La fine del conflitto nell'edilizia non è ancora cosa fatta. L'accordo faticosamente raggiunto a fine anno dai vertici dell'associazione padronale e dei sindacati Unia e Syna-Ocst sotto la regia di Jean Luc Nordmann, il mediatore incaricato dalla consigliera federale Doris Leuthard, non sembra suscitare l'unanimità tra gli impresari. L'esito dell'assemblea dei delegati della Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic) del 24 gennaio, tutt'altro che scontato, sarà dunque decisivo per il futuro dei rapporti di lavoro nel settore. Ne riferisce la stampa svizzera tedesca, dando risalto ad un dibattito interno alla società degli impresari costruttori sul nuovo contratto nazionale mantello (Cnm) edile definito nell'accordo di fine dicembre.

Sono soprattutto alcuni dirigenti di piccole imprese svizzere tedesche a dichiararsi apertamente insoddisfatti dell'accordo siglato dai propri vertici, capitanati dal presidente della Ssic Werner Messmer. Appaiono invece più favorevoli all'accordo gli impresari romandi, quelli ticinesi e i dirigenti delle grandi aziende edili nazionali. Difficile valutare quale dei due fronti avrà i numeri necessari per imporre la propria visione all'interno dell'assemblea padronale del 24 gennaio.
La Ssic è formata in gran parte da piccole imprese edili, ma il peso specifico delle grandi ditte di costruzioni gioca un ruolo che non può essere trascurato. All'origine dell'insoddisfazione di alcuni impresari vi sarebbe soprattutto la nuova regolamentazione oraria prevista dal contratto siglato e la gestione del fondo formazione.
Durante il vuoto contrattuale, il padronato aveva deciso di gestire il fondo in proprio, quando fin dalla sua costituzione era sempre stato gestito in forma paritetica da sindacati e aziende. L'accordo raggiunto a dicembre prevede il ritorno del fondo alla gestione paritetica. Il consigliere agli Stati Udc, This Jenni, critica pubblicamente questa decisione sulle colonne del Sonntagonline. Il senatore glaronese, che si era detto «così felice quando il Cnm era stato disdetto», ritiene inaccettabile il ritorno del fondo alla situazione precedente di gestione paritetica. Ma Jenni non è il solo "falco" tra gli impresari costruttori che vede di buon occhio l'assenza di regole nei rapporti di lavoro nel settore edile. In compagnia di altri impresari, cercherà infatti di sabotare l'accordo raggiunto dai vertici della sua associazione padronale.
Un altro dirigente d'impresa che si esprime pubblicamente in maniera negativa sull'accordo raggiunto è Alfred Müller della azienda Stutz Ag, ditta di costruzioni della svizzera orientale. Müller critica la nuova regolamentazione oraria, giudicandola «poco chiara e di difficile applicazione». Una griglia oraria che, è bene specificare, non toccherebbe il Ticino, che da tempo ha adottato un proprio sistema di flessibilità oraria. E per restare in Ticino, abbiamo contattato il direttore della sezione ticinese della Ssic, Edo Bobbià, per avere una sua valutazione dell'assemblea padronale del 24 gennaio. «Confermo che esistono delle opinioni diverse tra gli impresari in merito all'accordo. Quanto convenuto durante la mediazione non fa l'unanimità. Essendo l'accordo frutto di un compromesso, è inevitabile che ci sia qualche scontento. Resto però ottimista. Non credo, malgrado non possa nascondere una certa preoccupazione, che si arriverà ad una sconfessione dell'accordo promosso in prima persona dal nostro presidente Messmer. L'eventuale non ratifica dell'accordo da parte dei delegati Ssic, riaprirebbe una trattativa.  E non sono sicuro che quest'ultima porterebbe ad un accordo migliore per noi impresari. Come già detto in altre occasioni, la nostra sezione considera fondamentale, in ragione del contesto particolare del nostro mercato, avere la pace sui posti di lavoro attraverso un contratto nazionale mantello».
Dopo il 24 gennaio, sarà la volta dei delegati sindacali approvare o meno il nuovo contratto elaborato durante la mediazione. Il 26 gennaio infatti si riuniranno i parlamenti edili di Unia e Syna. Se da parte sindacale sembra esserci maggiore comprensione della necessità di accettare il nuovo contratto, seppur frutto di un compromesso e quindi di concessioni, è ovvio che la scelta dei delegati impresari del 24 gennaio sarà decisiva per la valutazione finale.
Se il padronato sconfesserà i propri vertici rifiutando il nuovo contratto partorito durante la mediazione, la primavera tornerà ad essere molto calda sul fronte edile.

Pubblicato il 

18.01.08

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