Coop ha detto no a un pieno riconoscimento del rincaro nelle buste paga e si è opposta a una compensazione dei premi di cassa malati e a un aumento dei salari reali. Queste le ragioni del fallimento, comunicato oggi, delle trattative salariali per il 2025 tra il gigante della vendita e le organizzazioni sindacali Unia, Syna, OCST e Società impiegati di commercio, che in una presa di posizione congiunta giudicano tuttavia “positivo” e “importante per il futuro” il fatto che Coop abbia rinunciato ad adeguamenti individuali e optato per aumenti salariali generalizzati dell’1% per tutto il personale sottoposto a contratto collettivo, cui si aggiunge la messa a disposizione dell’1% del monte salari per garantire aumenti individuali per i quadri. Decisione confermata dalla stessa Coop in data odierna e che ricalca quella che è stata la sua ultima offerta in sede di trattative, ritenuta però insufficiente da tutti i sindacati seduti al tavolo negoziale e accettata solo dall’Associazione degli impiegati Coop (AIC), organizzazione interna all’azienda. “Nel commercio al dettaglio quasi un quarto (il 23,3%) dei dipendenti, soprattutto donne, è toccato dalla problematica dei bassi salari: il doppio rispetto al dato nazionale complessivo. Per le persone toccate la perdita di potere d’acquisto si riflette in modo particolarmente doloroso nella vita quotidiana. Chi percepisce retribuzioni basse è colpito dal rincaro in maniera molto maggiore di chi guadagna bene”, scrivono i sindacati nel comunicato stampa, in cui peraltro si rammenta come Coop vanti una buona situazione finanziaria, che vede in crescita sia la cifra d’affari sia gli utili. Gli affari vanno bene Nel 2023 rispetto al 2022 il fatturato è aumentato del 2,2% a 34,7 miliardi di franchi, indica infatti Coop nella sua ultima relazione annuale in cui si spiega anche che i “motori trainanti” di questa crescita sono i supermercati e il settore del commercio all’ingrosso. E anche se si guarda al medio periodo non si può che dire che a Coop gli affari vanno bene, come testimonia una crescita del fatturato del 13% tra il 2019 e il 2023. Personale sempre più sotto pressione Un po’ meno bene si sentono invece le lavoratrici e i lavoratori, colpiti «dalla pressione sui costi del personale in atto da anni» e dal «giro di vite che ne è conseguito ̶ sottolinea Anne Rubin che ha diretto le trattative per conto del sindacato Unia ̶ . Le collaboratrici e i collaboratori denunciano carenza di personale, enorme ansia da prestazione e flessibilità estrema». Aggiunge Leena Schmitter, corresponsabile delle trattative: «I dipendenti generano sempre più profitti con un organico sempre più ridotto, mettendo a rischio anche la propria salute. Coop approfitta di questa intensificazione del lavoro, e degli aumenti salariali che coprano almeno il costo della vita sarebbero nell’interesse del personale». Chiara Landi: «Una battuta d’arresto. Ora al lavoro per il rinnovo del CCL» «Noi rivendicavamo una piena compensazione del rincaro e un aumento di tutti i salari reali e minimi, nonché il riconoscimento dell’anzianità di servizio nelle scale salariali (cosa che oggi non avviene)», ricorda dal canto suo Chiara Landi, responsabile del Settore terziario del sindacato Unia Ticino e Moesa, cui abbiamo chiesto le ragioni per cui la base sindacale ha rifiutato l’offerta di Coop di un aumento generalizzato dell’1% dei salari di tutti i dipendenti soggetti a CCL: «È stata giudicata insufficiente a fronte del forte aumento del costo della vita e delle spese ordinarie, a partire da quelle per gli affitti e per i premi dell’assicurazione malattie, che stanno esplodendo e che rappresentano una delle principali preoccupazioni del personale militante di Unia. Come sindacato abbiamo così portato la questione al tavolo delle trattative ma Coop non ha nemmeno voluto entrare in materia, dichiarandosi “non responsabile” per tali aumenti».
Coop nella sua comunicazione afferma di proseguire “anche nel 2025 la dinamica salariale positiva degli anni passati” e si mette al petto la medaglia (“Negli ultimi 10 anni i salari alla Coop sono aumentati del 10,7%”). In realtà, replica Chiara Landi, «c’è stata una battuta d’arresto nella volontà di progressione salariale da parte dell’azienda. L’offerta di Coop non poteva dunque trovare il nostro sostegno. Anche in prospettiva delle trattative dell’anno prossimo per il rinnovo del CCL che scade a fine 2025». Come ci si sta preparando per questa scadenza? Ci stiamo già organizzando per coinvolgere il personale nell’elaborazione di un pacchetto di rivendicazioni, che non verterà esclusivamente sulla questione salariale, ma che conterrà anche proposte volte a migliorare le condizioni di lavoro e di vita: a partire dalla riduzione del tempo di lavoro, più ferie, più tutele contro le forti pressioni sui dipendenti, misure effettive e concrete per compensare la carenza di personale (problema che ricade sugli addetti in termini di carico di lavoro), nonché misure efficaci nell’ambito della conciliabilità tra vita lavorativa e familiare. |