L'inferno liberiano fa capolino a Bellinzona

Al Tribunale penale federale è comparso un uomo accusato di crimini di guerra in Liberia avvenuti negli anni '90. Una prima in Svizzera.

L'atteso processo di Alieu Kosiah, il cittadino liberiano accusato di crimini di guerra per le molteplici atrocità commesse in Liberia in qualità di comandante di un gruppo armato, è iniziato questa mattina al Tribunale penale federale di Bellinzona (Tpf). Il dibattimento ha però preso il via senza l'assenza di coloro che affermano di essere le vittime delle atrocità commesse nella seconda metà degli anni novanta. Ecco il punto della situazione di un processo che, comunque vada, è già stato definito "storico".

 

L'assenza delle vittime, bloccate in Liberia dal coronavirus (e dai quattro rinvii del Tribunale che non hanno facilitato l'organizzazione) è stata criticata dagli avvocati delle parti civili che, in entrata, hanno subito chiesto di rimandare il processo. "Non è così che immaginavamo che sarebbe andato questo processo storico che vede convogliare a Bellinzona gli occhi di tutto il mondo” ha esclamato Alain Werner, uno degli avvocati delle parti civile e fondatore dell'Ong Civitas Maxima, all'origine dell'inchiesta contro Alieu Kosiah.

 

In sostanza le vittime chiedono di potere guardare negli occhi il loro accusato durante a sua deposizione: "In una causa che si basa molto sulla parola dell'altro, è particolarmente importante che i nostri clienti possano partecipare all'udienza per sentire dal vivo ciò che l'imputato ha da dire, senza passare attraverso il filtro della traduzione e delle trascrizioni con tutti i rischi di perdita di chiarezza” ha affermato Alain Warner.

 

Una quindicina di inchieste in corso

 

È la prima volta che in Svizzera, un tribunale ordinario, è chiamato a chinarsi su dei crimini internazionali. Già nel 1999 la Confederazione è stata il primo Stato europeo a processare un uomo per i massacri commessi in Ruanda. Il processo, però, si svolse davanti al Tribunale militare di Losanna, all'epoca l'unico competente per i crimini di guerra.

 

Poi, dal 2011, sono entrate in vigore in Svizzera le nuove disposizioni dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, ratificato dalla Confederazione nel 2001. Questa modifica legislativa ha introdotto nel Codice penale i crimini contro l'umanità e definito in maniera più precisa i crimini di guerra. Grazie a questi nuovi ordinamenti giuridici il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) ha ora la competenza di giudicare e punire una persona che ha commesso atti contro l'umanità anche al di fuori del territorio elvetico.

 

In questi anni, la Procura federale ha ricevuto una settantina di segnalazioni: la maggior parte dei quali ha portato ad un decreto di non entrata in materia o a un decreto d'abbandono, come nell'inchiesta che ha coinvolto la raffineria ticinese Argor-Heraeus per una vicenda legata all'oro insanguinato in Repubblica democratica del Congo. Attualmente sono aperte una quindicina di inchieste.

 

Oggi si giunge infine ad un primo processo. Un processo definito da più parti come “storico”, come testimonia anche la buona presenza di giornalisti in aula e i diversi articoli apparsi sulla stampa internazionale.

 

Una guerre violentissima

 

I fatti del presente procedimento si sono svolti nel contesto della prima guerra civile in Liberia (1989-1996). Questa guerra (…) è stata una delle più violente che il continente africano abbia mai conosciuto". Basta questa prima frase dell’atto d’accusa per capire che, quello iniziato oggi non è un processo come gli altri.

 

Alieu Kosiah, ex comandante dello United liberation movement for democracy in Liberia (Ulimo) è il protagonista in una lista di 25 violazioni delle leggi di guerra commesse da lui stesso o dai soldati del suo gruppo Zebra, uno dei battaglioni Ulimo che si opponeva al Fronte patriottico nazionale della Liberia (Nplf) del famigerato Charles Taylor, lui stesso arrestato nel novembre 2014 e condannato da un Tribunale speciale per crimini commessi solo in Sierra Leone. Nella regione di Lofa, la principale area colpita dai presunti atti di Alieu Kosiah, i civili sono stati deliberatamente e sistematicamente presi di mira durante le ostilità. Secondo la Commissione per la verità e la riconciliazione della Liberia, solo in quella zona sono state contate più di 93.000 vittime.

 

La lunga lista di crimini stilata nell'atto d'accusa firmato dal procuratore federale Andreas Müller comprende una ventina di omicidi diretti, uno stupro, il reclutamento di bambini soldato e atti di saccheggio e cannibalismo (il cuore strappato ad un cadavere e mangiato da alcuni soldati). Dopo aver guidato le milizie dell’Ulimo, Alieu Kosiah si è trasferito in Svizzera. Dalle parti di Losanna ha vissuto per oltre quindici anni: si è sposato, ha divorziato, senza che nessuno potesse sospettare del suo passato. Tutto tranquillo fino a quando, nel 2014, è stato arrestato. Da allora, accusato da sette persone, non è più uscito di prigione, come ha ribadito in aula l'imputato interropendo il discorso del suo avvocato, Dimitri Gianoli.

 

Quest'ultimo, oltre ad affermare l'estraneità del suo assistito nei fatti, ha attaccato in aula il doppio ruolo, e il presunto conflitto d'interessi, di Alain Werner, avvocato di alcune vittime e fondatore e direttore dell'Ong Civitas Maxima. La richiesta è stata quella di togliere l'incarico all'avvocato. L'inizio del processo è stato quindi subito intenso e battagliero. Si vedrà nei prossimi giorni cosa decideranno i giudici a proposito delle diverse richieste delle parti. Affaire à suivre.

Pubblicato il

03.12.2020 12:24
Federico Franchini