“I barbari sono alla porta”, scrivevano nel 1989 due studiosi americani (Bryan Burrough e John Helyar) in un libro ch’ebbe successo, ma fu presto dimenticato. I barbari erano i “nuovi lupi del capitalismo”; uomini in doppiopetto che stavano appropriandosi della finanza e anche della politica. Oggi si parla di barbari solo per gli immigrati alle frontiere. Il grande storico francese Fernand Braudel ha dimostrato che il capitalismo cambia lungo la storia. Unico nella sostanza, molteplice nelle forme. Dagli anni ’80 è apparsa una nuova forma dalle caratteristiche sconvolgenti: oppositore delle regole (deregolamentazione), fautore della libera circolazione dei capitali (liberalizzazione), promotore della finanza pigliatutto (finanziarizzazione dell’economia), planetario (mercato globalizzato). È così che la finanza è diventata la prima industria del mondo, ha conquistato una posizione di superiorità illegittima sull’economia reale, ha alimentato il gran casinò della sempre più alta posta in gioco, ha imposto un nuovo ordine che la crisi del 2008 ha sì scardinato, ma che poi, assurdamente, ha risistemato e nemmeno modificato. I barbari, ormai dentro casa, hanno dato vita ad un capitalismo criminogeno. Non si vuole ammetterlo. Criminogeno, non criminale. Non si tratta qui di emettere un giudizio sull’essenza del capitalismo. Ci vuole altro. Si tratta piuttosto di rilevarne le potenzialità e le dinamiche malefiche connaturali che portano, senza giri di parole, non solo alla frode ma allo sgretolamento di società, libertà, giustizia sociale. La vera crisi sta qui. Non è più economica. Prendiamo un caso emblematico tolto dall’attualità. Dà l’idea. Il gigante farmaceutico americano Pfizer vuole assorbire il concorrente irlandese Allergan pagando 150 miliardi di dollari (in termini di pil è quasi come comperare un terzo della Svizzera). È la massima fusione sinora avvenuta di questo settore. Qual è lo scopo? Far delle economie (risparmiare), ottenere più utili, sfuggire alle imposte (Pfizer: fatturato attorno ai 50 miliardi di dollari, utile netto 15 miliardi, profitto del 28 per cento.). Qual è il trucco? Se l’acquirente americano (Pfizer) si fa, contro ogni logica economica, l’acquistato, potrà adottare la nazionalità… dell’acquistato (Allergan), che ha la sede in Irlanda. Strategia “ottima”: dimezzamento dell’imposizione fiscale (dal 35 per cento americano, al 15 per cento irlandese). Guadagno sicuro: due miliardi di dollari netti sul tappeto senza muovere paglia. Persino un deputato americano tutto destra ha dovuto esclamare: disgustoso! Raggirare la legge o non rispettarla è sempre stato lo sport praticato dai signori del capitalismo, definiti “robber barons”, i baroni ladroni o i “vulture capitalist ”, gli avvoltoi dei fondi. Alla terminologia di base (deregolamentazione, liberalizzazione, finanziarizzazione) si è aggiunta l’“ottimizzazione” il cui scopo è di migliorare senza tregua la redditività degli attivi. Con due mosse: riduzione drastica dei costi, che sono sempre quelli del lavoro (negli ultimi tre anni la Pfizer ha eliminato 40 mila posti di lavoro per risparmiare); fiscalità aggressiva (evitare le imposte per distribuire più dividendi). Il caso citato, forse estremo per la sua sfacciataggine, ma non unico come comportamento, ci dice che la barbarie si è ormai banalizzata ed è sistema. Anche nel nostro microcosmo, quando, chi pontifica e pretende di insegnarci in conferenze pubbliche la “buona economia” e impreca contro il debito dello Stato, si ottimizza altrove, magari a Monaco.
|