È bastato che il Dow Jones chiudesse una seduta sopra i 9 mila punti per far gridare alla fine del periodo di vacche magre. Per non parlare di quando lo stesso indice è riuscito ad installarsi per alcuni giorni sopra la barriera dei 9 mila 100. Ma è sufficiente desiderare tantissimo una cosa, perché questa si avveri rapidamente, come sembra il caso per questa inversione di tendenza in borsa? Probabilmente no, e sarà meglio non lasciarci trasportare troppo dai nostri desideri, se vogliamo interpretare la realtà in modo relativamente corretto, invece di lasciarci abbagliare dal miraggio di un mercato rialzista, quando tutti i segnali parlano invece di una tregua in un mercato che rimane comunque depresso. In sostanza quello che mi pare di capire, è che il desiderio di tornare a guadagnare qualcosa dai propri investimenti è tale da offuscare la lucidità di giudizio necessaria per capire realisticamente come è meglio muoversi, invece di agire come se le cose andassero come nel migliore dei mondi possibili. Di colpo sono tornati in auge i tecnologici, ritenuti fra i maggiori responsabili del buco nero degli ultimi tre anni, come se tutte le analisi che ne hanno condannato l’esplosione in borsa non fossero mai state pubblicate. I tecnologici potranno anche tornare a recitare una parte importante a Wall Street, ma credere che il momento sia già arrivato mi sembra azzardato e prematuro, soprattutto quando il solo elemento a sostegno di una simile tesi è dato dal prezzo conveniente delle azioni di queste aziende. Comperare basso e vendere alto è una costante della borsa, ma ciò non vuol dire che bisogna comperare qualsiasi cosa, quando questa costa poco. Sarebbe una semplificazione dannatamente pericolosa della teoria. Esistono aziende, sia fra i tecnologici che negli altri settori, che hanno perso più o meno il 90 per cento del proprio valore, e nonostante ciò sono ancora sopravvalutate. Occhio dunque ai passi falsi! Chi si occupa di comportamento sa che gli esseri umani tendono a lasciarsi prendere la mano in questi momenti positivi della borsa, e per definire questo stato d’animo è stata coniata l’espressione “euforia irrazionale”. In altre parole, quando la borsa sale tendiamo stupidamente a credere che questa salita non finirà mai. Insomma, diventiamo tutti un po’ stupidi, per cui gli analisti, nell’intento di riportarci sulla retta via, ci esortano a liberarci delle azioni in utile, vendendole a qualcuno più stupido di noi.

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20.06.03

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