Il siluramento della Legge sulla previdenza professionale LPP 21, respinta domenica in votazione dal 67,1% del popolo e da tutti i Cantoni, è stato un vero e proprio schiaffo per i partiti borghesi, che si sono visti voltare le spalle dal proprio elettorato. Un elettorato che ha invece seguito le indicazioni di voto del fronte sindacale e politico che aveva promosso il referendum. Un dato che risulta chiaro già alla lettura dei risultati e che viene confermato anche da un sondaggio post-voto condotto dall’Istituto Leewas per 20 Minuten/Tamedia.

 

Sondaggio che evidenzia come sia stato soprattutto l’elettorato dell’UDC a smentire i vertici del partito, che questa riforma hanno contribuito a imporre in Parlamento e hanno difeso fino all’ultimo durante la campagna referendaria. Il 70 per cento della base UDC si è invece espressa contro la LPP 21, confermando di non condividere la linea del partito in materia di politica pensionistica: lo aveva già fatto nel marzo scorso sostenendo l’iniziativa sindacale per la 13esima AVS.

Ma nemmeno la base del Centro ha seguito gli ordini di scuderia, visto che per due terzi si è espressa contro la riforma. E persino quella del PLR (insieme all’UDC principale artefice della LPP 21) ha votato a maggioranza contro, stando al sondaggio.

Soltanto gli elettori del Partito Verde Liberale (PVL), seppur con un’esigua maggioranza del 51%, si sono espressi a maggioranza a favore della LPP 21.

Il sondaggio conferma anche come non abbia fatto presa l’argomento sostenuto soprattutto dagli ambienti padronali nella loro campagna milionaria, secondo cui la LPP 21 avrebbe garantito rendite migliori alle persone con redditi bassi e in particolare a molte donne costrette al tempo parziale. Le donne hanno infatti respinto la riforma in modo ancora più netto degli uomini (71 contro 63%).

È poi interessante osservare il comportamento degli elettori a seconda della classe sociale: fra coloro che guadagnano fino a 10.000 franchi al mese la LPP ha raccolto solo il 30% di consensi e solo tra le persone con un reddito superiore ai 16.000 franchi mensili, con un 47% di favorevoli, ha avuto un po’ più di successo.

Il risultato peggiore, infine, lo si registra tra le elettrici e gli elettori nella fascia d’età tra i 50 e i 64 anni, cioè tra coloro che sono prossimi al pensionamento: più del 70% ha votato contro. Ma anche tra i giovani il consenso è risultato scarso: solo il 41% di favorevoli nella fascia 18-34 anni.

 

 

 

 

Pubblicato il 

24.09.24
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