In una sala conferenza stampa straripante, l’altro ieri è andata in scena la cultura indipendente ticinese. Ad un anno dall’esperienza effimera de La Straordinaria alla Tour Vagabonde, costruita sullo sterrato della Gerra di Lugano per una durata di tre mesi, i promotori hanno presentato il bilancio culturale, sociale ed economico dell’esperienza. I numeri, qui riassunti, parlano da soli. Un successo strepitoso di pubblico e di qualità delle opere proposte, per restare nel gergo. Perfino i freddi contabili ammetteranno quanto l’esperienza culturale indipendente si sia rivelata commercialmente pagante, un ottimo investimento per la comunità. Da ultimo ma non ultimo per importanza, il riuscitissimo aspetto sociale aggregativo dell’esperienza, i cui spazi interni ed esterni sono stati occupati da una moltitudine di gente “trasversale nell’età e per fascia sociale”, come riassunto da Noah Sartori, uno dei portavoce di Idra, l’associazione promotrice dell’evento. «La Tour Vagabonde ha dimostrato che anche su uno spazio ostile come lo sterrato della Gerra possono nascere esperienze Straordinarie» ha rimarcato il regista Olmo Cerri, introducendo la conferenza stampa. Non sappiamo se voluto ma il riferimento calza a pennello all’ambiente ostile cui è confrontata la cultura indipendente in Ticino e, ancor di più, nella sua realtà urbana più importante, Lugano, nona città svizzera. Negli anni, il già esiguo numero di spazi dove la cultura indipendente luganese poteva almeno esibirsi è andato via via scomparendo, quasi sempre chiusi dall'ostilità delle autorità cittadine. Quasi fosse un’opera “involontaria” d’arte pubblica a memoria collettiva di questo processo, il cumulo di macerie dell’ex Macello, circondato da stabili e spazi ormai abbandonati a sé stessi da quasi tre anni. La Straordinaria ha raccolto molti consensi, anche politici (in parte condizionati dalla demolizione del Centro sociale autogestito il Molino), limitata però alla durata di tre mesi. “… e dopo questo? quale sarà il futuro per la cultura indipendente sul territorio?”, hanno rilanciato gli organizzatori de La Straordinaria. Oltre settecento le associazioni, i gruppi, i collettivi e i singoli che hanno sottoscritto la Carta della Gerra. Una carta d’intenti frutto di un percorso partecipativo indirizzato alle autorità in cui si chiedono spazi di creazione, produzione e visibilità per la cultura indipendente, una modalità di assegnazione chiara e trasparente dei molti spazi disponibili, di finanziamento attraverso una migliore ridistribuzione delle risorse destinate alla cultura, un ammodernamento del quadro legislativo sull’esempio di quanto già attuato in altri cantoni o città svizzere e, infine, un sostanziale riconoscimento da parte dell’ente pubblico dell’importanza della cultura indipendente per l’intera comunità. Riusciranno le autorità cantonali o comunali a migliorare le condizioni quadro della cultura indipendente, recuperando il ritardo accumulato nei confronti del resto della Svizzera? L’esperienza Straordinaria potrà diventare la normalità come a Berna o Ginevra? Marina Carobbio, a capo del dipartimento della Cultura ticinese, e il capodicastero Cultura della città di Lugano Roberto Badaracco (nella foto), invitati alla conferenza stampa, si sono dimostrati aperti, tessendo gli elogi dell’esperienza della Straordinaria. Carobbio ha annunciato a breve linee guida sulla politica cantonale culturale integranti la scena indipendente, mentre Badaracco, ammettendo la scarsa sensibilità politica cittadina sul tema, ha promesso risposte, almeno nell’ambito degli spazi. Se siano solo promesse dettate dalle imminenti elezioni comunali o seguiranno dei fatti, lo dirà il tempo. Non molto, si spera. Dopo anni di delusioni, la straripante scena culturale indipendente luganese pare aver esaurito la pazienza. |