Un inceneritore con una capacità di smaltimento di 140 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani (rsu) all’anno disincentiverebbe la raccolta separata? Altrimenti detto, in termini generali: la disponibilità in loco di abbondanti capacità di smaltimento bloccherebbe o frenerebbe il tasso di riciclaggio degli rsu? Sì, rispondono i promotori dell’iniziativa popolare “28 inceneritori bastano” contro la costruzione dell’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti previsto a Giubiasco e per una moratoria fino al 2016 sugli impianti di smaltimento in Ticino. «Con la sua capacità [l’impianto giubiaschese] costituirebbe un impedimento de facto all’aumento della percentuale di rifiuti che verranno separati e riciclati», scriveva il granconsigliere socialista Sergio Savoia su area (n. 36, 9 settembre 2005). «Solo senza l’inceneritore potremo sperare in una politica basata sul risparmio e la separazione dei rifiuti», scrive in una nota il co-presidente del comitato Alessandro Boggian. Che ad area spiega: «Oggi ci sono forti sovracapacità negli impianti oltralpe: quello di Giubiasco perciò è sovradimensionato. E anche se ricicleremo di più nei prossimi anni, per sfruttare al meglio un inceneritore da 140 mila tonnellate dovremo importare rifiuti dall’Italia o da altri cantoni». Se almeno a prima vista le critiche sul dimensionamento dell’impianto possono apparire giustificate, meno lo sono quelle che tendono a stabilire un rapporto di causalità più o meno forte e diretto tra capacità di smaltimento degli rsu ed evoluzione del tasso di riciclaggio. Aldilà della problematicità delle percentuali citate (i diversi tassi di riciclaggio non sono comparabili tra un cantone e l’altro), quest’ultimo dipende infatti solo in maniera trascurabile dall’esistenza o meno di determinate capacità di smaltimento. A determinarne in larghissima misura la progressione (costante in Svizzera e anche in Ticino dall’inizio degli anni ‘90) sono innanzi tutto la convenienza per i Comuni della raccolta separata degli rsu (il cui costo è sensibilmente inferiore di quello dello smaltimento in un inceneritore), l’applicazione del principio secondo cui chi inquina paga (ovvero l’esistenza di una tassa sul sacco a livello cantonale o comunale) e anche la capillarità dei centri di raccolta separata nei comuni. Un inceneritore da 140 mila tonnellate che a sinistra si vorrebbe più piccolo «non frenerebbe assolutamente il tasso di riciclaggio», afferma Daniele Zulliger dell’Ufficio gestione rifiuti del Dipartimento del territorio. Non solo perché nel calcolo del suo dimensionamento «si è già tenuto conto in modo realistico di un ulteriore miglioramento [di circa 5 punti percentuali, per arrivare a un 45 per cento su 10 anni, ndr] del tasso di riciclaggio». Ma soprattutto perché ovunque, da quando vengono effettuate le raccolte separate, i costi per tonnellata dei rifiuti raccolti in questo modo sono in calo e oggi si attestano su un livello assai inferiore rispetto a quello dello smaltimento in un inceneritore. Nel 2003 in Ticino il costo medio della raccolta di rsu riciclabili per i comuni è stato di 156 franchi per tonnellata, meno della metà dei 395 franchi per tonnellata pagati in media dai comuni per la raccolta e lo smaltimento degli rsu e degli ingombranti non riciclabili. «I comuni si accorgono sempre più che separare i rifiuti conviene, e questo da una grossa spinta al riciclaggio», osserva Zulliger. Che annota: «Il singolo cittadino non pensa all’esistenza né alla capacità più o meno importante di un impianto di smaltimento quando getta i rifiuti nella pattumiera. Solamente con una tassa sul sacco il singolo consumatore comincia a ragionare sull’opportunità di separare i rifiuti: perché si dice “meno metto nel sacco, meno pago”». Inceneritore o meno (e inceneritore con una capacità adeguata o sovradimensionato – come forse lo è quello previsto a Giubiasco – che sia), il tasso di riciclaggio di rsu – passato in Ticino dal 15,8 per cento dell’ ‘89 al 40 per cento attuale – progredirà in misura più o meno consistente in futuro. Lo farà soprattutto in funzione della priorità che verrà accordata alla tassa sul sacco (la cui introduzione a livello cantonale era stata bocciata pochi anni fa ma che piano piano sta prendendo piede nei comuni), nonché al miglioramento e alla diffusione sul territorio delle infrastrutture e delle capacità per la separazione e la raccolta dei rifiuti. Spunti di riflessione in questo senso li offre la politica di gestione dei rifiuti del canton Friburgo. Sulle rive della Sarine a metà degli anni ‘90 si è optato per un approccio globale: mentre si progettava l’inceneritore di Posieux, nella legge sui rifiuti veniva iscritto – caso unico in Romandia – il principio di causalità (“chi inquina paga”) concretizzato poi con l’introduzione sistematica di una tassa sul sacco “flessibile”, con i comuni a disporre di un ampio margine di discrezione nella definizione del suo ammontare. Con l’introduzione della tassa sul sacco tra il ‘97 e il ‘98 (e anche grazie alla diffusione dei centri per la raccolta separata), il tasso di riciclaggio – cresciuto dal 13,5 per cento dell’‘89 al 22,5 per cento del ‘96 – ha fatto un balzo in avanti, passando al 36 per cento nel 2000 e raggiungendo quota 42 per cento nel 2005, quattro anni dopo l’entrata in servizio dell’impianto di Posieux. La messa in funzione dell’inceneritore da 88 mila tonnellate (capacità utilizzata quasi in pieno) che serve i 315 comuni e i 270 mila abitanti del canton Friburgo e della Broye vodese non ha dunque penalizzato il riciclaggio la cui progressione si è confermata negli ultimi anni. Marc Chardonnens, capo del Servizio dell’ambiente del canton Friburgo, non si esprime sul dimensionamento, corretto o meno, del previsto impianto giubiaschese. Si limita a spiegare ad area che «l’inceneritore e la raccolta separata sono variabili relativamente indipendenti, due filiere di raccolta e smaltimento dei rifiuti che si sono sviluppate parallelamente». «La progressione del tasso di riciclaggio – prosegue Chardonnens – è dovuto essenzialmente alla tassa sul sacco e alla messa a disposizione dell’infrastruttura adeguata per la raccolta separata». Oltre che al minor costo della raccolta separata: malgrado la presenza di un inceneritore – e perdipiù di uno dei meno cari della Svizzera: la tariffa di smaltimento per i comuni è di 155 franchi per tonnellata – la realtà del mercato del riciclaggio è questa: la raccolta separata è «finanziariamente più interessante» per i comuni, dice Chardonnens. «Sì, ma al di là di tutto resta il problema del dimensionamento», osserva Alessandro Boggian: «L’impianto di Posieux ha una capacità adeguata al comprensorio ed è stato costruito quando in Svizzera non c’era la sovracapacità di smaltimento che c’è oggi». «Friburgo ha avuto un approccio globale nel quale l’inceneritore è solo un tassello», rileva Sergio Savoia. «Da noi invece si è puntato solo sull’impianto: un cambiamento di politica lo si può imporre solo agendo sui rapporti di forza, anche attraverso un voto popolare».

Pubblicato il 

18.11.05

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