La notizia della possibile chiusura e di cambio gestione aveva scosso l’estate luganese. L’autorità comunale stava pensando di trasformare il Lido San Domenico, situato sul panoramico sentiero verso Gandria, in un ristorante aperto tutto l’anno. La reazione popolare è stata immediata: giù le mani dall’Lsd, come è stata ribattezzata la struttura balneare negli ultimi tempi. Oltre duemila firme raccolte in ventiquattro ore, oltre seimila in due mesi. “Temiamo che la Città, invece di metter mano a situazioni che non funzionano, finisca per porre fine a un’esperienza di grande successo e apprezzata da un pubblico vasto e vario, come il Lido San Domenico, sotto la gestione attuale. Temiamo anche che qualche attore della gastronomia luganese abbia messo gli occhi su questo luogo meraviglioso e voglia stravolgerne le caratteristiche”, si legge nella petizione. Per una parte significativa della popolazione luganese dunque, Lsd è diventato un luogo di ritrovo diverso dai soliti posti cittadini, vissuto in libertà e serenità. Al successo popolare, ha contribuito l’impegno dei gestori nell’organizzazione di eventi musicali, artistici e culturali, dando spazio a realtà locali in un contesto rarefatto di spazi in cui esprimersi. L’anima del San Domenico è così entrata nel cuore di molte persone. Trasformarlo nell’ennesimo ristorante dove ci si veste chic pagando un conto da centinaia di franchi per mangiare del pesce, non rientra nei bisogni (e nelle possibilità economiche) di una fetta importante della popolazione. Fra le sottoscrizioni alla petizione, anche alcune di particolare peso. Il regista teatrale Daniele Finzi-Pasca e Vittoria Matarrese, la direttrice della Fondazione Bally che gestisce la vicina Villa Heleneum, per esempio. La notizia della chiusura del lido aveva fatto il giro della Svizzera, poiché la petizione era stata sottoscritta nientemeno che dall’ex consigliere federale e attuale segretario generale del Consiglio d’Europa Alain Berset, frequentatore abituale del Lido San Domenico quando puntualmente scende in Ticino per le vacanze. A fianco del mantenimento dell’attuale gestione, si era pure schierata all’unanimità la Commissione di quartiere di Castagnola, auspicando che il luogo d’incontro intergenerazionale continuasse a essere semplice, genuino e caratterizzato da uno spirito popolare. Una mobilitazione popolare ora coronata dal successo. Seppur non tempestiva, da Palazzo municipale a inizio ottobre è arrivata la notizia che molti auspicavano. Il progetto di Lido con ristorante chic aperto tutto l’anno, che sarebbe andato a stravolgere la struttura balneare e la sua anima popolare, è stato accantonato. La concessione è stata rinnovata per due anni alla coppia Hofmann, con la possibilità per loro di partecipare al futuro concorso di gestione del dopo 2026. I piccoli adeguamenti logistici necessari a garantire la piccola ristorazione nel rispetto della nuova legge cantonale sugli esercizi pubblici, saranno intrapresi dal Comune, proprietario dello stabile. Il popolo dell’Lsd può tirare un sospiro di sollievo. «Se tra due anni saremo ancora noi a gestire il posto, non è importante. Chissà, forse a noi andrà di fare altro. L’essenziale è che la struttura resti popolare e possa continuare ad offrire eventi culturali e aggregativi in una città dove non sono molti gli spazi a disposizione». C’è soddisfazione nelle parole di Sarah Hofmann, la gerente che insieme al compagno Nick, negli otto anni di gestione ha rivitalizzato un lido che, per quanto incastonato in un luogo incantevole, resta non di facile accesso, lontano com’è dai servizi pubblici di trasporto e dai posteggi molto limitati. Sotto la loro gestione, le entrate al lido si sono più che duplicate, a tutto vantaggio del Comune che le incassa. Le attività culturali e aggregative da loro organizzate hanno riscontrato negli anni un crescendo di apprezzamenti d’utenza, diventando un elemento insostituibile dell’offerta luganese. Le minacciose nubi sul San Domenico sembrano dunque allontanarsi, anche se l’orizzonte non è ancora del tutto sereno. Nel nuovo contratto inviato ai gestori sono stati aggiunti dei paletti supplementari relativi proprio agli eventi culturali che hanno costituito il valore aggiunto della struttura sotto la gestione Hofmann. Al momento, i gestori preferiscono non sbilanciarsi, confidando di trovare le giuste soluzioni con le autorità comunali, affinché non siano discriminati nei confronti degli altri lidi comunali o esercizi pubblici. Il tempo ci dirà se l’esecutivo sia stato sincero nel suo ripensamento o se sia stata un’operazione di facciata. Chiude la piscina di Carona Nel frattempo, il Municipio di Lugano ha deciso di chiudere, per motivi di risparmio, un altro spazio pubblico di svago e sport: la piscina di Carona. L’ultima estate, a dispetto dei piovosi mesi di giugno e settembre, la struttura aveva registrato oltre 24mila presenze e ospitato numerose società sportive, quale quella del nuoto sincronizzato. Resta aperta la domanda se utenti e sportivi troveranno spazio nella già affollata piscina comunale del Lido in centro città. O dovranno rivolgersi al privato
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