A metà maggio, gli estremisti di destra avevano quasi vinto le elezioni presidenziali rumene. Al primo turno George Simion aveva ottenuto il 41% dei voti, un risultato record. Nelle elezioni annullate del dicembre 2024, gli ultranazionalisti Călin Georgescu (23%) e Simion (14%) insieme avevano ottenuto meno voti. Poiché la Corte costituzionale ha escluso Georgescu anche dalle nuove elezioni, la destra radicale si è presentata unita fin dall’inizio. Il candidato avversario, Nicuṣor Dan, era a capo di un partito di protesta neoliberista, è sindaco della capitale Bucarest e finora non si è distinto per il sostegno ai lavoratori. Molti di loro vivono in regioni periferiche povere o devono guadagnarsi da vivere come lavoratori stagionali nell’Europa occidentale. Ciononostante, Nicuṣor Dan si è conquistato il ballottaggio. Nella diaspora dell’Europa occidentale, la maggior parte ha votato per l’estremista di destra Simion o per il neoliberista Dan. Dopo questa sconfitta, Marcel Ciolacu, primo ministro del partito socialdemocratico PSD, si è dimesso, lasciando ai suoi elettori la scelta decisiva tra una via europea e una nazionalista. L’estremista di destra Simion si sentiva così sicuro che già prima del secondo turno ammetteva che la sua promessa di costruire migliaia di alloggi sociali era semplicemente un gioco elettorale. In cambio, migliaia di dipendenti pubblici avrebbero presto perso il lavoro, come stava già facendo Trump. Le esternazioni antisociali di Simion non sono rimaste senza conseguenze. Hanno permesso al candidato neoliberista Dan di profilarsi come sostenitore di un “modello sociale europeo”. Dopo l’elezione di Dan alla presidenza, nulla sembrava ostacolare la formazione di un nuovo governo “filoeuropeo” composto da socialdemocratici e neoliberisti. Tuttavia, il 5 giugno il commissario europeo per la deregolamentazione, Valdis Dombrovskis, ha richiesto alla Romania nuove drastiche misure di austerità. Il nuovo governo deve presentare alla Commissione europea entro la fine di giugno un pacchetto di risparmio radicale per evitare che la Romania venga presto punita con la revoca di tutti i fondi UE. Per scongiurare questa catastrofe, le autorità hanno chiesto anche al Fondo monetario internazionale (FMI) di proporre delle soluzioni. Sebbene l’FMI non sia certo un sostenitore delle politiche sociali, ha proposto di sostituire l’aliquota fiscale unica del 10% con due nuove aliquote progressive del 15% e del 25%. In futuro tutti dovrebbero pagare imposte sul reddito più elevate, ma i ricchi in misura proporzionalmente maggiore. È tutto da vedere se ciò avverrà, poiché i neoliberisti hanno sempre rifiutato il ritorno a un sistema fiscale progressivo, nonostante le dichiarazioni a favore del “modello sociale europeo”. Si profila quindi un ritorno della politica di austerità, che favorirà ulteriormente l’ascesa dei populisti di destra. |