Al risveglio dalla notte tropicale, gli abitanti dei palazzi popolari di Breganzona non immaginavano che in quella giornata di agosto si sarebbe deciso il loro destino, sconvolgendo le loro vite. Quel venerdì nove agosto della scorsa estate, negli uffici climatizzati di un prestigioso studio notarile del centro città, i presenti si erano riuniti attorno alla scrivania del notaio per dar vita a Monopoly District, la società che, tempo due mesi, avrebbe acquistato gli undici palazzi di Breganzona di via Vergiò con una spesa stimata sui centoventi milioni di franchi.

 

Ognuno dei presenti rappresentava le quote azionarie del capitale di centomila franchi della neonata società, suddiviso in mille azioni nominative. Azionista di maggioranza con 425 azioni, la Suncross SAGL, riferibile a Dario Colombo, CEO di Colombo Wealth, una storica società luganese di gestione patrimoniale e family office con filiali a Zurigo e Ginevra. Secondo azionista per importanza con 350 azioni, una società riconducibile al gruppo Monopoly, la Property, rappresentata da Luca Beltrami, un trentenne ticinese ufficialmente residente nel Canton Uri. Un centinaio di azioni invece sono detenute dalla DV Duval SAGL rappresentata dal commercialista immobiliare luganese Duilio Benigna, mentre settantacinque azioni sono in mano alla società FINMO di Stefano Mosconi, comproprietario dell’impresa italiana di tendaggi Arquati. Infine, una cinquantina d’azioni appartengono ad Aleale Sa, intestata ad Alessandro Martinelli, avvocato e notaio luganese. 

 

QUASI TUTTI LUGANESI DOC

Rispettabili notai, grossi nomi locali della gestione patrimoniale e fiduciari immobiliaristi o immobiliaristi tout court. Sarebbero loro, quasi tutti luganesi doc, ad aver finanziato l’acquisto di Breganzona che ha sconvolto la vita del migliaio di abitanti dal reddito medio basso di Vergiò. La Lugano dei benestanti contro la Lugano popolare, una sorta di lotta di classe dove il diritto a una casa ad affitti onesti si scontra con la brama del profitto. Se sono certi i nomi, la provenienza dei capitali non è data a sapere. Sebbene siano state abolite le azioni al portatore, la privacy del capitale in Svizzera è garantita dall’inaccessibilità al pubblico dei titolari reali delle azioni nominative. Poiché la legge vieta l’acquisto di immobili residenziali a stranieri, s’immagina che le autorità di vigilanza della Lafe abbiano fatto le dovute verifiche.

 

area ha contattato i rappresentanti delle quote societarie per chiarire se agissero per conto proprio o di altri soggetti e, vista la radicata presenza territoriale, come valutassero le ripercussioni sociali derivanti dall’operazione immobiliare. Nessuno di loro ha voluto rispondere.

 

L’acquisto degli immobili da parte della neonata società ha stravolto la vita dei residenti di Vergiò, angosciati dal dover lasciare un quartiere in cui vivevano molto bene. «Ho pianto quando l’ho saputo», ha spiegato alla RSI una signora di settantasei anni, terrorizzata dall’idea di doversene andare, dopo quasi quarant’anni di vita nel rione. Tutto a norma di legge, sia ben chiaro. «Quello che fa Monopoly è un modello che non mi piace» aveva commentato alla trasmissione Patti Chiari della Rsi Nicolas Daldini, Associazione Svizzera Economia Immobiliare Ticino, specificando che Monopoly non è una loro associata. «L’operazione immobiliare di Vergiò è altamente redditizia» confida un esperto del settore che preferisce l’anonimato, aggiungendo che la società per cui lavora si è imposta di non fare affari di questo tipo per motivi etici. 

 

La tecnica adottata è semplice. Basta avere i soldi. Si comprano dei palazzi a reddito costruiti decine di anni fa e oggi piuttosto malmessi, li si spacchetta virtualmente trasformando gli appartamenti in affitto in proprietà per piani per poi rivenderli singolarmente. Inizialmente li si propone a condizioni vantaggiose a chi ci abita da anni, se non decenni. Lo sconto non è una regalia, ma un risparmio sulle risorse impiegate nel trovare dei nuovi acquirenti. Se gli ex inquilini rifiutano non avendo i mezzi economici o troppo anziani per diventar proprietari o per mille altri motivi, i loro appartamenti diventati proprietà per piani finiranno sul mercato a prezzi più elevati. Il margine di guadagno è molto alto, a fronte di investimenti contenuti in ristrutturazioni minimaliste. Le costose ristrutturazioni, ormai necessarie per i vetusti immobili, saranno a carico dei nuovi proprietari per piani dei palazzi. L’affare è dunque quasi tutto per chi gestisce l’operazione di spacchettamento, il cui profitto si aggira tra il 20 e il 25% dell’investimento

 

Ai vecchi inquilini che non possono o vogliono comperare, non resta altro che cercare disperatamente nuovi alloggi nell’asfittico e costoso mercato luganese. O uscire da Lugano. Nel caso migliore, sperare in un aumento d’affitto contenuto imposto dal nuovo proprietario dell’appartamento. «Mi sono sentita buttata fuori di casa» aveva confidato ad area un’inquilina di via alle Vigne a Pregassona, dove il gruppo Monopoly aveva condotto pochi mesi prima la medesima operazione di spacchettamento con tre palazzine. A Vergiò, ad oggi a essere stati spacchettati sono quattro degli undici palazzi acquistati. I rimanenti sono rimasti in affitto. 

 

Il pentimento di Helvetia

A incassare gli affitti dei trecento appartamenti lungo questi decenni, era stato il gruppo assicurativo Helvetia. Al pari di molti soggetti economici detti istituzionali, Helvetia si sta disfacendo di una parte importante del patrimonio immobiliare. Il rione Vergiò, dove non erano mai state realizzate delle ristrutturazioni importanti, rientrava tra questi. «Siamo venuti a conoscenza delle conseguenze di questa vendita per gli inquilini solo in un secondo momento, grazie ai media» ha risposto Helvetia alle nostre sollecitazioni. «Siamo molto dispiaciuti per i disagi che ne sono derivati per i nostri ex inquilini e, sulla base di questa esperienza, abbiamo deciso che in futuro chiederemo all’acquirente una dichiarazione sull’uso previsto in tutti i nostri processi di vendita, al fine di poter prendere in considerazione adeguati meccanismi di protezione nel contratto. Con questo approccio, vogliamo garantire di adempiere alla nostra responsabilità sociale nei confronti dei nostri inquilini e dei nostri clienti assicurativi in egual misura, anche dopo la vendita di un immobile». Se il vecchio proprietario si dice pentito di come siano andate le cose, i nuovi proprietari preferiscono incassare i buoni proventi, possibilmente nel silenzio generale.

Pubblicato il 

22.05.25