La Brexit non fa bene a nessuno

A un centimetro dal precipizio di un’uscita caotica del Regno Unito dall’Unione europea, le parti sono riuscite a raggiungere un accordo, sottoscritto a Natale a Bruxelles, che comporta compromessi sia per Londra sia per l’Ue. Esso prevede il libero scambio, ma senza la partecipazione al mercato unico europeo e senza libera circolazione delle persone. Questo non farà la fortuna dei britannici: le esportazioni verso il continente vivranno uno stallo, ci sarà una carenza di manodopera europea e gli scozzesi vogliono staccarsi dal Regno. Il sogno di una riconquistata “sovranità” si rivelerà un’illusione. La Gran Bretagna affronta un futuro da “Piccola Bretagna”, stretta tra due fuochi. Perché il fratello maggiore Donald Trump, su cui contava il primo ministro Boris Johnson, non c’è più.


Un possibile successo della Brexit lo vede il predicatore neoliberista svizzero (già direttore di Avenir Suisse) Gerhard Schwarz, che in un articolo del 12 gennaio scorso sulla Nzz ne spiega le condizioni: Londra deve «riuscire a sfruttare l’uscita dall’Ue per una deregolamentazione concorrenziale» e a creare una «Singapore europea». Questo significa poche tasse, grandi banche e manodopera a basso costo. Va in questa direzione un attuale scenario per la nuova legislazione britannica sul lavoro con cui si vogliono cancellare le norme di protezione dei lavoratori.
In Svizzera, l’Udc si rallegra dell’accordo raggiunto fra Bruxelles e Londra e lo vede come un modello per il nostro paese. Accordi di libero scambio invece di intese bilaterali e nessuna libera circolazione delle persone: ai democentristi s’illuminano gli occhi. Hanno forse dimenticato che solo cinque mesi fa il 60 per cento dell’elettorato svizzero ha affossato la loro iniziativa con questo stesso contenuto?


Gli euroturbo svizzeri invece, alla luce della disastrosa Brexit, vogliono firmare il più presto possibile l’Accordo quadro istituzionale tra Svizzera e Ue attualmente in discussione. Ma chi crede ancora che questo accordo, nella sua forma attuale, sia capace di ottenere il consenso di una maggioranza? Nessuno, visto che anche politici borghesi e imprenditori stanno abbandonando in massa la nave dell’Accordo quadro che sta affondando.


Ora, il Consiglio federale o cominci a rinegoziare in modo sostanziale o cessi l’esercizio in vista di un nuovo inizio più in là. Che l’Ue al tavolo negoziale sia pronta a compromessi categoricamente esclusi in precedenza, lo abbiamo visto a Natale.

Pubblicato il

11.02.2021 09:09
Roland Erne