del ventesimo secolo, il cinema di propaganda ha prodotto dei capolavori, soprattutto in Germania e in Russia. Anche in Svizzera la sinistra si appropriò di questo mezzo di comunicazione a scopi politici: fra il 1928 e il 1953 sono stati prodotti oltre 50 film.
I più attivi in ambito cinematografico furono l'Unione sindacale svizzera (Uss) e il Partito socialista svizzero (Pss). Allora Uss e Pss erano le colonne portanti del movimento operaio. E fino al 1943 la sinistra era rimasta esclusa dal Consiglio federale. La Svizzera degli anni '30 era politicamente dominata da un parlamento borghese-conservatore. Questa situa-
zione costrinse la sinistra ad uno sforzo propagandistico – e il cinema era allora un mezzo assolutamente innovativo. Più volte Uss e Pss raccolsero i finanziamenti necessari per poter produrre dei film sui temi cari alla sinistra e sulle sue organizzazioni.
Di un buon numero di questi film non si conoscono gli autori. Di solito essi erano registi di film su commissione. Ad esempio diverse sono le produzioni realizzate da Richard Schweizer per la Praesens Film o da Valerién Schmidely per la Pro Film. Di Kurt Früh è il film "Hände wollen Arbeit" ("Le mani vogliono lavoro"). Registi dilettanti ce n'erano pochi – non da ultimo perché il cinema era un mezzo di comunicazione troppo caro per i lavoratori.
È interessante notare che quasi nessun altra organizzazione del movimento operaio ha conteso all'Uss e al Pss il terreno della propaganda cinematografica. Ad esempio nel Partito comunista o nell'Organizzazione sindacale rossa non ci fu alcun entusiasmo cinematografico. Si trattava di gruppi piccoli, che impiegavano piuttosto i loro pochi mezzi nella propaganda a mezzo stampa. E i sindacati di orientamento cristiano e i partiti borghesi non vedevano il bisogno di fare propaganda con mezzi cinematografici, tranne rare eccezioni.

Un cinema povero

La Schweizerische Arbeiterbildungszentrale (Centrale svizzera per la formazione dei lavoratori), che funzionava da distributore centrale, metteva in circolazione questi film sotto l'etichetta di "film sociali". Infatti nei contenuti riflettevano per lo più delle realtà sociali e nelle intenzioni dovevano dare vigore alla lotta della popolazione salariata per delle condizioni di vita e di lavoro migliori. Dal punto di vista formale e stilistico non si può indicare un denominatore comune nei film del movimento operaio svizzero. Tuttavia quanto prodotto in Svizzera negli anni '30 e '40 si distingue chiaramente dal "cinema proletario" della Germania della Repubblica di Weimar o dal "cinema russo" dell'ancor giovane Unione Sovietica. Non c'erano né dei mezzi di produzione paragonabili, né un'unica direzione ideologica, unitaria e costante negli anni, a cui le organizzazioni dei lavoratori si sentissero obbligate di rimanere fedeli.
I film prodotti in Svizzera si riferivano temporalmente e tematicamente alla prossima votazione popolare, alle imminenti elezioni o semplicemente al reclutamento di nuovi membri. Un orizzonte questo che non favoriva né le tendenze rivoluzionarie e neppure degli esiti artistici di spessore. Durante la fase del dibattito pubblico precedente l'adozione di una nuova legge, fase che poteva durare mesi se non anni, il movimento operaio svizzero usava piuttosto il cinema per rendere più popolari i suoi argomenti. Accanto a questo tipo di film di propaganda quasi tutte le organizzazioni del movimento operaio avevano dei film autopromozionali che mettevano sotto la miglior luce possibile le proprie conquiste e le prestazioni offerte. Servivano soprattutto al reclutamento di nuovi associati. Infine c'era una piccola cerchia di dilettanti che riprendevano con la cinepresa le manifestazioni del Primo Maggio, i campi dell'organizzazione giovanile "Falchi rossi", le feste di ginnastica dei lavoratori e le diverse azioni di solidarietà.
Il "cinema di sinistra" era per lo più un cinema povero economicamente. Il supporto preferito era dunque la pellicola 16 mm: piccole camere e proiettori leggeri garantivano una rapida diffusione dei film che, per ragioni di costi, rimasero muti fin dentro agli anni '40. Per molte piccole produzioni i cinematografi regolari rimasero inaccessibili. Soltanto i film a sostegno di determinate campagne o i film autopromozionali dei più grossi sindacati venivano proposti come "programmi collaterali" nei cinema. La maggior parte dei "film sociali" furono proiettati al di fuori delle sale cinematografiche: in occasione di assemblee sindacali o associative, di conferenze o di comizi elettorali nelle sale comunali, negli esercizi pubblici o all'aperto.

