L’intelligenza artificiale e il suo governo

Di intelligenza artificiale si fa un gran parlare. E intanto la stessa avanza inesorabilmente nelle nostre vite con una radicalità (nel senso di insinuarsi e colpire davvero le radici della nostra società) continua e crescente.
E sembra davvero efficace la furba strategia di chi crea l’intelligenza artificiale di introdurla pesantemente nella realtà, ma gradualmente nella testa e nella quotidianità dell’opinione pubblica, quasi fosse solo un piccolo e brillante aiuto aggiuntivo, in modo da non spaventare e non preoccupare nessuno.


Parrebbe allora un paradosso che i produttori stessi si siano fatti avanti recentemente, davanti al congresso americano, per chiedere alla politica  gli strumenti di regolamentazione necessari per evitare gravi ricadute, esigendo però, nel contempo, di non dover garantire la trasparenza, né di veder messa in discussione la loro proprietà intellettuale sull’intelligenza artificiale.


Una richiesta, anche in questo caso, furba ma che non è affatto un paradosso! È solo il solito gioco dell’economia di mercato di scaricarsi della responsabilità nei confronti della collettività, garantendosi comunque e sempre il massimo dei profitti possibili e, contemporaneamente, un paracadute pubblico in caso di necessità. I produttori infatti si sono resi conto che l’economia di mercato, senza le necessarie regole, potrebbe sconquassare  in questo settore la loro attività economica e le loro aziende in un batter di ciglia, visto che l’impatto delle trasformazioni indotte dall’intelligenza artificiale è tale che non solo gli individui, ma anche i governi potrebbero chieder loro conto e chiamarli alla cassa un domani!


Garantire la protezione dei dati personali, la privacy, la sicurezza degli individui e della società, prevenire ogni forma di discriminazione, definire i limiti da attribuire alla responsabilità di chi produce l’intelligenza artificiale sono i principali tasselli di queste richieste. Apparentemente sagge regole da introdurre, certo, anche se si fa davvero fatica a immaginare e capire, nel sistema economico liberista, a chi spetterebbe poi il compito di sorvegliare, regolamentare, fermare e punire i trasgressori. Perché non va dimenticato che l’intelligenza artificiale ha e avrà comunque un impatto dirompente che sarebbe un grave errore banalizzare.

 

Sta già rivoluzionando e rivoluzionerà sempre più l’economia e con essa  il lavoro, il diritto allo stesso e la sua già oggi fragile rappresentatività e capacità contrattuale. Ha già rivoluzionato e rivoluzionerà sempre più la rappresentanza e il funzionamento della democrazia, la libertà dell’informazione, la formazione e quindi la scuola, la conoscenza e il diritto allo studio, la creatività,  i conflitti a tutti i livelli, la solidarietà in tutte le sue dimensioni. E l’elenco potrebbe e dovrebbe continuare a lungo ma lo spazio non lo permette.


E allora? Potrò sembrare radicale a mia volta, ma visto che mi sembra fondato e ragionevole pensare che l’economia liberista di oggi sia incapace di gestire correttamente l’intelligenza artificiale a favore di tutti gli individui e di tutti i popoli, credo proprio che solo una  battaglia epocale potrà garantire i necessari strumenti democratici di controllo di questa complessa realtà.

Pubblicato il

25.05.2023 09:48
Anna Biscossa
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