E luce fu, per modo di dire. Finalmente, dopo una lunga gestazione difficile da comprendere, sono state rese note le modifiche di legge che Berna intende fare per dare una risposta concreta ai problemi che stanno travolgendo il sistema sanitario in Svizzera. Il sindacato Unia osserva però lacune e criticità come il mancato rafforzamento del personale, che resta insufficiente. Ora ci sono tre mesi di tempo per presentare le osservazioni alla proposta e c'è da giurarci che non mancheranno osservazioni e appunti. Per Enrico Borelli, responsabile del settore del terziario di Unia e corresponsabile con Samuel Burri del dossier “cure”, la «proposta del Consiglio federale giunge in maniera pesantemente tardiva, ma soprattutto sembra non recepire un’istanza centrale delle cure infermieristiche forti, vale a dire la dotazione di personale sufficiente (numero di pazienti per curante) per poter affrontare la mole di lavoro richiesta».
Se lo scopo di questa legge dovrebbe essere quello di aumentare la protezione del personale, migliorare le condizioni di lavoro, promuovere il partenariato sociale, per il sindacalista la proposta presentata da Berna non raggiunge l’obiettivo. Troppe le criticità presenti nel documento come «quella che permette di derogare attraverso CCL le norme della legge, così come la forchetta oraria 38/42 ore settimanali». Borelli fa notare che nella proposta «la chiave di riparto fra il numero di pazienti e gli infermieri è sparita e non si trova alcun riferimento a un finanziamento equo delle cure». La seconda fase della nuova Legge federale sulle cure, approvata dal governo, è ora sottoposta a una consultazione collettiva: i sindacati e le associazioni di categoria, insieme ai loro iscritti, hanno ora tre mesi di tempo per redigere una dichiarazione congiunta e presentarla al governo federale. E c’è da scommetterci che si passerà alla controffensiva affinché il quadro legale garantisca davvero il ripristino di una sanità di qualità in Svizzera. Quella che si sta drammaticamente perdendo di mese in mese. Unia ha già annunciato le date fissate nelle varie regioni per gli incontri cui i dipendenti del settore sanitario e parasanitario potranno partecipare per essere protagonisti attivi nell’attuazione della seconda fase sull’assistenza per cure infermieristiche forti. Un’occasione per esprimere le loro esigenze e preoccupazioni, che serviranno da base per avanzare puntuali richieste in merito alla proposta in consultazione.
Insomma, per dirla con Borelli, «ci si batterà per ottenere la miglior legge possibile, per conseguire un maggior finanziamento delle cure, aumentare il numero del personale e avere condizioni di lavoro degne anche a favore della sicurezza dei pazienti, i quali non devono in alcun modo essere sottoposti a errori dovuti a un personale insufficiente e in affanno». Qui di seguito gli articoli che faranno più discutere e per i quali ci si potrà aspettare una presa di posizione da parte dei sindacati. Per esempio, a quanto dovrebbe ammontare il normale orario di lavoro settimanale nel settore dell’assistenza? Lo stabilisce l’articolo 6, definendo fra le 38 e le 42 ore il normale orario di lavoro settimanale, ma il Consiglio federale può stabilire un limite inferiore a 42 ore, se ciò è necessario ad aumentare la protezione dei dipendenti. E la retribuzione degli straordinari? Il compenso per il lavoro straordinario è calcolato in base all’articolo 13 della Legge sul lavoro: pure in questo caso c’è la possibilità di fissare una retribuzione minima più elevata, se la misura è essenziale per migliorare le condizioni di lavoro. C’è da immaginare che pure il tema dei turni di servizio e della reperibilità, in un ambito dove si lavora sette giorni su sette, 24 ore al giorno, sarà al centro delle discussioni. Quanto tempo prima devono essere comunicati i turni, affinché i lavoratori e le lavoratrici possano organizzarsi e conciliare anche la loro vita privata e familiare? E se cambia la programmazione, il personale a che tipo di compensazione economica ha diritto?
Al di là dei vari importantissimi punti da regolare, le lavoratrici e i lavoratori – come sottolinea Borelli – hanno bisogno di avere la certezza che la loro situazione professionale, ora insostenibile, migliorerà. Per resistere. |