Il primo e il due maggio prossimi a Losone e a Locarno avranno luogo una cerimonia di commemorazione e un congresso internazionale per ricordare l’“operazione sunrise”. Con questo nome viene definito il tentativo della primavera del 1945 di concordare con gli americani e gli inglesi, grazie alla mediazione della Svizzera, la resa separata delle forze armate, di polizia e di partito germaniche in Italia, rinunciando così alla strategia della terra bruciata. A questo scopo le parti si trovarono una prima volta a Lugano il 3 marzo. In quell’ occasione fu chiesto al generale Wolff, comandante supremo delle SS in Italia, come prova di buona volontà di rilasciare immediatamente Ferruccio Parri, uno dei sei membri del Comando generale del “Comitato di liberazione nazionale Alta Italia” (Clnai), arrestato dai tedeschi a Milano il 31 dicembre 1944. Il rilascio avvenne il 7 marzo per cui il giorno dopo si trovarono a Zurigo Allen Dullas, capo dei servizi di sicurezza americani in Europa e lo stesso generale Wolff per preparare l’incontro di Ascona del successivo 19 marzo durante il quale i tedeschi s’impegnarono a salvaguardare gli impianti industriali nell’Italia del Nord, a rispettare la vita degli ostaggi e a sospendere ogni azione contro i partigiani. Quegli incontri tuttavia non sfuggirono ai sovietici che protestarono per non essere stati immediatamente informati e che temevano che la smobilitazione del fronte italiano permettesse ai tedeschi di concentrare le loro forze sul fronte orientale dove i sovietici incontravano una resistenza accanita, a loro parere militarmente irragionevole considerate le prospettive e i grandi cedimenti sugli altri fronti, ma che provocava migliaia di morti tra le loro truppe. Ad una loro richiesta di partecipare ai colloqui fu opposto un cortese rifiuto motivato dal fatto che si trattava solo di preliminari e che, se sì fosse passati a veri negoziati, sarebbero stati certamente invitati. Da notare che gli accordi di Yalta, indipendentemente dal giudizio che se ne può dare, erano stati firmati un mese prima. Ne segui uno scambio di messaggi in particolare tra Churchill e Roosevelt da una parte e Stalin dall’altra con una messa a punto finale circostanziata da parte di Stalin all’inizio di aprile su quanto era avvenuto. Roosevelt rispose, poche ore prima di morire improvvisamente il 12 aprile, affermando che «l’incidente di Berna come appare oggi è oramai sbiadito senza aver recato un utile qualsiasi. Comunque sia non deve esserci reciproca sfiducia e insignificanti malintesi di questo genere non dovranno sorgere in futuro». Il futuro preparava invece 45 anni di guerra fredda il cui inizio alcuni fanno proprio risalire a questo episodio. È probabile che la conferenza di Locarno darà qualche risposta a proposito delle conseguenze di quegli incontri, se, come scrisse Roosevelt per calmare Stalin, non recarono “un utile qualsiasi” o se furono di qualche utilità. Sta di fatto che un accordo per la resa delle truppe tedesche in Italia fu firmato a Caserta, ma solo il 29 aprile (lo stesso giorno della morte di Hitler) con entrata in vigore il 2 maggio (lo stesso giorno della resa di Berlino). La resa incondizionata di tutte le forze tedesche seguirà 5 giorni dopo, il 7 maggio 1945. Dal 19 marzo (incontro di Ascona) al 25 aprile la guerra in Italia continuò in modo a volte aspro lungo un fronte che si spostò da una linea Ravenna-la Spezia (2 aprile) fino a ridosso del fiume Po il 23 aprile. Il 24 aprile sera il Clnai dichiarò l’insurrezione generale in Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto. Gli interventi delle forze della Resistenza, giudicate dallo stesso maresciallo Kesselring come un vero esercito, furono una componente determinante per la salvaguardia degli impianti industriali e dei beni culturali del Norditalia, per liberare le principali città e consegnarle agli alleati e per obbligare alla resa definitiva le truppe tedesche alle quali la distruzione da parte degli alleati della linea del Brennero aveva bloccato la via di fuga verso la Germania. Quello del ruolo della Resistenza nei giorni convulsi che precedettero la fine delle ostilità in Italia è un altro aspetto che la conferenza di Locarno non dovrebbe ignorare, ma che non appare nel titolo di nessuna delle relazioni previste. A questo proposito va ricordato che dal 24 aprile al 2 maggio i partigiani lamentarono più di 4 mila morti e diverse migliaia di feriti. Un sacrificio che i preaccordi di Ascona non riuscirono ad evitare e che sta a dimostrare la passione, la voglia di riscatto di centinaia di migliaia di italiani di pensiero politico diverso, ma uniti dalla volontà di ridare a un intero popolo la dignità e la speranza.

Pubblicato il 

15.04.05

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