L'ultima corsa si avvicina

Dopo aver deciso di ritirarsi dalle corse, il sette volte campione del mondo di Formula 1 Michael Schumacher potrebbe abbandonare anche il suo ritiro dorato di Gland (Vaud) e lasciare, dopo vent'anni, la Svizzera come luogo di residenza. Poco male. Anzi: bene, visto che il tedesco se ne andrebbe solo se il popolo dovesse decidere di abolire quegli insostenibili privilegi fiscali concessi ai ricchi stranieri come lui.

La "minaccia" di Schumi giunge infatti (dalle colonne del domenicale Sonntag) a due giorni dalla consegna venerdì scorso alla Cancelleria federale dell'iniziativa popolare (sottoscritta da 103 mila cittadini) che mira all'abolizione della cosiddetta tassazione forfetaria, cioè di una forma di evasione fiscale legalizzata che consente a pluri-milionari e miliardari stranieri che non esercitano attività lucrativa in Svizzera di non dichiarare i loro redditi e la loro situazione patrimoniale e di negoziare il loro contributo fiscale con le autorità tributarie.
Il loro sovente immenso patrimonio e i redditi milionari, a differenza di quanto succede per i loro vicini svizzeri, sono esenti da tasse.
Promossa da un'ampia coalizione composta da La Sinistra, Partito socialista,  Unione sindacale svizzera e Unia, l'iniziativa "Basta con i privilegi fiscali per i milionari" vuole ristabilire le stesse regole del gioco per tutti e dunque imporre il pieno rispetto del principio (iscritto nella Costituzione federale, cioè nella legge suprema della Confederazione) secondo cui ciascuno deve pagare le imposte in funzione della sua capacità economica: chi guadagna di più deve dare di più alla comunità rispetto a chi ha minori possibilità. I circa 5 mila stranieri residenti in Svizzera e soggetti a una tassazione forfetaria sono per contro tenuti a indicare solamente le spese annue per il mantenimento del loro tenore di vita, sulla base delle quali le autorità tributarie calcolano l'ammontare dell'imposta. In genere, per comodità, le autorità applicano una tassa equivalente ad almeno il quintuplo del canone di affitto annuo o del valore locativo della loro casa. Per quelli che soggiornano in albergo invece l'imposta equivale di regola al doppio del prezzo annuo della pensione completa (vitto e alloggio).
In ogni caso si tratta sempre di importi ridicoli se si considera il patrimonio e i redditi di queste persone. Così come è ridicolo il gettito garantito da questi personaggi a cui la Svizzera, contrariamente a quanto fa con gli stranieri poveracci che bussano alle nostre frontiere per un tozzo di pane, stende i tappeti rossi: secondo i dati della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze, nel 2008 le imposte forfetarie hanno portato nelle casse pubbliche 577 milioni di franchi sugli oltre 118 miliardi di entrate fiscali complessive di Confederazione, Cantoni e Comuni, il che è pari allo 0.49 per cento!
L'abolizione dell'impostazione forfetaria su scala nazionale, come chiede l'iniziativa popolare, è dunque innanzitutto necessaria per ragioni di equità e di giustizia sociale, ma anche per porre fine al fenomeno del turismo fiscale che prende sempre più piede in concomitanza con le decisioni di alcuni Cantoni di vietare la pratica o di rendere le regole della tassazione forfetaria più severe.
Votazioni su questa materia si sono tenute proprio poche settimane fa nel Canton Berna, dove i cittadini hanno approvato un inasprimento delle condizioni per ottenere questo trattamento di favore, e a Basilea Campagna dove invece la maggioranza ne ha deciso l'abolizione.
Basilea Campagna è stato così il quinto Cantone a compiere questo passo dopo Zurigo (nel 2009), Sciaffusa (2011), Appenzello Esterno (2012)  e Basilea Città (2012); sono invece quattro i Cantoni che hanno deciso perlomeno un giro di vite: prima di Berna lo avevano fatto San Gallo, Turgovia e Lucerna. A questo va aggiunto che iniziative popolari contro i forfait sono state lanciate e saranno sottoposte a votazione nei prossimi mesi a Ginevra, Zugo, Argovia e Obvaldo.
Pare insomma che stia crescendo nella popolazione elvetica l'insofferenza verso questi privilegi per ricchi stranieri. Non è un caso che le forze politiche borghesi guardino con preoccupazione all'iniziativa della sinistra e dei sindacati e che già stiano pensando, in vista del dibattito parlamentare, a possibili soluzioni meno "radicali" da porre in votazione sottoforma di controprogetto all'iniziativa. Le Camere federali hanno in realtà già approvato una "miniriforma" del contestato strumento fiscale, ma si sono limitate a dei ritocchi dei criteri di calcolo delle imposte. Il che certo non basta a rendere più accettabile la pratica del forfait agli occhi dei cittadini che pagano le loro imposte fino all'ultimo centesimo.

