L'iniziativa multinazionale responsabili e la scelta di campo dei media

Secondo uno studio, nell'ambito della campagna di votazione i media svizzeri hanno dato grande spazio agli argomenti dei contrari.

Con oltre settecento articoli recensiti nelle undici settimane prima del voto, quella sulle multinazionali responsabili è stata l'iniziativa popolare più presente sui media svizzeri a partire dal 2004. Una presenza superiore alle tanto discusse iniziative dell'Udc, quella sull'autodeterminazione (2018) e quella per un'immigrazione moderata (2020).


Ma in che modo questa iniziativa è stata affrontata dai media nazionali? L'istituto Foeg, dell'Università di Zurigo, ha analizzato le decine di articoli apparsi sui media della Svizzera tedesca e della Svizzera romanda e li ha classificati su una scala di tonalità di giudizio che va da + 100 (esclusivamente positivo) a – 100 (esclusivamente negativo). I risultati della ricerca mettono in luce alcuni aspetti interessanti.

 

Nella Svizzera tedesca, soltanto sul Tages Anzeiger non hanno prevalso gli articoli con tonalità negativa nei confronti dell'Iniziativa: il quotidiano zurighese, appartenente a TX Group (l'ex Tamedia), si è distinto per il perfetto equilibrio (0 sull'asse negativo/positivo). La Sonntags Zeitung, domenicale dello stesso gruppo editoriale si è invece profilato in maniera molto più netta contro il testo in votazione (-33). Il Blick (-29) e la Neu Zurcher Zeitung (-42) e i rispettivi domenicali - SonntagsBlick (-33) e NZZ am Sonntags (-29) - si sono anch'essi contraddistinti per un profilo molto negativo. La NZZ, giornale della destra economica, si è contraddistinto per l'utilizzo dell'argomentario degli oppositori, come dimostra il titolo del lunedì post votazione: “La Svizzera dice no alle promesse vuote”. Il record di tonalità negativa è stato toccato dalla Weltwoche (-74), settimanale diretto e controllato dal consigliere nazionale Udc Roger Köppel.

 

In Svizzera romanda l'approccio all'Iniziativa è stato diverso a seconda dei giornali. Il quotidiano le Temps, non certo un foglio di sinistra, ha fatto prevalere articoli con tonalità positiva (+ 15). Il giornale ha consacrato alla votazione un apposito e ricco supplemento, frutto d'intense discussioni all'interno della redazione. Come sua abitudine, le Temps si è confrontato al suo interno per poi dichiararsi pubblicamente favorevole ad una proposta di legge che avrebbe permesso di “sostenere la prosperità svizzera come i suoi valori umanisti”. Un approccio senza dubbio interessante che ci ricorda come un quotidiano possa anche prendere una posizione, senza tuttavia ignorare gli argomenti degli oppositori.

 

Più critici, in Romandia, sono invece stati i giornali di Tx Group: 24heures (- 15), Tribune de Genève (-18) e Le Matin dimanche (-20) hanno fatto prevalere posizioni negative. L'editore, ricordiamo, si era fatto bacchettare dal Consiglio della stampa per aver pubblicato pubblicità dei contrari all'iniziativa senza indicare che si trattava di contenuti a pagamento. Per Linards Udris, autore dello studio che abbiamo intervistato, non si può però dire che tutte le testate appartenenti allo stesso gruppo abbiano coperto l'Iniziativa allo stesso modo: “Per esempio, 24heures ha riferito diversamente dal Tages Anzeiger e Le Temps dal Blick, anche se appartengono rispettivamente a TX Group e Ringier (le Temps ha cambiato editore nel 2021, ndlr). Naturalmente, però, le testate che condividono la maggior parte del loro contenuto, come il 24heures e la Tribune de Genève o come il Tages-Anzeiger, la Basler Zeitung e la Berner Zeitung non differiscono realmente tra loro”. Una concentrazione del contenuto mediatico che per l'esperto “significa che la diversità derivante dalle diverse prospettive regionali si sta riducendo”.

 

L'autore dello studio sottolinea che per quanto riguarda le personalità apparse sui media ha prevalso, seppur di misura, il campo degli oppositori. Con questi ultimi che si sono distinti soprattutto nel rush finale: “Di norma la maggioranza di voce contrarie è tipica nella copertura mediatica delle iniziative popolari. In questo caso, però, il fronte del Sì e le associazioni che hanno sostenuto l'Iniziativa hanno saputo suscitare molta attenzione. Tuttavia, verso la fine della campagna, gli attori economici hanno ricevuto un'attenzione crescente, specialmente quando i dirigenti delle grandi aziende hanno rilasciato interviste”.

 

Public Eye, una delle Ong promotrici dell'Iniziativa ha sottolineato in un recente articolo come la sua inchiesta sulle condizioni di lavoro in una miniera brasiliana di Glencore è stata praticamente ignorata: “Di norma le nostre inchieste interessano quasi tutti i media tradizionali, anche perché questi hanno sempre meno mezzi per il giornalismo d'inchiesta. Ma nella fase accesa della campagna, l'ambiente ha cambiato presso diversi editori”.

 

Non presenti nello studio di foeg, altri quotidiani romandi - La Liberté, Le Courrier e le Journal du Jura - hanno proposto degli editoriali favorevoli all'Iniziativa In un contesto in cui il campo del No ha fatto prevalere come argomento la morte delle piccole imprese, va sottolineato come la rivista specializzata PME magazine si è schierata anch'essa a favore dell'Iniziativa. In Ticino, ricordiamo un editoriale contro l'iniziativa del CdT. La neutralità nel trattare l'argomento è stata invece raggiunta dalla radiotv pubblica: la Srf (0) e la Rts (+ 3) hanno rispettato i loro doveri del servizio pubblico.

 

Quando si tratta di referendum che trattano questioni socio-economiche, la copertura mediatica tende ad essere più "favorevole all'economia" nella Svizzera tedesca rispetto alla Svizzera romanda” ci spiega sempre Linards Udris. Ma come mai, chiediamo ancora all'esperto, questa iniziativa ha avuto un tale spazio sui media? Per l'esperto il fatto che fosse vista come una sorta di Davide contro Golia e il carattere etico della votazione hanno contribuito a scatenare questa attenzione: “Gli aspetti etici sono stati sicuramente responsabile di molti interventi durante la campagna. Si sono letti anche molte dichiarazioni che mettevano in dubbio l'integrità sia nel campo del sì che nel campo del no. Inoltre, in una forma di "metacopertura", i giornalisti hanno percepito questa campagna come particolarmente emotiva e aggressiva, portando ad un'ulteriore copertura mediatica. Così, in fin dei conti, la campagna ha preso la forma di una spirale crescente. È stato sorprendente vedere accadere ciò nel caso di un voto in campo economico - perché nelle votazioni precedenti, questo tipo di meccanismi era entrato in gioco soprattutto durante le campagne in cui erano coinvolti l'Udc e le sue questioni politiche”.

 

Pubblicato il

18.02.2021 09:39
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