Lavoro

L’edilizia cantonale al voto

Unia sottopone ai lavoratori il testo del nuovo Ccl ticinese, sbilanciato a favore del padronato. O lo si accetta o si inizia la mobilitazione

“La parola ai lavoratori”. S’intitola così il volantino di Unia che sta girando nei cantieri cantonali in questi giorni per informare gli operai sullo stallo delle trattative del rinnovo contrattuale cantonale di settore. Il risultato delle serrate trattative tra sindacato e la sezione ticinese della Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic) è arrivato a un punto morto, senza un vero accordo tra le parti. Il padronato dice: “Prendere o lasciare”. O si accetta il Ccl da loro proposto o si andrà al Contratto nazionale mantello. Unia reagisce interpellando i lavoratori su quale risposta dare.

«Accetti le modifiche al Ccl cantonale o le rifiuti e sei pronto a mobilitarti?» sono le due possibili risposte nel bollettino di voto. Una tabella riassume le differenze tra l’attuale Ccl cantonale e le nuova versione proposta (la potete visionare qui). Una terza colonna infine presenta le condizioni del Contratto nazionale mantello (Cnm). In caso di mancato accordo per il contratto cantonale, le condizioni di lavoro dei muratori ticinesi sarebbero automaticamente dettate dal Contratto nazionale di categoria.


A questo punto, vale la pena riepilogare il recente passato. Lo scorso autunno in varie regioni della Svizzera gli edili si mobilitarono per il rinnovo del contratto nazionale mantello dell’edilizia. L’associazione padronale capitanata da Gianluca Lardi mirava a “flessibilizzare” le ore annuali dei muratori (oggi suddivise in calendari mensili) al fine di poter imporre 50 ore la settimana durante la bella stagione. La buona partecipazione alle mobilitazioni convinse il padronato a rinunciare ai suoi propositi, rinnovando il contratto nazionale a condizioni più o meno simili alle precedenti, con un aumento di 150 franchi per dipendente a compensazione del carovita.

 

La partita a livello nazionale era dunque conclusa. Ma il federalismo svizzero riapriva le questioni dei contratti cantonali votati al rinnovo, come nel caso ticinese. I contratti cantonali non possono essere peggiori di quello nazionale, ma solo migliorarlo. È previsto dalla legge. È un primo dato importante da tener presente. Il primo Ccl dell’edilizia ticinese fu siglato nel lontano 1929, anticipando di una decina d’anni quello nazionale. Da allora, il Ccl edile ticinese ha sempre contenuto degli aspetti migliorativi per operai ed è stato adattato alle peculiarità cantonali del settore. Frutto di scontri talvolta duri, il Ccl ticinese riassumeva gli interessi della comunità contrattuale, del padronato e dei lavoratori.


Oggi, come detto, non si è riusciti come nel passato a proporre un Ccl «figlio di un equilibrio tra le parti e che non sia stravolto e tradito da modifiche indirizzate quasi esclusivamente a favore della parte padronale e senza contropartite valide per le maestranze» scrive Unia nel volantino.

Pro e contro
Se buona parte delle iniziali rivendicazioni padronali sono state respinte nel corso della trattativa, il risultato finale presenta dei «cambiamenti importanti alla gestione del tempo di lavoro», spiega il sindacato. Il tetto massimo annuo di novanta ore “flessibili”, da utilizzare in caso di intemperie o esigibilità aziendali, sarebbe sostituito da una banca ore in eccesso o in difetto utilizzabile ogni mese. Al massimo si potrà lavorare una ventina di ore al mese in più (retribuite senza supplementi), mentre nell’arco di un anno il tetto massimo negativo sarà di 20 ore e di settanta ore quello positivo, un modello chiamato -20/+70.


