La Svizzera senza Christoph

Come sarà il "dopo Blocher"? Non molto diverso dal "prima", pare. La sollevazione dell'Udc, che minacciava fuoco e fiamme per l'estromissione del suo capo dal Consiglio federale, è rapidamente rientrata.  Troppo dura la botta incassata, che arriva giusto dopo le sconfitte del presidente del partito Ueli Maurer a Zurigo e del vicepresidente Toni Brunner a San Gallo, con l'aggiunta degli aspri rimproveri mossi al velenoso Christoph Mörgeli, messo in un angolo dall'argoviese Ulrich Giezendanner. Troppo alto il rischio di una spaccatura interna, addirittura di una secessione, che significherebbe far cattivo uso del consenso ottenuto da un terzo dell'elettorato. E, infine, troppo grande il duplice rischio di precipitare in una crisi il centro e di offrire al Ps l'opportunità di trarne profitto.

Al tutto si è aggiunto il dietrofront fatto dallo stesso Christoph Blocher, rispetto alla sua prima reazione stizzita subito dopo la mancata rielezione. A mente fredda (ed a conferma della sua capacità di pensare ed agire politicamente) Blocher ha detto in sostanza due cose. La prima è che lui non avrebbe «collaborato ad una politica ostruzionistica»; la seconda è che «se i bernesi vogliono incontrarsi ogni 14 giorni con Samuel Schmid ed i grigionesi con la signora Widmer-Schlumpf, questo è affar loro». E così l'Udc s'è trovata smentita e isolata dal suo stesso capo. Le analisi degli osservatori sono state impietose: il partito ha dovuto decidere, pressoché sotto gli occhi di tutti e incalzato dai media, come impostare la sua politica d'opposizione avendo due ministri in governo.
Il capogruppo Caspar Baader ha quindi annunciato la decisione, presa con 60 voti contro 3 e nessuna astensione, che non ci sarebbero stati «nessuna spaccatura, nessun sottogruppo e nessun "cavallo di Troia"». Ogni parlamentare dell'Udc rimane quindi libero di mantenere i contatti con i consiglieri federali, e non si parla più dell'idea (che aveva mandato su tutte le furie la bernese Ursula Haller) di far loro sottoscrivere una dichiarazione di lealtà. E persino il presidente Maurer ha dovuto rinunciare (nonostante cercasse di mitigare con battute di spirito questo ulteriore fallimento personale) ad imporre una nuova ripartizione dei posti dell'Udc nelle commissioni parlamentari.
A votare contro la decisione della maggioranza sono stati tre bernesi: i consiglieri nazionali Christian Waber («Ne ho abbastanza di questo circo. Farò politica con la mia credibilità, da indipendente»), Ursula Haller, ed il consigliere agli Stati Werner Leginbühl. Gli altri parlamentari bernesi e grigionesi hanno preferito, seguendo le indicazioni degli stessi consiglieri federali Schmid e Widmer-Schlumpf, non provocare spaccature ed acconsentire al compromesso trovato.
Ma questa parziale marcia indietro dell'Udc, pur non cambiando molto nella politica di questo partito, non può evitare di avere qualche ripercussione al centro. Che non potrà cambiare molto lo dicono gli altri partiti di governo. Per i socialisti, non si vede come un partito di destra possa fare opposizione ad un governo nel quale predomina la politica della destra. Secondo Christian Levrat, candidato alla presidenza del Ps, l'opposizione dell'Udc «non sarà maggiore di quanto lo sia stata finora. Anche con il consigliere federale Blocher questo partito non si è trattenuto. E la nuova situazione non dovrebbe avere una grande influenza sul nostro orientamento: i nostri elettori non vogliono un Ps al centro, ma a sinistra, impegnato e credibile».
Pareri simili sono stati espressi sia nel Ppd che nel Plr. «Non posso immaginare che adesso l'Udc si metta a combattere la libera circolazione delle persone e i bilaterali», ha detto il consigliere agli Stati svittese Bruno Frick, del Ppd. «L'accusa secondo cui adesso il Ppd appartiene alla sinistra non avrà conseguenze sugli elettori, i quali sanno che siamo un partito borghese. Non ci lasciamo attaccare altre etichette dall'Udc». Il Plr è parso il partito più dispiaciuto del benservito dato a Blocher, ed il suo presidente Fulvio Pelli s'è spinto a dire che con l'Udc all'opposizione «vengono forse messi in pericolo i bilaterali». Forse. Ma subito dopo ha aggiunto che non cambierà nulla nella politica del suo partito.
Ciò che invece subirà qualche scossone sono proprio i rapporti tra i partiti di centro. Sia il Ppd che il Plr temono adesso di venir messi sotto pressione dall'Udc, che chiederà loro di dimostrare ad ogni passo di perseguire veramente una politica borghese. Ambedue però, e in particolare il Plr, vogliono liberarsi dall'impressione di essere il "junior partner" (il socio giovane) dell'Udc. Per riuscirci, devono però trovare un'intesa al centro e fare una politica credibile di centro-destra. Questo è possibile per le questioni di politica economico-finanziaria e di sicurezza; molto più difficile appare invece per le questioni di politica sociale, sanitaria, della famiglia, dell'educazione e dell'ambiente, dove o cedono all'Udc e alla deriva a destra (cosa non sempre possibile), o costruiscono una maggioranza di centro facendo concessioni alla sinistra.

