Il tentativo è stato vano, per ora. Ma al Collettivo giurassiano per la pace a Gaza va dato atto di avere tentato di smuovere le coscienze. Perlomeno quelle giuridiche. Il piccolo gruppo, rappresentato dall’avvocato Christophe Schaffter e dall’ex segretario regionale di Unia Pierluigi Fedele, ha sporto denuncia contro Benjamin Netanyahu e tutti i membri del governo israeliano. L’accusa: genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra per quanto avviene a Gaza dall’ottobre 2023.

 

Il collettivo sostiene un’interpretazione molto ampia della giurisdizione universale, il principio che consente ­alla Svizzera – a determinate condizioni – di perseguire gli autori di crimini internazionali.

 

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha deciso però di non entrare in materia sulla denuncia. Nel decreto di non luogo a procedere, firmato dal procuratore federale Andreas Müller, viene sottolineato il fatto che i membri in carica di un governo sono a beneficio dell’immunità. La Procura federale fa riferimento alla Corte penale internazionale (CPI) nel caso dell’ex presidente sudanese Omar al-Bashir, la quale sottolinea come i capi di Stato in carica godano dell'immunità davanti ai tribunali di un altro Stato, precludendo così qualsiasi azione penale nazionale. Per Müller, inoltre, per poter avviare un procedimento è necessario disporre di prove concrete della presenza passata o futura di una persona denunciata. La Procura federale ha anche negato al collettivo giurassiano lo status di parte civile.

 

«In questo caso l’attuale non presenza su suolo svizzero delle persone che abbiamo denunciato non dovrebbe impedire l’apertura di un’indagine preliminare volta a raccogliere prove per essere pronti tra sei mesi o dieci anni ed eventualmente poterli arrestare alla prossima visita» ci spiega al telefono l’avvocato Schaffter. L’uomo, membro del Parlamento giurassiano (Combat socialiste-Parti ouvrier et populaire) e appassionato di diritto internazionale, si è recato di recente a Norimberga, città simbolo dove per la prima volta furono giudicati i criminali nazisti. Da allora qualche passo avanti è stato fatto, ma non abbastanza: «A Gaza viviamo da mesi, ogni giorno, un disastro giuridico e umanitario. È una vergogna, uno schiaffo al diritto internazionale e umanitario, a quelle convenzioni di Ginevra create proprio 75 anni fa».

 

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Christoph Schaffter ha fatto ricorso contro la decisione della Procura federale, osservando che «l’intensità e la durata dell’intervento militare israeliano contro la popolazione di Gaza richiedono un esame eccezionale delle condizioni di ammissibilità della denuncia». Il Tribunale penale federale (TPF) ha di recente respinto il ricorso e dato ragione all’MPC. I giudici di Bellinzona hanno stabilito che il collettivo “non può chiedere un risarcimento diretto per i reati commessi contro una persona fisica nel contesto di genocidio, crimini contro l’umanità e/o crimini di guerra”. La Corte dei reclami ha concluso che “poiché il ricorrente non è legittimato a presentare un’azione legale, non è necessario analizzare ulteriormente l’ordine di non luogo a procedere dell’autorità penale”.

 

Schaffter è deluso ma non si dà per vinto: «L’obiettivo era quello di cercare di creare un precedente. Magari ci riproveremo se dovessimo trovare qualche vittima diretta degli attacchi israeliani. Negli anni 90 nessuno credeva che Pinochet sarebbe stato arrestato a Londra, ma grazie alla caparbietà del giudice spagnolo Garzon ciò avvenne». L’avvocato contesta la politica elvetica dei due pesi e delle due misure: «La Svizzera non si fa scrupoli ad intraprendere azioni legali contro piccoli dignitari africani, ma quando si va a toccare Israele diventa tutto più complicato».

Pubblicato il 

28.08.24
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