In origine fu la lex Chaplin

"Un'imposta fissa e immutabile, discrezione sui vostri redditi e sul vostro patrimonio reale, semplicità burocratica, libertà d'investimento". Sono alcuni dei "vantaggi" dell'imposizione forfetaria che vengono propagandati attraverso uno dei tanti siti internet che "informano" i ricchi stranieri su questa «peculiarità» del sistema fiscale elvetico e per questo motivo li invita a trasferirsi da noi.
Guardando l'evoluzione del fenomeno sembra di poter dire che questa propaganda di fatto all'evasione fiscale, ha un certo successo: se nel 2003 si contavano 2'394 stranieri che beneficiavano di un'imposizione forfetaria (detta anche "secondo il dispendio"), a fine 2010 erano più che raddoppiati a 5'445.
Il boom di questa forma di tassazione è una realtà dell'ultimo decennio, ma la sua introduzione risale addirittura a due secoli fa: era infatti il 1862 quando il Canton Vaud la adottò per primo come misura di promozione del turismo. Ginevra seguì nel 1928 e la Confederazione nel 1934.
In origine era riservata soprattutto a pensionati benestanti che trascorrevano la vecchiaia in Svizzera. Tant'è che la relativa legge fu ribattezzata "lex Chaplin", dal nome del famoso attore comico e regista Charlie Chaplin, che trascorse gli ultimi anni della sua vita sulle rive del Lago Lemano, a Vevey, dove morì nel 1977.
Molti anni dopo, con l'entrata in vigore degli accordi con l'Unione europea in materia di libera circolazione delle persone, la discriminante dell'età e caduta e della tassazione forfetaria hanno cominciato a farne un uso massiccio uomini d'affari e persone che fingono di non avere attività lucrativa ma che di fatto dalla Svizzera dirigono le loro holding e le loro multinazionali. Non si spiegherebbero infatti altrimenti i privilegi fiscali concessi a figure come il numero uno di Ikea Ingvar Kamprad o l'oligarca russo Viktor Vekselberg (presidente della Renova Management Ag e con partecipazioni in Sulzer e Oc Oerlikon).
Per andare incontro ai bisogni di queste persone si è mosso anche l'ex capo del Dipartimento federale di giustizia e leader storico dell'Unione democratica di centro (Udc) Christoph Blocher, il quale ha provveduto a creare le condizioni per derogare al principio (contenuto nella Legge federale sugli stranieri) secondo cui l'ammissione in Svizzera di cittadini extraeuropei è possibile di regola solo «se esercitano un'attività lucrativa subordinata all'interesse dell'economia svizzera». Eccezioni solo possibili per esempio quando si è in presenza di «importanti interessi pubblici». Un concetto questo che viene esplicitato a livello di ordinanza e con cui storicamente si intendevano «aspetti culturali significativi» e «ragioni politiche», ma poi Blocher ha provveduto ad aggiungervi «notevoli interessi fiscali cantonali». In questo modo ha spalancato le frontiere all'esercito di stranieri facoltosi in fuga dal fisco dei loro paesi.
Come accennato nel pezzo principale, il vento sta cambiando e i fatti stanno dimostrando che le casse pubbliche ci possono persino guadagnare da un'abolizione dell'imposta forfetaria.
Paradigmatico è il caso del Canton Zurigo, che ha cessato questa pratica alla fine del 2010. Dopo la votazione popolare dell'anno precedente che sancì il cambiamento, 92 beneficiari della tassazione forfetaria su 201 lasciarono il cantone (circa il 70 per trasferirsi altrove in Svizzera e altri all'estero), ma le entrate fiscali per le casse pubbliche sono addirittura aumentate grazie alle imposte regolari pagate dai nuovi proprietari delle ville lasciate libere dai fuggitivi.
   

Pubblicato il

26.10.2012 03:00
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