I combattivi anni '30

A guardare oggi questi film colpisce soprattutto la coincidenza fra retorica e modalità espressive da un lato e la situazione politica generale del momento dall'altro. I film (relativamente) più combattivi videro la luce nei primi anni '30: esigevano non solo un miglioramento della situazione della popolazione salariata, ma anche un nuovo sistema sociale, più giusto. La grossa crisi economica diede a queste richieste non solo l'urgenza, ma anche una dimensione esistenziale. Formalmente al di sopra degli altri è il mediometraggio di finzione "Ein Werktag" ("Un giorno lavorativo"), prodotto dal Pss per le elezioni federali del 1931. Il film mostra, con l'esempio di cinque destini individuali, la triste sorte della popolazione salariata e termina con una furiosa manifestazione e l'appello a votare socialdemocratico.
Interessanti sono anche le produzioni del regista dilettante Robert Risler, che in parte fu pure sostenuto personalmente dal sindaco di Zurigo Emil Klöti. Nel 1934 con "Der Rote Tag" ("Il giorno rosso") Risler filmò una grande mobilitazione del Primo Maggio. Dello stesso anno è anche il suo film "Solidarität" ("Solidarietà"): documenta la distribuzione di crauti, salsicce e vestiti ai disoccupati. Con il film "Arbeit und Wohlstand für alle" ("Lavoro e benessere per tutti") il Pss e l'Uss fecero campagna nel 1935 per la cosiddetta iniziativa di crisi. Ma quanti risultati abbia ottenuto questa campagna e, più in generale, abbiano raccolto i film di propaganda è difficile da valutare anche per quei casi in cui si può ricostruire approssimativamente la dimensione del pubblico intervenuto alle proiezioni.

Il cinema della pace sociale

Nel 1937 il più grande sindacato svizzero, la Flmo, e i datori di lavoro siglarono un patto di non belligeranza. Al più tardi da questa cosiddetta pace del lavoro andò perdendosi anche lo stile più confrontativo dei film. Lo si può dimostrare fin anche nel montaggio. Prima del 1935 il mondo dei ricchi e dei privilegiati era spesso contrapposto al mondo dei lavoratori attivi e che producevano plusvalore – una tecnica che serve a sottolineare le contrapposizioni di classe, riconducibile ai film rivoluzionari russi e che si riscontra in produzioni svizzere come "Arbeit und Wohlstand für alle", "Freiheit oder Diktatur" ("Libertà o dittatura") e "Tag des Arbeiters" ("Giorno del lavoratore").
Questa forma di montaggio sparì dopo che, nel 1935, il Pss aveva lanciato un programma di pianificazione economica orientato al massimo consenso. Visto l'imminente pericolo della guerra il Pss e l'Uss si adeguarono alla linea della Difesa spirituale del Paese e entro breve tempo poterono essere annoverati fra i più coerenti sostenitori della democrazia svizzera. Questo si ripercosse anche nei film sindacali, che ora si riconoscevano nell'unità del popolo, come in "Uns der Wehr, dem Land zur Ehr". In particolare dopo la guerra le produzioni sindacali si misero a sostenere un vero e proprio mantenimento delle posizioni acquisite: i film autopromozionali dei singoli sindacati ponevano ora al centro dell'attenzione delle conquiste come la giornata di otto ore, le ferie pagate, la formazione continua e le case di vacanza dei sindacati. Questa mentalità fu spinta alle ultime conseguenze dalla Flmo con una produzione del 1962. Il film non solo aveva un titolo che era una vecchia conoscenza – "Uns der Wehr, dem Land zur Ehr" – ma anche strutturalmente era in gran parte identitco a quello del suo predecessore di prima del 1943. È espressione di un sindacato poco dinamico e contento di sé, che non aveva ancora a che fare con la perdita di consensi alla base e con la drastica riduzione degli effettivi nell'industria durante gli anni '80.


Thomas Schärer e Stefan Länzlinger sono degli storici, autori del libro "Stellen wir diese Waffe in unseren Dienst". Originale del testo in tedesco, traduzione a cura di area

Pubblicato il

06.11.2009 04:30
Stefan Länzlinger
Thomas Schärer