Folla delle grandi occasioni per una conferenza sulla Mafia, organizzata alla Casa d'Italia di Zurigo dalla testata L'altraitalia e dall'associazione La Fabbrica di Nichi. Naturalmente c'era da aspettarselo. Innanzitutto perché è stata la prima volta che questo tema veniva discusso non solo a Zurigo, nella storica sede dell'italianità in Svizzera, bensì nella Confederazione. In secondo luogo per l'autorevolezza dei relatori della conferenza e cioè il giudice Antonio Ingroia, il magistrato italiano attualmente più esposto nella lotta alla mafia, e l'onorevole Laura Garavini del Partito Democratico, eletta in Europa, impegnata contro la mafia fin da quando in Germania, dopo la strage mafiosa di Duisburg del 2007, dette il via al movimento "Mafia? Nein Danke!" ed attualmente capogruppo del Pd nella Commissione parlamentare Antimafia.
Sì, proprio una grande folla quella che ha gremito la Sala Pirandello della Casa d'Italia di Zurigo. Una folla come non si vedeva più fin dai tempi in cui vi si dibattevano argomenti di grande inetresse per la comunità italiana in Svizzera come le Casse pensioni aziendali o le conseguenze sociali e previdenziali che vi sarebbero state per i nostri emigrati a seguito degli Accordi bilaterali tra Svizzera ed Unione Europea ed in particolare con la libera circolazione delle persone. E un folla in gran parte diversa da quella che abitualmente ha sempre frequentato la Casa d'Italia di Zurigo. Infatti accanto a molti emigrati di prima generazione, dirigenti del Partito Democratico in Svizzera e di Sinistra Ecologia e Libertà, dirigenti di varie associazioni, membri del Comites locale e del Cgie, vi erano pure tantissimi giovani tra cui, ovviamente, ma non solo, anche quelli impegnati nella Fabbrica di Nichi.
Evidentemente il tema proposto dagli organizzatori della conferenza, e cioè la Mafia, al di là della novità tra l'emigrazione italiana in Svizzera, è un argomento che interessa molto anche a queste latitudini visto e considerato che le varie organizzazioni malavitose italiane, definite genericamente "mafiose", ma riconducibili pure all'andrangheta, alla camorra ed alla sacra corona unita, sono anche presenti da anni in questo Paese come, peraltro, era già noto ai più ed hanno confermato gli stessi relatori nei loro interventi.
Dopo questo debutto di Zurigo, ed una analoga conferenza tenutasi la sera seguente a Losanna per iniziativa dell'associazione Libera, è auspicabile che di mafia si continui, adesso, a parlare e dibattere sia in Svizzera che in altri Paesi a forte presenza di emigrazione italiana perché è sicuramente anche così, cioè parlandone, parlandone e ancora parlandone, che si può aiutare a combatterla.

Pubblicato il 

26.10.12

Edizione cartacea

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