I dossier a rischio

La ripartizione delle competenze all'interno del Consiglio federale rimane immutata, con la neoeletta Eveline Widmer Schlumpf che riprende il Dipartimento di giustizia e polizia diretto finora da Blocher. C'è dunque da supporre che nulla muterà nell'indirizzo degli altri dipartimenti e nell'orientamento generale del governo. Al massimo, visto che ci sarà maggiore tranquillità (Blocher s'intrometteva volentieri nella gestione degli altri dipartimenti), Couchepin non si sentirà più costantemente sfidato e Leuenberger  messo sotto pressione, per cui il primo potrebbe prendersela comoda prima di dimettersi ed il secondo pensare a ritirarsi senza correre il rischio di far cadere il suo importante settore nelle mani dell'Udc e addirittura di Blocher.
Ma queste sono, al momento, pure speculazioni. Di certo c'è che la nuova consigliera federale avrà molto da fare a sostenere l'opposizione del suo stesso partito rispetto agli importanti dossier a lei affidati. Il primo e più pesante è la libera circolazione delle persone. La Svizzera sta negoziando attualmente con Bruxelles come il relativo accordo bilaterale, in vigore già da 5 anni, potrà essere esteso ai nuovi stati membri dell'Ue, quali la Romania e la Bulgaria. L'immigrazione da questi paesi dovrebbe venir limitata con clausole di protezione, ma l'Asni (Azione per una Svizzera neutrale e indipendente) minaccia il referendum, e non si sa se l'Udc appoggerà questo gesto del suo "braccio armato". Compito della Widmer-Schlumpf sarà quello di convincere la base dell'Udc che l'estensione della libera circolazione è una "logica conseguenza della via bilaterale".
Gli altri temi a rischio opposizione sono: la sicurezza interna (sorveglianza preventiva di estremisti e terroristi), il Ministero pubblico della Confederazione (a chi affidarne la sorveglianza?), l'aiuto al suicidio (da sottoporre al controllo della Confederazione?) , la "lex Koller" (vendite immobiliari agli stranieri). Per ognuno di questi dossier è possibile che l'Udc faccia opposizione, o sviluppi una certa resistenza passiva. Una tale situazione sarebbe superabile unicamente da una maggioranza di centro. E questo significa che Ppd e Plr dovranno fare concessioni alla sinistra. Ma molto dipenderà dall'abilità della nuova consigliera federale.

Pubblicato il

21.12.2007 01:30
Silvano De Pietro
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