L'esilio fiscale delle star francesi

Il candidato dell'Ump, Nicolas Sarkozy, ha promesso di abbassare le tasse e abolire la patrimoniale se sarà eletto alla presidenza della Repubblica. Due suoi amici molto noti dal pubblico, che hanno dichiarato ufficialmente di sostenere la sua candidatura, hanno anticipato l'applicazione del programma di Sarkozy, a titolo personale, mettendo nell'imbarazzo il candidato della destra: il cantante Johnny Hallyday, prima di Natale, il pubblicitario Jean-Michel Goudard (collaboratore di Jacques Séguéla), dopo le feste, hanno reso noto di aver scelto di risiedere in Svizzera per sei mesi e un giorno l'anno, per poter far riferimento al fisco elvetico e quindi pagare meno. Nel mirino la patrimoniale francese, l'Isf, l'"imposta sulla fortuna". Le dichiarazioni sbrigative di Hallyday, che ha scelto Gstaad, e l'ammissione forzata di Goudard (l'informazione è stata rivelata da un giornale), seguite dall'imbarazzo evidente di Sarkozy, hanno rilanciato la polemica fiscale.

Per smentire chi afferma che non esistono differenze tra destra e sinistra, il fisco resta un argomento dirimente. Il ministro delle finanze, Thierry Breton, che mira al posto di primo ministro in caso di vittoria di Sarkozy nella corsa all'Eliseo, ha promesso un "anno bianco" fiscale: nel 2008 non ci saranno imposte sul reddito, ha detto, grazie al passaggio dal sistema attuale (prelievo dopo la dichiarazione delle imposte) al prelievo alla fonte per i lavoratori dipendenti. François Hollande, segretario del Ps, ha dichiarato senza mezzi termini, in un'intervista a Le Monde del 19 dicembre scorso, che se i socialisti vincono verranno "rivisti tutti i cali di imposte" concessi dalla destra al potere. "Rivedremo tutti i cali di imposte sul reddito accordate alle fasce superiori. Riporteremo le tasse ai livelli del 2002. Contemporaneamente, sopprimeremo lo scudo fiscale (che impone di non pagare più del 60 per cento del proprio reddito per le tasse complessive), che vediamo, con Johnny Hallyday, che non convince per nulla alcuni dei suoi beneficiari a non praticare l'esilio fiscale". Hollande vuole mantenere l'Isf e al tempo stesso impedire l'evasione attraverso l'esilio.
Anche nel Ps alcuni erano rimasti perplessi dall'intervento di Hollande, per timore di perdere voti. Ma dopo l'esilio volontario di Hallyday è sceso in campo, con ancora maggiore determinazione, uno dei portavoce della candidata Ségolène Royal, il deputato Arnaud Montebourg. Montebourg parla di "indignazione", accusa Hallyday di "ricatto", ma soprattutto se la prende con la Svizzera: "la Confederazione elvetica pone tanti gravi problemi quanto lo stesso Johnny", ha scritto su Libération del 2 gennaio. Montebourg denuncia il fatto che la maggior parte delle sedi sociali delle grandi multinazionali francesi sono in Svizzera, in particolare nel cantone di Ginevra: "secondo la Confederazione internazionale dei sindacati liberi saranno presto 1'400 sedi sociali che si trasferiranno in Svizzera, cioè l'equivalente di 32 miliardi di euro di entrate fiscali sui profitti di queste imprese". Per Montebourg, bisognerebbe riprendere contro la Svizzera (ma anche contro Lussemburgo, Liechtenstein e Montecarlo) il metodo del "blocco", con i gendarmi alla frontiera, adottato dal generale De Gaulle contro Monaco nel '63, che aveva fatto piegare il principato. Montebourg aveva già puntato il dito contro la Svizzera per riciclaggio di denaro sporco, in un rapporto parlamentare del 2001.
La destra afferma che con troppe tasse – in particolare l'Isf – i manager super-ricchi sono tentati dall'esilio fiscale. Alcune leggi sono state fatte per trattenerli in patria, a cominciare dallo "scudo fiscale". Anche per i dirigenti stranieri residenti in Francia sono state fatte delle concessioni, perché accettino di pagare le tasse al fisco francese. Il paragone che viene fatto sovente è con la Gran Bretagna, molto più liberal per i ricchi.
L'esilio fiscale dei grandi ricchi, in particolare dei grandi dirigenti, è in genere discreto. Invece, più noti sono i personaggi dello sport o dello spettacolo che scelgono paesi più accoglienti. "Perché non si è mai parlato a suo tempo del domicilio svizzero di Yannick Noah?" si chiede un lettore di Libération. Che aggiunge : "i media non si sono neppure mobilitati sul fatto che Zidane provi la necessità di respirare l'aria fresca del lago Lemano nella sua bella casa. Stessa cosa per la nostra campionessa Amélie Mauresmo. Neppure una parola sulle altre star defiscalizzate: niente su Alain Prost".

