Grande manifestazione doveva essere e grande manifestazione è stata. 12 mila persone provenienti da tutta la Svizzera hanno sfilato a Berna sabato scorso per lanciare la campagna per i 2 No alla nuova legge stranieri e alla revisione della legge sull'asilo in votazione il 24 settembre. C'erano molti svizzeri. Ma c'erano anche tanti stranieri che hanno espresso il loro dissenso alle politiche discriminatorie durante la manifestazione, visto che non potranno farlo tramite le urne e, soprattutto, saranno loro in prima persona a subirne gli effetti. "La Svizzera siamo noi" lo slogan che ha lanciato la manifestazione. Una Svizzera multiculturale, consapevole che la ricchezza di questo paese è stata costruita con l'apporto determinante di molti stranieri, che si sono succeduti in diverse ondate migratorie. Un paese che sente anche un debito di riconoscenza per il progresso culturale e sociale avuto grazie alla presenza degli stranieri in terra elvetica.

L'opposizione alle leggi in votazione non è stata però la sola ragione per partecipare alla manifestazione.
Molti sans papiers sono venuti a Berna per chiedere la regolarizzazione dal profilo legale della loro situazione. Tra loro, vi era un folto gruppo di donne filippine, provenienti dal canton Ginevra, che lavorano come domestiche, nella maggior parte dei casi illegalmente. «Siamo stufe di lavorare senza alcun riconoscimento dei nostri diritti, senza alcuna protezione sociale. Quando ci ammaliamo, non abbiamo nessuna copertura. Se siamo in gravidanza altrettanto. Eppure lavoriamo come tutti e come tutti dovremmo avere dei diritti» spiegano, quasi in coro, ad area.
Lourdes, rappresentante dei sans papier è poi intervenuta dal palco.
«La vera misura di accompagnamento per lottare efficacemente contro il precariato e il dumping salariale deve essere la regolarizzazione collettiva dei sans papiers in Svizzera. Fintanto che esisteranno dei lavoratori senza diritti, non si potrà contrastare efficacemente il peggioramento delle condizioni di lavoro e salari» ha esclamato Lourdes «Siamo la manodopera a buon mercato, quella che fa i lavori più umili, quelli rifiutati dagli svizzeri. Approfittano del fatto che non abbiamo diritti per introdurre sempre più flessibilità e dumping salariale nei confronti di tutti i lavoratori, svizzeri e non».
Ben presenti anche i richiedenti l'asilo, per i quali partecipare ad una manifestazione non è un fatto scontato. Hanno paura a mostrarsi pubblicamente, a causa del loro statuto precario, sempre soggetti ad una       possibile espulsione.
Malgrado ciò, in diversi sabato hanno avuto il coraggio di dire basta ai continui attacchi al diritto l'asilo in Svizzera e al progressivo smantellamento dei diritti umani più elementari che la destra sta tendando di   imporre in questo paese.
La revisione della legge sull'asilo che sarà in votazione il 24 settembre  prevede, ad esempio, fino a due anni di carcere per chi non presenta i documenti comprovanti la propria identità o addirittura la detenzione  fino a sei mesi per i minorenni. «Vengo dalla Costa d'avorio per sfuggire alla guerra che imperversa nel mio paese – spiega ad area un richiedente l'asilo –. Sono falegname e carpentiere. Vorrei poter lavorare, non per forza nel mio settore, anche se lo preferirei. Se non lo pratichi per un lungo periodo, rischi di perdere le conoscenze che avevi. Ma andrebbe bene qualsiasi lavoro, pur di non essere inattivo».
Alonso, uno spagnolo da oltre venti anni in Svizzera, spiega le ragioni della sua partecipazione alla manifestazione: «Sono qui per solidarietà con i clandestini che lavorano senza avere diritto al rispetto e alla dignità».
«Ho il doppio passaporto, spagnolo e svizzero» ha poi continuato Alonso «ma non dimentico quanto sia difficile la vita dell'emigrante, in particolare all'inizio». Visto che c'è una certa probabilità che la Svizzera incontri la Spagna negli ottavi di finale del Campionato del Mondo, gli chiediamo per chi farà il tifo: «Sarò neutro. Ho passato 24 anni in Spagna e quasi altrettanti in Svizzera. Quindi che vinca il migliore».
D'altronde, il contributo degli stranieri alla ricchezza della Svizzera è arrivato anche sul profilo sportivo. Se la nazionale di calcio non avesse 10 giocatori su 21 di origine straniera, sarebbe arrivata dove è ora?

Sindacato, patria dei  migranti

Se in Svizzera si sono ottenute delle conquiste sui diritti nel campo del lavoro, fondamentale è stato il contributo dato dalle comunità straniere alla nascita delle organizzazioni sindacali per sviluppare e consolidare i diritti nel mondo del lavoro, diventati parte integrante del patrimonio sociale elvetico. E ancora oggi, la gran parte degli iscritti al sindacato sono lavoratori di origine straniera.
Logico quindi che la partecipazione alla manifestazione di Berna delle organizzazioni sindacali sia stata alta. I diritti sindacali e i diritti degli immigrati sono sempre stati in stretta relazione fra loro. Un attacco ai diritti dei migranti costituisce in sè un attacco ai diritti dei lavoratori. «Il sindacato sta andando nella giusta direzione, mettendosi in prima linea per difendere i diritti degli immigrati» dice ad area Dolores, una signora boliviana 50enne. «Sono in Svizzera dal 1977, perfettamente integrata. Non posso però rimanere indifferente all'attacco alle nuove generazioni di stranieri che arriva dalle due leggi in votazione. Noi abbiamo bisogno della Svizzera, ma anche la Svizzera ha bisogno di noi».

Pubblicato il 

23.06.06

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