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La Miss e il generale
di
Roberto Ruegger
La nuova Miss Svizzera non è abbastanza svizzera. Questo il tono della polemica seguita all’incoronazione della nuova reginetta di bellezza elvetica Bianca Sissig. La vincitrice del concorso, secondo molti confederati di lingua tedesca non sarebbe una degna rappresentante dei valori elvetici: è vissuta in Canada fino allo scorso anno, possiede la doppia nazionalità, parla male lo Schwitzerdütch e non ha la pelle lattiginosa. In poche parole no è abbastanza svizzera. Il contesto è banale. I concorsi di bellezza si moltiplicano diffondendo canoni estetici stereotipati e quel “velinismo” culturale che innalza la vuota apparenza a valore supremo. Non mi sarei neppure accorto dell’avvenimento se la stampa svizzerotedesca non avesse dato grande risalto all’ondata di sdegno di larga parte dei confederati germanofoni, oltraggiati dalla poca svizzeritudine di Miss Svizzera. Non è più solo un fatto di costume, ma un segnale preoccupante. Emerge uno strano sentimento nazionalista perfidamente travestito da patriottismo e condito con abbondante xenofobia. È proprio questo nuovo nazionalismo elvetico che mi spinge ad affrontare il tema. Qualsiasi nazionalismo è allergico alle differenze linguistiche (Miss Svizzera è accusata di non padroneggiare il tedesco) e culturali. Ma storicamente la Svizzera esiste come progetto comune tra regioni di lingua e cultura diversa, tanto che se si dovesse identificare il carattere essenziale dell’essere svizzeri si potrebbe solo indicare la capacità di convivenza tra popoli di diversa cultura. Un esempio di come il nazionalismo metta in crisi l’esistenza della Svizzera è dato dalla figura tutt’altro che femminea del generale Ulrich Wille, comandante in capo delle forze armate elvetiche durante la prima guerra mondiale. Wille era certamente un buon soldato e un comandante ben preparato, ma non nascondeva la sua ammirazione nei confronti dell’Imperatore Guglielmo II di Germania e del suo esercito. Anche la sua fede democratica non era affatto granitica: «Se in uno Stato dove il popolo è chiamato a decidere sulle questioni pubbliche fosse impossibile ottenere un esercito sufficientemente efficace, questo indicherebbe che questa forma di Stato è sbagliata». I romandi non si sentivano ben rappresentati da un generale poco attento al federalismo e apertamente amico di un potenziale nemico. La spaccatura è forte e solo la guerra mondiale che infuria in Europa tiene uniti gli svizzeri. Significativo in questo senso è il fatto che durante la guerra l’esercito svizzero abbia effettuato una sola operazione armata e non contro un invasore straniero, ma contro gli operai svizzeri in sciopero a Ginevra nel 1918. Se Miss Svizzera può contribuire a contrastare questo nuovo assurdo nazionalismo, ben venga la democratica regina di bellezza.
Pubblicato il
31.10.03
Edizione cartacea
Anno VI numero 44-45
Rubrica
Storia
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