Il facile rifugio elvetico di tanti milionari

La polemica sull'esilio fiscale in Svizzera (ma anche in Belgio o in altri paesi più concilianti) investe la campagna presidenziale, sull'onda dello scandalo suscitato, più in Francia che altrove, sui grossi guadagni dei presidenti e alti quadri di società multinazionali. Il caso più emblematico è stato quello di Antoine Zacharias, 67 anni, ex presidente del colosso dei lavori pubblici Vinci, anche lui rifugiato fiscale in Svizzera, sulle rive del lago Lemano. Ha scelto la Svizzera quando è stato costretto ad andare in pensione, per approfittare del generoso sistema che permette ai pensionati di non essere tassati sui redditi reali ma solo su una stima delle spese effettuate. Zacharias, nel giugno scorso, è stato costretto a gettare la spugna e a dare le dimissioni dalla presidenza di Vinci. L'anno scorso, aveva ricevuto una indennità di buonuscita di 13 milioni di euro. Che erano andati ad aggiungersi, secondo la rivista Challenges, ai 127,6 milioni di euro intascati grazie al sistema delle stock-option (possibilità per i dirigenti di sottoscrivere delle azioni dell'impresa a un prezzo stabilito in anticipo: se l'azione cresce, il beneficiario sottoscrive, in caso contrario, abbandona). Zacharias non voleva lasciare Vinci, perché aveva la possibilità di esercitare diritti su altre stock-option, per 173 milioni di euro. Ma le vicende interne – una lotta di potere – l' hanno spinto alle dimissioni. Si è consolato in Svizzera, anche grazie all'aumento del 40 per cento del valore delle azioni già intascate. Zacharias fa parte degli happy few che dirigono le grosse imprese presenti nel Cac 40 (le prime 40 società quotate in Borsa) e che, secondo i dati raccolti dalla società Proxinvest, guadagnano in media in Francia 289 volte il salario minimo: guadagnano cioè di più in ogni giorno lavorativo di quello che i loro operai prendono in un anno. A titolo di esempio, nel secolo scorso, il miliardario Rockefeller riteneva che uno scarto di guadagno da uno a 40 era "ragionevole" tra un dirigente e un operaio. Secondo Proxinvest, la remunerazione globale (stipendio più stock-option) dei presidenti-direttori generali delle società del Cac 40 l'anno scorso è stato in media di 4,86 milioni di euro, un guadagno triplicato negli ultimi otto anni.

Pubblicato il

12.01.2007 03:30
Anna Maria Merlo
Editore

Sindacato Unia

Direzione

Claudio Carrer

Redazione

Francesco Bonsaver

Raffaella Brignoni

Federico Franchini

Mattia Lento

Indirizzo
Redazione area
Via Canonica 3
CP 1344
CH-6901 Lugano
Contatto
info@areaonline.ch

Inserzioni pubblicitarie

Tariffe pubblicitarie

T. +4191 912 33 88
info@areaonline.ch

Abbonamenti

T. +4191 912 33 80
Formulario online

INFO

Impressum

Privacy Policy

Cookies Policy

 

 

© Copyright 2023