L'uomo e il territorio: Elogio della Confederazione

Ogni tanto, quando nel Ticino le cose non si mettono troppo bene, la Confederazione interviene a far ordine. È già successo più d’una volta. Subito dopo la rivoluzione del 1890, quando i ticinesi facevano la politica a schioppettate, il Consiglio federale mandò a Bellinzona il commissario Künzli, con due battaglioni bernesi, affinché «... les tessinois apprennent à gouverner ensemble!». Nel 1902 la Legge forestale federale giunse a frenare il dissennato massacro dei boschi ticinesi, perpetrato soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento con fini eminentemente speculativi. I Decreti federali urgenti in materia di pianificazione del territorio, emanati nel 1972, fermarono la crescita edilizia selvaggia su tutto il territorio del Cantone (boschi compresi) imponendo almeno la distinzione tra zone edificabili e zone non edificabili, nonché l’elaborazione di piani regolatori. E la settimana scorsa è venuto a Locarno il Direttore dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale Pierre-Alain Rumley, che ha enunciato in modo chiaro i quattro principi informatori della pianificazione in Svizzera nei prossimi anni. Primo: rallentare se non addirittura arrestare la crescita delle aree urbane, migliorandone nel contempo la qualità. Secondo: sviluppare una politica di sostegno delle aree rurali sempre più minacciate dell’urbanizzazione. Terzo: preservare la natura ed il paesaggio nelle zone di montagna, messe sempre più sotto pressione dalle città. Quarto: sviluppare la cooperazione transfrontaliera, contribuendo così concretamente all’organizzazione del territorio su un piano europeo. Questi quattro assunti sono più che condivisibili e dovrebbero orientare il lavoro di tutti coloro che si occupano di pianificazione del territorio anche nel Cantone Ticino. C’è però una questione di cultura e di formazione dei cosiddetti pianificatori. Il professor Rumley è stato esplicito in proposito. Egli ha definito l’attuale sistema di formazione «non adeguato» ed ha manifestato l’intenzione di creare un Istituto nazionale del territorio, dedicato alla ricerca ed all’insegnamento. Basta dire grazie al Signor Rumley ed invitarlo, se può, a tornare ancora a raccontare cose simili ai ticinesi? Temo che non basti. Ho la vaga sensazione che, stando le cose come stanno, dovrà arrivare ancora un qualche colonnello Künzli della pianificazione come era avvenuto per la politica nel 1890. Peccato.

Pubblicato il

05.10.2001 13:00
Tita Carloni