La Legge sugli stranieri è già abbastanza severa

Simonetta Sommaruga, neodirettrice del Dipartimento federale di giustizia e polizia, non nasconde di sostenere senza riserve il controprogetto all'iniziativa sull'espulsione. Ma per i migranti che vivono in Svizzera anche il controprogetto è assolutamente discriminatorio. In alcuni punti si spinge addirittura oltre rispetto a quanto chiesto dall'iniziativa Udc: una pena detentiva di un anno o una pena con la condizionale sono sufficienti a decretare l'espulsione. Il provvedimento non colpirebbe "solo" gli autori del reato, ma tutte le loro famiglie. I migranti della seconda o terza generazione, nati e cresciuti in Svizzera, sarebbero costretti ad abbandonare la loro madrepatria e a tornare nel Paese d'origine dei loro genitori, un Paese che a volte conoscono solo attraverso i racconti di famiglia. Questa regolamentazione non solo è disumana, ma introduce anche una nuova forma di responsabilità estesa a tutta la famiglia. Una madre che rifiuta e scaccia i propri figli colpevoli di aver commesso un reato, è una madre snaturata.
Nel 2008 è entrato in vigore l'inasprimento della nuova Legge sugli stranieri. La legislazione svizzera è una delle più rigide di tutta l'Europa. L'articolo 62 della Legge sugli stranieri contempla ad esempio la possibilità di espellere gli stranieri che abbiano commesso reati. È indiscutibile che le autorità preposte alla migrazione facciano frequente ricorso alla norma in oggetto: negli scorsi anni sono stati espulsi fino a 800 stranieri l'anno. L'articolo sull'espulsione contemplato dalla Legge sugli stranieri del 2008 ha dunque già introdotto una sorta di diritto d'eccezione per i migranti. Gli stranieri che commettono un reato sono infatti puniti due volte: una volta con le norme penali e una seconda con la possibile espulsione.
Questa norma è discriminatoria. Sia l'iniziativa sull'espulsione che il controprogetto, sui quali saremo chiamati a votare il prossimo 28 novembre, spalancano ulteriormente le porte alla discriminazione delle minoranze.
Storicamente la Svizzera è considerata un Paese solidale e umanitario. Il crescente razzismo e la discriminazione delle minoranze distruggono progressivamente la tradizione umanitaria della Svizzera. Chiunque voglia che anche in futuro questi valori siano difesi in modo credibile, il 28 novembre dovrà lanciare un chiaro segnale e bocciare entrambi i testi.

Pubblicato il

05.11.2010 12:30
Cristina Anliker Mansur