L'inchiesta Eternit arriva in Svizzera

Nuovi guai in vista per la famiglia Schmidheiny: da Torino rimbalza infatti la notizia che la Procura della Repubblica ha aperto un nuovo filone d'inchiesta per le morti d'amianto legate all'attività industriale dell'Eternit, già oggetto del maxiprocesso in corso da oltre un anno nel capoluogo piemontese.

Processo che vede alla sbarra il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier, accusati di "disastro ambientale doloso" e "omissione dolosa di cautele e di misure di protezione" per le migliaia di malati e morti da amianto a Casale Monferrato (provincia di Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli), già sedi di stabilimenti della multinazionale svizzero-belga.
Dall'inchiesta Eternit bis potrebbero emergere responsabilità penali anche per Thomas Schmidheiny (fratello di Stephan), come rivela ad area il procuratore Raffaele Guariniello,  titolare dell'inchiesta.
Il nuovo procedimento riguarda i casi di circa un migliaio di persone ammalate o decedute per esposizione all'amianto che sono stati registrati a partire dal 2008 e dunque non ancora presi in considerazione dall'inchiesta che Guariniello ha chiuso nel 2007, ma anche alcuni dei 2'200 decessi già oggetto del processo che si sta celebrando a Torino e un centinaio di lavoratori italiani morti su suolo italiano che avevano lavorato negli stabilimenti svizzeri dell'Eternit di Niederurnen (Glarona) e Payerne (Vaud) e presso la filiale brasiliana di Rio de Janeiro. Ma rispetto al processo in corso, giunto questa settimana alla 38esima udienza, vi è anche un'altra novità: nell'Eternit bis il tenace magistrato torinese ritiene di poter contestare il reato di omicidio colposo.
«Si tratta di un'inchiesta estremamente complessa, che richiederà un lungo e meticoloso lavoro. Essa si trova ancora allo stadio preliminare e potrebbe sfociare in una richiesta di rinvio a giudizio non prima dell'anno prossimo», ci spiega Raffaele Guariniello. Un gruppo di consulenti è già impegnato da parecchio tempo nella raccolta e nell'esame di centinaia di cartelle cliniche di persone morte per malattie riconducibili all'amianto (mesotelioma pleurico in particolare) allo scopo di stabilire se vi sia nesso di causalità tra l'esposizione alle polveri (lavorativa o ambientale) e il decesso.
Mentre nel maxiprocesso di Torino iniziato il 10 dicembre 2009 i due imputati  devono rispondere di un reato collettivo (disastro doloso permanente, che si considera compiuto se gli autori hanno agito nella consapevolezza di causare la morte attraverso l'amianto e sottacendone l'effettiva pericolosità ai lavoratori e alla popolazione), nell'Eternit bis vengono contestati specifici casi di decesso.  «L'obiettivo è quello di individuare i colpevoli di ciascuno di essi», precisa il magistrato, il che richiede un esame dettagliato delle posizioni delle singole vittime, per valutare il periodo di esposizione, la storia lavorativa e/o abitativa, le patologie sviluppate a contatto con la fibra e le cause di morte.
Tra le vittime considerate in questo secondo filone d'inchiesta vi sono anche «un centinaio» di ex lavoratori degli stabilimenti dell'Eternit in terra elvetica: «Si tratta di persone provenienti da ogni parte d'Italia, in particolare dal Piemonte, dal Veneto e dalla Puglia, che hanno lavorato a Payerne e Niederurnen e che sono morte qui in Italia», spiega Raffaele Guariniello, confermando che vi sono già state «alcune iscrizioni nel registro degli indagati». «Anche se -sottolinea- le responsabilità andranno accertate con molta attenzione nei prossimi mesi e il quadro potrebbe mutare».
Stephan Schmidheiny e Louis de Cartier, già imputati al processo di Torino (dove peraltro non si sono mai presentati ma fatti sentire tramite un imponente collegio difensivo di decine di avvocati), dovrebbero quasi sicuramente figurare nella nuova lista di indagati.
La cerchia degli imputati dell'Eternit bis potrebbe anche allargarsi? «Potrebbe anche essere», risponde, prudente, a questa domanda precisa Raffaele Guariniello.
Signor procuratore, intende dire che è ipotizzabile una richiesta di rinvio a giudizio anche per il fratello di Stephan Schmidheiny Thomas, che in determinati periodi ha avuto responsabilità presso Eternit Svizzera?
«Potrebbe essere. Naturalmente dobbiamo prima valutare i vari periodi a cui sono riferiti i fatti contestati».
Comunque vada, l'apertura di questa inchiesta contribuirà sicuramente a fare un po' di luce sul capitolo svizzero della strage dell'amianto, che le autorità politiche e giudiziarie di questo paese preferiscono far finta non sia mai esistito. La documentazione acquisita da Raffaele Guariniello dopo una durissima battaglia con la Suva e le autorità del canton Glarona (dove ha sede l'Eternit), che da tempo è rinchiusa negli archivi del Palazzo di giustizia torinese, potrebbe rivelare particolari interessanti su come la Svizzera e le sue autorità gestirono la vicenda della lavorazione dell'amianto nelle sue imprese. 

Pubblicato il

11.02.2011 01:30
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