Siamo alla resa dei conti. In senso reale e in senso figurato. Da una parte le cittadine e i cittadini di questo Paese assistono sempre più annoiati e stupiti allo psicodramma dei partiti di centro, il radicale e il democristiano, che, dopo aver sposato le tesi dell’Udc portando in dote carrettate di voti al partito di Chistoph Blocher, ora si meravigliano del loro tracollo elettorale, si scambiano le accuse più inverosimili e non sanno più a che santo votarsi per salvare i loro due seggi in Consiglio federale. D’altro lato, in conseguenza delle dissennate politiche di alleggerimenti fiscali soprattutto in favore dei più abbienti che non hanno saputo tener conto dei reali bisogni della popolazione, in parecchie regioni della Svizzera emerge un crescente malcontento nei confronti delle misure di risparmio previste nei preventivi 2004 di diversi Comuni e Cantoni. La protesta è già viva, tra l’altro, a Berna, Neuchâtel e Zurigo, oltre che in Ticino, dov’era già esplosa in modo fragoroso all’indomani del goffo autogolpe della maggioranza governativa ai danni della direttrice degli affari sociali Patrizia Pesenti e dove questa settimana c’è stato un primo sciopero nella scuola (cfr. pag. 9). Tutte le misure di taglio alla spesa pubblica conseguenti agli sgravi fiscali degli scorsi anni e che ancora si prevedono per il futuro (a cominciare dalla nuova manovra da 2,5 miliardi di franchi prevista dalla Confederazione, cfr. pag. 12) sono state possibili per la deriva a destra di quello che un tempo era il centro politico del Paese. Stupisce oggi che quel centro che finora aveva saputo essere il perno della politica svizzera per il suo senso della misura e quindi per la sua reale capacità di mediare fra tutti gli interessi in gioco si sia così ferocemente messo a fare il cane da guardia del grande capitale, disprezzando così la sua base elettorale. Che giustamente l’ha punito. Emblematico (e meritato) è lo schiaffo incassato dai radicali ai ballottaggi di domenica scorsa. Ma siamo solo all’inizio di quello che, in tutto il Paese, sta diventando un autunno rovente. Molti occhi adesso sono puntati sul Ticino. Con il ballottaggio di questo fine settimana la sinistra ha l’occasione unica di escludere dal Consiglio degli Stati un tipico rappresentante della destra ultraliberista, Filippo Lombardi, per eleggervi per la prima volta un suo rappresentante, Marco Maurizio. Ma all’orizzonte c’è già il 3 dicembre, giornata unitaria di sciopero contro i tagli antisociali del preventivo 2004 del Cantone. Poi sarà probabilmente la volta dei referendum. Se c’è un momento in cui le conquiste sociali dei decenni scorsi possono e devono essere difese, è questo. Sta alle cittadine e ai cittadini di questo Paese dimostrare che ci credono.

Pubblicato il 

14.11.03

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