L'embrione e i diritti

Non vorremmo che distratti dall’incessante strage mediorientale e dalle catastrofi cosiddette naturali del mondo, i lettori si fossero persi la commedia andata in scena nel parlamento italiano col titolo «Tutti i diritti all’embrione» talvolta non ha nemmeno il tempo di segnalare la propria esistenza perché, la natura non essendo perfetta, capita al corpo delle donne, anche in ottima salute, di eliminarlo senza tante storie. I secondi non ci sentivano. Per cui hanno legiferato dissennatamente. Nella logica dei «diritti del concepito», la perdita spontanea di quell’ovulo fecondato si trasforma in omicidio, anche se involontario. Come tale va perseguito o non c’è più giustizia. Quando la commedia sarà replicata al Senato della repubblica italiana, presumiamo che sarà creata una forza di polizia uterina, incaricata di indagare sulle ovulazioni mensili e di incarcerare le assassine. In attesa di giudizio. Da un calcolo approssimato, dovrà controllare un terzo della popolazione femminile italiana, circa dieci milioni di uteri al mese. Si prevede un boom dell’occupazione, della costruzione di galere e del prezzo dei terreni edificabili. Affari d’oro che in confronto il ponte sullo stretto di Messina fa ridere. Se avete qualche soldo da parte, investiteli nell’edilizia del Bel Paese, è il momento. Esageriamo? L’umiliazione degli scienziati – famosi e oscuri non hanno cessato di lanciare appelli accorati – è stata infima rispetto a quella che il parlamento ha voluto infliggere alle italiane. Senza riuscirci, vogliamo credere, perché le italiane si organizzeranno per gestire la propria fecondazione come a loro pare e piace andando all’estero con il sostegno di amiche e compagne, esattamente come facevano ai tempi dell’aborto. Comunque è stato uno spettacolo affascinante. Come i babbuini ossessionati dall’estro delle femmine del branco, i deputati hanno voluto imporre il sistema di maternità che conviene a loro. Non di paternità, si badi bene, che dei figli non gliene importa niente. Abbiamo fatto un calcolo dal quale risulta che la Camera ospiti una maggioranza di divorziati, poligami inconfessi e padri latitanti. Dicono di essere per il cambiamento e il progresso, invece adottano comportamenti che andavano di moda ai tempi della regina Vittoria, quando i benestanti accusavano i proletari inglesi di promiscuità (tutta quella prole). Di giorno cercavano di inculcargli i «valori della famiglia» con le buone e con le cattive, e di sera frequentavano i postriboli. Sapevamo che dal maggio 2000 è iniziata la restaurazione. Siamo sorprese lo stesso di vederla poggiare su due pilastri: l’ignoranza e l’ipocrisia. O, se preferite, sul fondamentalismo e sul maschilismo. Per cui siamo d’accordo con Mussolini (Alessandra, ben inteso, la deputata di Alleanza Nazionale, ma ci fa un po’ impressione lo stesso): qui comandano i talibani.

Pubblicato il

28.06.2002 13:00
Sylvie Coyaud