Tra le altre modifiche degne di nota, vi è la possibilità di impiegare fino al 30% di lavoratori interinali nei cantieri dove operano più di dieci muratori, quando oggi il limite è del 20%. Sparirebbero le indennità di lavoro in alta quota tra i 1.200 e i 1.500 metri (8,80 franchi al giorno), mentre resterebbero in vigore quelle superiori ai 1.500 metri (11,65 al giorno). Il supplemento per lavoro festivo e domenicale resta al 100%, salvo quei lavori di manutenzione per le ferrovie federali che sarebbero compensati solo con un supplemento del 50%.


Due invece le modifiche a favore degli operai. Le due ore in cantiere in attesa di decidere se rimandare a casa gli operai perché le condizioni ambientali impediscono la ripresa dei lavori, ore oggi scalate dalle flessibili, saranno indennizzate a salario pieno. La seconda modifica riguarda la canicola, ad oggi non regolamentata. Se decretata dall’autorità cantonale, la giornata lavorativa si concluderà alle 15. Un orario fortemente contestato da Unia, che chiedeva di anticipare la fine dei lavori a tutela della salute degli operai. Niente da fare, il padronato si è impuntato sulle ore 15.

Il Cnm come alternativa
Questi i principali cambiamenti tra l’attuale Ccl cantonale e quello nuovo proposto dal padronato. Ben più importanti sarebbero le modifiche nel caso di un passaggio al Contratto nazionale, obbligatorio in caso di assenza di un Ccl cantonale. Il modello ore variabili salirebbe di una decina di ore positive (-20/+80), il lavoro a cottimo o su chiamata sarebbe consentito, nessuna soglia all’impiego di interinali nell’edilizia, nessun limite alle ore supplementari, il lavoro festivo è indennizzato al 50% di supplemento per tutti, il lavoro al sabato è illimitato (anche nel nuovo Ccl cantonale ne sarebbero autorizzati cinque come attualmente, poi sarebbe necessario il preavviso positivo della Paritetica), mentre le ore di attesa per intemperie sarebbero compensate con ore supplementari e non esiste una normativa in caso di canicola.


Dei peggioramenti inaccettabili per gli edili ticinesi. Se non si vuole passare dalla padella alla brace, resta un’unica alternativa: una grande mobilitazione operaia che faccia desistere il padronato. Per decidere se accettare la bozza di Ccl cantonale o la lotta, il sindacato in questi giorni sta consultando gli operai nei cantieri ticinesi. Due i quesiti per gli operai: o si accettano le modifiche o le si rifiutano e ci si mobilita per difendere i diritti acquisiti nei precedenti Ccl. La votazione terminerà a fine maggio.


Il sindacato Ocst invece si è già espresso tramite il Comitato cantonale degli edili riunito lo scorso 5 maggio. La proposta di accordo di Ccl è stata accettata a larga maggioranza dai presenti. Il sindacato d’ispirazione cristiana ha dunque ricevuto il mandato per sottoscrivere la bozza di accordo di Ccl col padronato. Senza la firma di Unia, però, il Ccl non potrà entrare in vigore. È una questione di rappresentanza sindacale dei lavoratori nell’edilizia. Per sapere come andrà a finire, si deve dunque attendere l’esercizio democratico di Unia della consultazione operaia sui cantieri.


L’eventuale passaggio al contratto nazionale spaventa anche il padronato, poiché le conseguenze sarebbero negative per l’intero settore. Le ripercussioni si farebbero sentire in maniera pesante sul funzionamento della Commissione paritetica e la formazione dei muratori a Gordola. Il sistema del contratto nazionale prevede dei minori contributi professionali da parte degli operai (0,7% invece dell’1% sui salari), leggermente più alti per le imprese (da 0,1% dei soci Ssic-Ticino allo 0,5%). Ciò comporterebbe finanziamenti minori per l’attività degli organi di controllo sul rispetto del contratto (Commissione paritetica, Associazione interprofessionale di controllo) e in maniera molto importante nella formazione continua dei muratori. La posta in gioco è dunque alta. Il padronato ticinese, nell’ostinarsi a imporre un contratto collettivo di lavoro sbilanciato a suo favore, rischia di far saltare tutto il sistema edile cantonale.

Pubblicato il

11.05.2023 17:53
Francesco Bonsaver