Non si riesce a capire perché il consigliere federale Pascal Couchepin continui a ripetere ai quattro venti e in ogni occasione pubblica che la revisione della Ladi (Legge federale assicurazione disoccupazione) sia sociale, valida ed efficace. Pensiamo e speriamo sia dovuto al suo ruolo istituzionale e non alla sua intelligenza. O forse che le sue certezze, in vista del voto, si fanno sempre più vacillanti? Noi ci poniamo solo tre domandine che giriamo al signor consigliere federale e a chi con lui sostiene la revisione della Ladi: • È sociale diminuire la durata delle indennità giornaliere da 520 a 400? • È sociale eliminare il contributo di solidarietà dell’uno per cento prelevato sugli alti salari, che è l’unica vera misura di redistribuzione della solidarietà e della ricchezza da chi ha, a chi non ha, presente nell’attuale legge? • È sociale, in una società caratterizzata sempre più dal precariato (tempi parziali, lavoro su chiamata e contratti a tempo determinato), aumentare il periodo di contribuzione minimo, per aver diritto al beneficio dell’assicurazione disoccupazione, da 6 a 12 mesi? Basta rispondere in modo affermativo a queste tre domande per ritrovarsi, il prossimo 24 novembre, in una società sempre più egoistica e sempre meno solidale. Una società dove il rispetto dell’essere umano e di chi si trova momentaneamente in difficoltà è messo in secondo piano. Una società dove un disoccupato è considerato un parassita. Perché, in sostanza, a questo mira la nuova legge: considerare chi ha perso il lavoro, per cause contingenti estranee alla sua volontà, un profittatore del sistema sociale, un pidocchio che vive alle spalle della società sempre “laboriosa” e giusta. Non vogliamo assolutamente difendere chi abusa del sistema. Gli abusi, in tutti i settori, vanno sempre combattuti e contrastati con gli strumenti previsti dalla legislazione vigente. Ci chiediamo, semplicemente, se sia giusto – rovesciando i termini di un bruttissimo detto – “colpirne cento, per educarne uno”. Non lo riteniamo giusto e per questo motivo il prossimo fine settimana invitiamo a votare no a questa legge – parafrasando Couchepin – iniqua, scorretta e socialmente insostenibile.

Pubblicato il 

15.11.02

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