Il 53,3% del popolo svizzero ha approvato oggi la riforma EFAS, che introduce un sistema di finanziamento uniforme delle prestazioni sanitarie e che, secondo i suoi fautori, dovrebbe promuovere i trattamenti ambulatoriali (meno costosi di quelli ospedalieri), dunque una riduzione dei costi e dei premi di cassa malati. Si tratta invece di una riforma “dalle conseguenze imprevedibili”, che rischia di provocare un aumento dei premi e una pressione accresciuta sulla qualità delle cure e sul personale curante, sottolineano, dal fronte dei referendisti, Unia e l’Unione sindacale svizzera (USS) nei loro comunicati stampa sul risultato odierno. Di qui la necessità di misure urgenti volte a ridurre l’onere a carico degli assicurati, a rendere “socialmente sostenibile” il finanziamento del sistema sanitario e a migliorare le condizioni di lavoro del personale. L’accettazione di EFAS da parte della maggioranza del popolo, in cui ha pesato il classico Röstigraben tra la Svizzera tedesca (dove è prevalso il sì) e la Romandia (che ha bocciato la riforma con percentuali anche superiori al 60% (in Ticino è invece passata con un risicato 50,2%), rappresenta infatti una “cattiva notizia per gli assicurati, per i pazienti e per i curanti”, afferma l’USS nella sua presa di posizione, in cui attira anche l’attenzione sull’“inquietudine” manifestata oggi “da una parte molto importante dell’elettorato di fronte alla prospettiva di nuovi aumenti dei premi e alla minaccia per la qualità delle cure”. Una situazione che impone “soluzioni a tutti i livelli atte a garantire un finanziamento socialmente sostenibile del sistema sanitario”, scrive dal canto suo il sindacato Unia, soffermandosi in particolare sulle conseguenze di EFAS nel settore delle cure di lunga durata, dove la nuova chiave di ripartizione del finanziamento tra Cantoni e casse malati prevede un aumento della quota a carico di queste ultime e dunque, alla fine, degli assicurati e dei pazienti. E ciò in un contesto di forte crescita del fabbisogno in questo ambito a causa dell’invecchiamento della popolazione. “Una delle promesse di EFAS – ricorda Unia- sono le tariffe a copertura dei costi nelle cure di lunga durata. Attualmente il loro finanziamento è assolutamente insufficiente e le nuove tariffe dovranno tenerne conto. Nella sua veste di sindacato impegnato nelle case di riposo e di cura, Unia seguirà da vicino lo sviluppo delle tariffe ed esige il coinvolgimento del personale curante nelle decisioni”. E anche «i Cantoni, che avevano imposto l’integrazione delle cure di lunga durata nel pacchetto EFAS, dovranno assumersi le loro responsabilità e liberare le risorse necessarie», ci spiega Enrico Borelli, co-responsabile del ramo cure di Unia. Si tratta di «dare una prospettiva al nostro sistema sanitario che oggi vive una vera e propria situazione emergenziale. Le cure investono ciascun cittadino e rappresentano pertanto un tema di società prioritario che deve stare in cima all’agenda politica. Anche perché i nostri genitori e i nostri nonni hanno il diritto di vivere gli ultimi anni della loro vita in modo dignitoso», aggiunge Borelli. Dopo l’approvazione di EFAS quali sono le priorità dal punto di vista del sindacato? Innanzitutto assicurare la qualità delle cure (oggi è pesantemente minacciata) e migliorare le condizioni di lavoro del personale curante, due aspetti strettamente correlati. Per questo occorre procedere ad una rapida attuazione dell’iniziativa “per cure infermieristiche forti” plebiscitata dal popolo nel 2021, ma su cui finora si è proceduto troppo a rilento. E più in generale quali interventi si imporrebbero per alleviare il sempre più insopportabile peso della spesa sanitaria sugli assicurati e sui malati? Per evitare un’implosione del sistema sanitario, rischio reale e concreto, serve il concorso di più misure: oltre ai citati interventi sui fronti degli investimenti pubblici e delle condizioni di lavoro, servono una netta riduzione del prezzo dei farmaci, rigorosi controlli sull’offerta medica (che impatta sensibilmente sulla domanda di prestazioni), un adeguato finanziamento dell’assistenza e del sostegno ai familiari curanti e infine, ma non da ultimo, una cassa malati unica, pubblica e con premi proporzionali al reddito. |