L’etica indigesta

Chi nelle ultime settimane ha seguito le notizie che riguardano le banche, da quelle grandi a quelle medie e persino a quelle cantonali, dev’essersi fatta un’idea un po’ stramba della legge, della giustizia e soprattutto dell’etica. Diciamola in termini spicci: infrangi una legge  o induci i clienti ad infrangerla, sei indagato dalla Giustizia americana, finirai per pagare multe salatissime a meno che tu ammetti, molli i clienti, offri documentazioni e segnalazioni. Ciò che si fa a spron battuto e così paghi multe elevate, ma  meno salate e ti rimetti a posto.

 

Idea stramba della legge perché sai che ci sono disposizioni anche svizzere, formulate e sottoscritte dalle stesse banche, che vietano operazioni del genere e che invece sono state abbondantemente praticate. Idea stramba sulla Giustizia perché interviene solo una giustizia “estera” (incassando tra l’altro somme enormi), mai una volta che intervenga quella svizzera o quando è intervenuta ha chiuso subito il dossier perché il caso non costituisce delitto. L’etica, invece, si ritiene di averla incorporata e se qualcuno non ci crede, come il fisco americano, si paga e la si riacquista.


In Svizzera non è mai stata fatta un’indagine sull’etica nelle banche. Un professore di etica economica dell’Università di San Gallo, Ulrich Thielemann, sostenne tempo fa in audizione ad una commissione del  Bundestag che le élites elvetiche, ma anche la maggioranza della popolazione, non hanno coscienza dell’ingiustizia generata dai delitti fiscali delle banche. Forse perché si parte da una domanda: la banca è un’attività morale? Si risponde: no, la morale non c’entra con la banca. Si precisa però con astuzia elvetica: la banca è a-morale, ciò che non significa im-morale. È chiaro che non è una risposta soddisfacente. Si sa che ci sono attività contrarie ai valori dell’umanità di cui la banca non dovrebbe occuparsi.Si dovrebbe  ammettere che la speculazione diventa immorale quando il rischio è assunto in maniera sconsiderata e quando colui che consiglia o opera non si sente responsabile delle conseguenze della sua decisione.


È apparsa un’ampia analisi sulla nozione di etica nel settore finanziario-bancario suggerita proprio dalle ingenti somme versate da numerose banche per comportamenti illeciti e delittuosi (dall’evasione fiscale, alle manipolazioni sul mercato dei cambi eccetera, in cui sempre sono state implicate anche le banche svizzere). L’analisi appare però negli Stati Uniti, promossa da un grande studio di giuristi (Labaton Sucharov) e dall’Università Notre-Dame dell’Indiana. Popolazione dell’inchiesta i 1.200 impiegati meglio pagati nel settore. Riportare tutto quel che ne esce di eticamente miserevole è impossibile. Una conclusione basta: “Far denaro ad ogni costo è lo scopo, perseguire il bene (etica) o rispettare la legge è un costo da possibilmente escludere”.


C’è anche un convincimento che scaturisce da un’inchiesta parallela a quella di Labaton Sucharov, che forse non dice niente di nuovo ma è il sintomo di una incompatibilità tra finanze ed etica: un quarto dei dirigenti di Wall Street e della Borsa di Londra ritiene che condotte disoneste o illegali siano necessarie per riuscire nel mondo della finanza. Il lamento che sentiamo ora spesso dalle banche secondo il quale leggi, ordinamenti, regole più severe, controlli esterni, Finma, Widmer-Schlumpf rischiano di strozzare le banche… forse contiene paradossalmente una verità. Non fosse che etica.

Pubblicato il

27.08.2015 14:37
Silvano Toppi
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