Facendo il verso ad Amleto, mi sento di dire che c’è molto marcio sia a Berna sia a Bruxelles. Il Consiglio federale, infischiandosene di cosa pensa la popolazione, vuole farci cooperare molto strettamente con la NATO, diventata uno dei tentacoli militari dell’imperialismo americano. Oltre ai diversi miliardi già votati recentemente, il Consiglio nazionale ne stanzia ora altri quattro per un esercito che un parlamentare ha definito come poco più che folcloristico. A queste mie osservazioni, in Facebook mi è stato fatto notare “in Vallemaggia vi è però servito”. Certo, ma con molto meno soldi, potremmo ottenere lo stesso risultato investendo di più nella protezione civile e nella prevenzione dei disastri ambientali. Per compensare queste spese militari folli, il Nazionale prevede altrettanti risparmi, non escludendo né la ricerca né il welfare. Poche ore dopo, la lady di ferro Karin Keller-Sutter ha presentato un piano di riduzione delle spese di quasi 5 miliardi per i prossimi anni, che andrebbe a toccare addirittura gli asili nido, i sussidi ai Cantoni e, fra le tante altre cose, naturalmente anche l’aiuto allo sviluppo. Queste misure insensate vengono giustificate con la necessità di attenersi al freno all’indebitamento, che, come ha ben dimostrato Pietro Martinelli (laRegione, 16.09.2024), è ormai diventato un’arma di distruzione sistematica del settore della socialità, proprio quando la povertà sta aumentando. E questo in un paese, si noti bene, che ha tuttora un debito pubblico del tutto irrisorio. È quindi evidente che si sta sfruttando l’isteria bellicista generata dall’aggressione putiniana all’Ucraina, isteria amplificata dai grandi media occidentali, per rilanciare alla grande le spese militari, usando poi queste ultime come giustificazione per massacrare il welfare. E sì che già sin dall’inizio la favola del “se non lo fermiamo, Putin arriva a Lisbona” era un totale non senso: oggi poi nessuna persona normale può temere di vedere i carri armati russi arrivare ai nostri confini. La Russia rimane difatti pericolosa solo come potenza nucleare, il suo esercito convenzionale è invece più debole di quello turco e sta avendo grosse difficoltà già con l’Ucraina, un paese sull’orlo del fallimento, con un esercito ormai a corto di soldati, anche perché nel frattempo ha perso quasi 10 milioni di abitanti, molti dei quali hanno sfruttato l’occasione per andarsene. Ma la stessa follia bellicista domina a Berlino, dove si sono votati 100 miliardi di nuove spese militari e a Bruxelles, dove la nuova Commissione von der Leyen è nettamente più a destra della precedente. L’ha detto addirittura Romano Prodi, che di solito è molto diplomatico nei suoi giudizi. Ecco quindi svariati piani europei di riarmo, con cifre naturalmente di un paio di logaritmi più alte di quelle votate a Berna. Ma non solo. Come dimostrato da varie decisioni, nell’Europarlamento von der Leyen non disdegna di fare l’occhiolino ai fascioleghisti dei vari paesi, proprio come ha fatto Macron nella scelta del nuovo primo ministro in Francia chiedendo il tacito appoggio della Le Pen. Ad essere totalmente disorientati a Bruxelles sono ormai i socialdemocratici: basta vedere come la delegazione del PD si sia spaccata in vari tronconi a proposito delle armi all’Ucraina. La confusione sotto il cielo, come ripeteva spesso il presidente Mao, è quindi enorme. Ma ad approfittarne non sono purtroppo i movimenti rivoluzionari o almeno progressisti, ma bensì i produttori di armi, le compagnie petrolifere e tutti quei settori che stan facendo incredibili profitti grazie a questa follia bellicista. Non c’è quindi da meravigliarsi se i circoli dominanti non vogliono che si discuta seriamente di pace in Ucraina. Contemporaneamente sul genocidio a Gaza guardano dall’altra parte. |