La “bolivariana” del Venezuela

Dall'arrivo di Hugo Chavez al potere il Venezuela è impegnato in un'esperienza politica originale: il processo di Rivoluzione bolivariana (dal nome di Simon Bolivar, unificatore e liberatore dell'America latina). Grazie ai profitti derivanti dal petrolio questo processo è caratterizzato da una forte redistribuzione del reddito che va a favore delle categorie sociali più povere. Lo scopo dichiarato è quello  di migliorare l'accesso all'educazione, alla cure sanitarie e sviluppare una democrazia partecipativa. Cioè di un governo che coinvolga i gruppi interessati nelle decisioni politiche che li concernono. A Caracas abbiamo incontrato José Vicente Rangel, il 77enne vice presidente della Repubblica e braccio destro di Hugo Chavez, che – con fermezza ma meno foga del suo presidente – analizza l'attuale situazione del Venezuela.

José Vicente Rangel da più parti l'attuale classe dirigente venezuelana viene accusata di populismo. Cosa ne pensa?
Non so cosa si intende per la parola "populismo". Quelli che ci criticano probabilmente non amano il nostro impegno politico al servizio dei più poveri, delle classi sociali più sfavorite. Non amano il fatto che noi offriamo un'alternativa sociale ai cittadini di questo paese. Noi populisti? Solo perché ci impegniamo per i poveri?
Forse è anche il risultato di certe operazioni di disinformazione portate avanti dai media americani…
L'attitudine di certi media è effettivamente molto inquietante, perché pensano che nessun progetto sociale ed economico si possa realizzare al di fuori del modello neoliberale. È questa la cosa che più li infastidisce. Ci vorrebbe però una maggiore vicinanza fra la realtà presentata dai media e la realtà della società! Il modo migliore per rispondere a queste derive è da un lato quello di istituire un dibattito permanente su queste questioni, e dall'altro offrire ai giornalisti stranieri la possibilità di andare al di là dell'informazione ufficiale e formale.
Il petrolio non ha un ruolo eccessivo nell'economia venezuelana? Non dovreste cercare una maggiore diversificazione?
La diversificazione è già in corso. La prova migliore di ciò che ho affermato è che attualmente i settori che hanno una maggiore crescita sono quelli non petroliferi. Vogliamo anche sviluppare la produzione di gas dato che abbiamo la più grande riserva del Continente. Inoltre il petrolio non è fine a sé stesso, vogliamo favorire anche altre forme d'energia. Lo dico pensando al fatto che il Venezuela è uno dei paesi fondatori dell'Opec (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, ndr) e che da noi diciamo comunque che "il petrolio è l'escremento del diavolo!".
A volte si ha l'impressione che i dirigenti venezuelani si sentano investiti da una missione al servizio di tutta l'America latina…
Quello che sta succedendo da noi non è "esportabile" in altri paesi. È vero che molti paesi e molti politici guardano con interesse il Venezuela, tanto più che abbiamo dimostrato che si possono cambiare le cose senza manipolare le persone. Con questo spirito mettiamo volentieri a disposizione la nostra esperienza, senza voler imporre nulla. Non abbiamo alcuna mira imperialista sul resto del Continente, abbiamo già i nostri problemi qui. Hugo Chavez ha fatto uscire Simon Bolivar dal Pantheon, una buona cosa. Ma non dimentichiamoci gli eroi sono più presentabili quando sono delle statue.
Se si considerano i rapporti di forza su scala internazionale, senza dimenticare il peso che hanno gli Stati Uniti, non converrebbe rinforzare i legami fra l'America del Sud e l'Europa?
Amo molto l'Europa. Ma in un certo senso l'Europa è stata ed è purtroppo latitante nei confronti dell'America latina. Storicamente questa riluttanza la si può capire se si prendono in considerazione le colonizzazioni spagnole e portoghesi, ma questa assenza ha contribuito al rafforzarsi della presenza americana. È però giunto il tempo di invertire i ruoli, perché noi ci intendiamo molto meglio con gli europei che con gli americani.
Dall'ascesa di Hugo Chavez al potere la fuga di capitali dal paese è stimata in 40 miliardi di euro, cioè lo stesso ammontare del debito estero del Venezuela. Forse una parte di questo denaro ha preso la strada per la Svizzera…
(Ride, ndr) Certamente! Una parte di questi soldi si deve essere rifugiato nel vostro paese, ma sapete, oggi molti altri paradisi fiscali sono più temibili del vostro. Ho molta ammirazione per la Svizzera, un paese totalmente democratico dove l'esercizio della democrazia è quotidiano. È un fatto al quale sono molto sensibile perché da noi il potere è stato sequestrato per anni da una piccola élite. Un potere che adesso noi vogliamo restituire alla popolazione intera.
Visti da fuori si ha l'impressione che avete privilegiato troppo i vostri legami con  Cuba.
È possibile, ma bisogna sottolineare il fatto che il Venezuela ha un forza di attrazione maggiore a quella di Cuba dato la nostra migliore situazione economica.

Pubblicato il

01.09.2006 03:30
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